Croazia, fuggivano dalla guerra. Muoiono schiacciati in un tir

Travolti dal carico di balle di carta in cui si erano nascosti. Altri 19 i feriti. Nel gruppo anche due bambini
I primi soccorsi sul luogo dell’incidente con il tir rovesciato foto da Jvp, Vigili del fuoco di Novska
I primi soccorsi sul luogo dell’incidente con il tir rovesciato foto da Jvp, Vigili del fuoco di Novska

TRIESTE Morire a migliaia di chilometri da quella casa che erano stati costretti ad abbandonare a causa della guerra, durante un fortunoso viaggio verso l’Europa più ricca, da clandestini a bordo di un camion, mezzo sempre più utilizzato dai profughi in transito sulla Rotta balcanica. È questo il triste destino di quattro migranti, molto probabilmente di nazionalità siriana, rimasti uccisi la scorsa notte in un incidente stradale avvenuto in Croazia, mentre altri 19 sono rimasti feriti, alcuni in maniera grave.

Di «scena terrificante» hanno parlato alcuni testimoni oculari dell’incidente, che ha avuto come protagonista un autoarticolato con targa serba che trasportava pesanti balle di carta: in mezzo a queste si erano nascosti i migranti. Il camion intorno alle 3 della scorsa notte si è ribaltato sull’autostrada A3, quella che dalla Serbia attraversa la Croazia fino a Zagabria, nei pressi di Okucani. Il carico – ogni balla pesava almeno una tonnellata – ha schiacciato le vittime e provocato gravi ferite agli altri passeggeri che erano saliti sul mezzo probabilmente in territorio serbo. «Abbiamo ricevuto la chiamata di soccorso alle 3.15, alle 3.33 eravamo sul posto, c’erano scene caotiche», ha spiegato Milan Vucković, il comandante dei vigili del fuoco di Okucani, i primi a intervenire.

Nessuno immaginava ci fossero persone nel rimorchio, ha aggiunto Vucković, ma dopo un primo sopralluogo «abbiamo visto scene orribili, il carico che aveva letteralmente troncato a metà» i corpi di alcuni profughi, ha raccontato, aggiungendo che tra i salvati c’erano anche due bambini migranti, uno incolume, l’altro ferito.

I migranti morti sull’autostrada vanno ad aggiungersi alla lista di profughi annegati nei fiumi balcanici, assiderati d’inverno o saltati sulle mine. E quest’ultimo episodio va letto nell’ambito di un fenomeno sempre più marcato, quello appunto di profughi e migranti che – per evitare i controlli alle frontiere tra Croazia e Bosnia, Croazia e Serbia e con l’Ungheria – usano sempre di più i Tir per proseguire nel loro viaggio verso il cuore dell’Europa. I camion «sono l’ultima àncora di salvezza» che hanno, soprattutto per lasciarsi alle spalle la Bosnia ed entrare in Croazia, rivela una fonte bene informata del terzo settore, dalla Bosnia. La testimonianza è avvalorata dalle tante notizie registrate nell’ultimo periodo. Pochi giorni fa, ad esempio, decine di migranti sono stati scoperti dalla polizia serba mentre tentavano di entrare in Ungheria celati tra il carico di alcuni Tir, mentre altri sono stati individuati al valico serbo-croato di Batrovci, nascosti tra i pneumatici impilati nel rimorchio di un camion. Stesse scene, sempre questo mese, anche in Romania, dove decine di profughi – tra i quali tantissimi minori - sono stati scoperti a bordo di camion romeni e turchi in viaggio verso Germania e Francia, via Ungheria.

E proprio la Romania appare essere una nuova rotta secondaria, con molti rintracci sui Tir avvenuti fin dal 2020. Le destinazioni sono le più varie, ma molti fanno rotta verso l’Italia, come confermano i tanti fermi di migranti sui camion da parte delle forze dell’ordine negli ultimi mesi. Il trend era già stato individuato da Europol l’anno scorso, facendo emergere «i metodi di trasporto in condizioni estreme» degli stranieri in fuga, nascosti in rimorchi e Tir, di cui gli “smuggler” con criminale cinismo si servono con sempre maggiore frequenza «soprattutto nei Balcani occidentali».

Una frequenza che potrebbe aumentare nei prossimi mesi, assieme alla pressione migratoria, negli ultimi tempi relativamente contenuta. Lo confermano ad esempio i piani di Lubiana, che nei giorni scorsi ha evocato la creazione di pattuglie miste di polizia con Ungheria, Italia e Austria, da dispiegare al confine croato, proprio per vigilare meglio sugli ingressi. —


 

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