Croazia e Italia: in Adriatico zone economiche esclusive
ZAGABRIA Zona economica esclusiva, cooperazione economica, ma soprattutto un generale rilancio e approfondimento dei rapporti bilaterali. Sono questi i temi principali dell’incontro che si è tenuto ieri a Zagabria tra il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il suo omologo croato Gordan Grlić Radman, nell’ambito del 4° Comitato di coordinamento ministeriale tra Italia e Croazia.
Si tratta del massimo organo di collaborazione tra i due paesi, un format che ha coinvolto nove coppie di ministeri, producendo una serie di risultati concreti, a partire da un tema molto caro a Roma: la Zona economica esclusiva (Zee). A inizio novembre, la Camera ha approvato una proposta di legge che autorizza il governo ad istituire la Zee, un’area di 200 miglia marittime dal litorale che assicura allo Stato costiero l’esclusività nello sfruttamento delle risorse naturali, attribuendogli al tempo stesso la responsabilità nel mantenimento degli stock ittici. Nel mare Adriatico, largo appena 150 km, la proclamazione di una Zee italiana e una croata sarà per forza il frutto del dialogo. Ecco che ieri, Di Maio ha annunciato l’avvio dei «negoziati per l'accordo di delimitazione marittima», con l’obiettivo ultimo di «assicurare la massima tutela possibile del mare» e produrre la certezza giuridica sulle rispettive aree di competenza.
In secondo luogo, si è decisa anche l’istituzione di un Forum economico che - a partire dal prossimo incontro del Comitato (in Italia nel 2021) - affiancherà i lavori dei diplomatici. «Si tratta di coinvolgere maggiormente i settori privati, non solo per stimolare la collaborazione economica bilaterale, ma anche per promuovere iniziative congiunte in paesi terzi, in particolare nei Balcani», commenta l’ambasciatore d’Italia a Zagabria Pierfrancesco Sacco. Oltre al Business Forum, l’appuntamento di ieri ha partorito un “Gruppo di lavoro sul turismo” che sarà istituito all’interno dei due ministeri competenti e servirà a ragionare sulle soluzioni di sviluppo per un settore molto importante per entrambi i paesi.
Infine, sia Di Maio che Grlić Radman hanno espresso il loro sostegno ai Paesi candidati all’adesione europea nei Balcani occidentali, con il ministro croato che ha sottolineato «la necessità dell’uguaglianza tra i popoli costitutivi della Bosnia-Erzegovina». Si tratta, in altre parole, di aumentare il grado di rappresentanza dei croati (tra serbi e bosgnacchi) all’interno delle istituzioni bosniache. È un punto su cui Zagabria insiste molto, ma che le vale spesso l’accusa di eccessiva ingerenza negli affari interni di un altro stato. Al di là di questi dossier specifici, tuttavia, quello che emerge dall’incontro di ieri è la volontà di un cambio di passo. «Dopo l’ingresso della Croazia nell’Ue (2013), i due stati hanno sempre avuto rapporti ottimi, ma si sono spesso dati un po’ per scontati», spiega Pierfrancesco Sacco, «ora, spinti anche dall’urgenza della pandemia e dalla necessità di ragionare sul mondo post Covid–19, si vuole sfruttare al massimo quell’insieme di strutture bilaterali di cui Italia e Croazia già dispongono e portare il dialogo a un nuovo livello».
Ecco che da quest’anno, il Comitato di coordinamento ministeriale diventa un appuntamento fisso e con scadenza annuale. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo