Croazia al voto, Josipovic punta al bis
Sarà una corsa a due quella che deciderà quale sarà l’inquilino del Pantovcak (palazzo presidenziale a Zagabria) per i prossimi cinque anni. Una sfida ideologica e fra sessi diversi. Lui è un uomo pacato, dai toni gentili, innamorato dell’Istria e della sua multiculturalità. Ivo Josipovic, capo di Stato uscente corre per raddoppiare il suo mandato con l’appoggio del partito attualmente al potere, la Sdp (socialdemocratici), ed è presidente della Repubblica dal 2010, quando vinse contro Milan Bandic.
Josipovic ha traghettato il paese nell’Unione Europea, ha sostenuto tutti gli sforzi per la cooperazione regionale, ma è anche famoso per la sua cattedra di diritto internazionale presso l’Università di Zagabria e la passione per il pianoforte.
Lei è una focosa fiumana, Kolinda Grabar Kitarovic, dell'Hdz (centrodestra): classe 1968, diplomatico di spicco e già ministro degli Esteri durante il governo Sanader (2005-2008). Sotto il suo mandato la Croazia cominciò le negoziazioni di adesione all’Ue. È stata poi ambasciatore negli Stati Uniti dal gennaio 2008 al 2011, ma è soprattutto riconosciuta in quanto prima donna cui venga assegnato il ruolo di Assistente al Segretario Generale della Nato a Bruxelles. Gli ultimissimi sondaggi prima del voto di domani parlano a loro favore. Josipovic è accreditato del 46,5 per cento degli elettori, seguito dalla Grabar Kitarovic con il 34,9 per cento dei consensi.
Alle loro spalle c’è il sorprendente Ivan Vilibor Sincic, vero volto nuovo di questa tornata elettorale, espressione della società civile e leader del movimento contro gli sfratti con il 9,2 per cento. L'ultimo candidato è Milan Kujundzic, uomo dell’estrema destra, leader di Alba croata, con il 7,2 per cento.
La gara per il Pantovcak ha come teatro una Croazia che barcolla, in difficoltà materiale e morale. Scossa da una gravissima crisi economica che soffoca il Paese, e che vede i giovani partire, i veterani di guerra in protesta e i pensionati sulla soglia della povertà, la scena politica croata è costellata da retoriche tipiche di guerra, referendum di ogni tipo e colore politico e dagli scandali emersi recentemente – in primis quello che vede arrestati prima il Presidente della Camera di commercio della Croazia, Nadan Vidoševic, e il sindaco di Zagabria, Milan Bandic.
Josipovic, dunque, è il gran favorito e alla vigilia del voto dichiara di essere convinto di vincere già al primo turno. I socialdemocratici hanno seminato tra i seggi qualcosa come 13mila “controllori”, mentre l’Hdz risponde con un’azione capillare tra i suoi iscritti a cui è stato chiesto di portare al seggio i disabili e le persone più anziane (solitamente cattolici e conservatori). Il presidente uscente punta sull'appoggio di una decina di partiti di centrosinistra, con al primo posto i socialdemocratici del primo ministro Zoran Milanovic.
Tra le sue proposte con le quali chiede ai croati altri cinque anni nella carica presidenziale, spicca un programma di riforme dell'assetto costituzionale come presupposto delle riforme economiche e strutturali. Secondo Josipovi„ una delle ragioni per le quali la Croazia stenta a uscire dalla crisi economica è anche l'organizzazione dello Stato che a molti governi in passato ha impedito di fare riforme ampie e veloci. La sua principale sfidante, Grabar Kitarovic, che gode dell'appoggio di sette partiti di centrodestra, guidati dall’Hdz, attualmente ricopre la carica di segretario aggiunto della Nato per la diplomazia e promette uno stile presidenziale molto più critico nei confronti delle politiche economiche del governo.
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