Croazia, 74 morti in 24 ore nuovo tristissimo record

I ristoratori protestano in piazza a Zagabria contro il governo: «Aiuti inadeguati» A Lubiana lo sfogo del primario di rianimazione dell’Ukc: «Siamo davvero sfiniti»
Un momento della protesta di ieri (lunedì 30 novembre) a Zagabria dei ristoratori, dei camerieri e degli chef contro le scarse misure di aiuto verso la categoria da parte del governo. (jutarnji.hr)
Un momento della protesta di ieri (lunedì 30 novembre) a Zagabria dei ristoratori, dei camerieri e degli chef contro le scarse misure di aiuto verso la categoria da parte del governo. (jutarnji.hr)

TRIESTE Sembra infinita la catena di morte i cui anelli sono stati forgiati dal Covid-19 in Croazia. Ieri un altri tristissimo record con 74 decessi in sole 24 ore, mai così tanti dall’inizio della pandemia nella primavera scorsa. E, nonostante il periodo di week end e quindi a fronte di soli 5.027 tamponi e 1.830 nuovi contagi resta altissima la percentuale dei positivi che si sottopongono ai test: 36,4%.

E nella mattinata di ieri, nonostante viga il divieto di assembramento nei luoghi pubblici di più di 25 persone, quasi 2 mila tra ristoratori, camereri, chef e proprietari di bar si sono dati appuntamento nella centralissima piazza Ban Jelačić di Zagabria per poi sfilare verso la sede del ministero delle Finanze per protestare con il piano di aiuti alla categoria, considerato lacunoso e insufficiente. Equo risarcimento e riduzione dell'Iva sono le due richieste principali della categoria ma viene denunciata anche «l’ingiustizia - dicono - fatta ai bar che non possono fare il caffè take away che possono essere serviti invece nei distributori di benzina, nei chioschi, nei panifici, ecc.». «È una decisione ingiusta - protestano - e chiediamo al governo che anche i bar possano servire caffè take away». Piccole cose. Forse, ma simboliche che potrebbero non far perdere il coraggio a questi imprenditori.

«Non rappresentiamo solo i ristoratori - precisano - ci sono molte altre attività a cui è vietato lavorare, quindi questa è una protesta inclusiva. I nostri camerieri, chef, pasticceri sono qui con noi, l'esistenza di tutti è in pericolo, nessuno vuole perdere il lavoro». E hanno depositato dei lumini davanti il ministero, piccole luci che vegliano su quelle che rischiano di diventare le tombe di un settore commerciale.

Resta sempre critica la situazione nella capitale. L’ultimo bollettino fornito dal Quartier generale della Protezione civile parla di 236 nuovi contagi nelle ultime 24 ore. Il capo dell'Ufficio comunale per la sanità pubblica, Vjekoslav Jeleč, ha affermato che il sistema sanitario della città è in grossa sofferenza in quanto 419 operatori sanitari sono positivi al Coronavirus o si trovano in isolamento. E poi ci sono anche gli immancabili furbetti. In questo caso la furbetta, una donna di 38 anni della Contea di Osijek-Baranja che, nonostante si trovasse in quarantena è stata pizzicata dalla polizia di frontiera croata mentre tentava di recarsi in Ungheria attraverso il valico di Duboševica. È stata denunciata per diffusione di epidemia, per lei guai penali.

Nonostante le due settimane di lockdown la curva epidemica in Slovenia non accenna a diminuire. Anche ieri seppure su 1.880 tamponi i nuovi contagi sono stati 428, il che significa che il 22,77% dei sottoposti a test è risultato positivo. Il Covid-19 corre ancora indisturbato nel Paese e i focolai più pesanti sono le case di riposo e i posti di lavoro dove risultano micidiali le pause caffè senza mascherina. «Purtroppo il quadro epidemiologico non suscita ancora ottimismo, ma se la situazione in alcune regioni sta solo migliorando, come ad esempio nella Gorenjska, purtroppo resta grave nelle regioni orientali, e si sta deteriorando anche nella regione Obalno-kraška (litoraneo-carsica)», ha detto il portavoce del governo Jelko Kacin.

Attualmente negli ospedali sono ricoverate 1.298 persone affette da Covid-19, mentre quelle in terapia intensiva sono 205. Nelle ultime 24 ore sono decedute 51 persone. Ieri mattina Matjaž Jereb, capo della terapia intensiva del Centro medico universitario di Lubiana (Ukc), ha avvertito che gli operatori sanitari erano sovraccarichi di lavoro ed esausti per gli sforzi fin qui profusi.

«La pandemia ci ha messo di fronte al fatto che il numero di posti letto disponibili negli ospedali segue a malapena le esigenze dei pazienti infetti che necessitano di cure ospedaliere a causa di malattie respiratorie gravi o critiche», ha affermato Jereb «e poi - ha concluso con un mesto sorriso - anche noi medici ci ammaliamo». —

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