Croazia e Slovenia “siglano” il disgelo
TRIESTE. Prove di disgelo tra Slovenia e Croazia dopo il “grande freddo” che ha avvolto i rapporti bilaterali a seguito del cosiddetto “Pirangate”, ossia l’affare di “spionaggio” della Corte arbitrale che deve decidere i confini marittimi e terrestri tra i due Paesi.
L’occasione è stata il vertice trilaterale tra i capi di Stato di Austria, Slovenia e Croazia ad Alpbach ospiti del presidente Heinz Fisher. Un incontro, il primo dopo lo scoppio dell’affare “Pirangate”, intenso e molto approfondito al termine del quale il capo di Stato sloveno Borut Pahor e la “collega” croata Kolinda Grabar Kitarovic hanno manifestato una posizione comune secondo la quale Slovenia e Croazia devono restare due Stati amici al di là della disparità di vedute su quanto accaduto alla Corte arbitrale negli ultimi mesi.
E così, mentre alcuni media sloveni tiravano fuori dai cassetti del ministero della Difesa sloveno dossier contenenti uno studio tattico per conquistare il dominio sul golfo di Pirano manu militari, tra l’altro con tanto di simulazione che poi dava esito negativo alla missione stessa, War games a parte, Pahor e Kitarovi„ sono rimasti ben ancorati alla realpolitik concentrandosi sul ruolo dei due Paesi all’interno dei Balcani occidentali e quindi superando le “baruffe” di confine per spaziare sul fronte dell’Iniziativa di Brdo-Brioni.
E così al termine dei colloqui cui ha preso parte anche l’ambasciatore sloveno a Zagabria, Vojko Vouk, la parola d’ordine per i due presidenti è stata “amicizia”. «La giusta via - ha dichiarato Pahor affiancato dalla Grabar Kitarovi„ - è la via dell’amicizia e della collaborazione al di là delle differenze che conosciamo, differenze, o meglio divergenze che saranno più facilmente appianate «se prevarrà - ha proseguito il capo di Stato sloveno - lo spirito di amicizia, collaborazione e fiducia». «Siamo vicini, saremo vicini e ritengo sia nostro interesse di essere buoni vicini», ha concluso Pahor.
Stesso “canovaccio” seguito anche dalla Grabar Kitarovic. «Ci siamo confrontati in modo molto costruttivo - ha detto al termine dei colloqui il capo di Stato della Croazia - anche perché Slovenia e Croazia sono due Paesi amici. I rapporti tra di noi devono continuare in questa direzione - ha precisato - senza lasciarci influenzare dai punti di vista diversi, che permangono, sulle questioni relative all’arbitrato internazionale».
Pahor e Kitarovi„, come detto all’inizio, hanno anche voluto superare la barricata delle tensioni sull’arbitrato ribadendo e rilanciando l’importanza della cosiddetta iniziativa Brdo-Brioni per i Balcani occidentali. In quest’ottica entrambi i capi di Stato hanno sottoscritto una lettera che sarà inviata al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk nella quale si chiede la convocazione di un vertice proprio tra il Consiglio europeo e tutti i Paesi membri dell’Iniziativa Brdo-Brioni.
Per Pahor e Kitarovic, infatti, l’allargamento dell’Unione europea nella regione balcanica sarebbe l’unica risposta efficace a qualsivoglia contenzioso confinario in essere o in fieri.
Al termine dell’incontro Borut Pahor ha anche invitato ufficialmente Kolinda Grabar Kitarovi„ in Slovenia «quando lei stessa riterrà opportuno quale migliore momento» per effettuarla.
Insomma amici, amici, amici, ma per una visita è meglio attendere tempi migliori.
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