Croazia, 100 morti in pochi giorni. In Slovenia gli ospedali in affanno

Il premier croato Plenković: «Epidemia sotto controllo». Pesante lo scenario nella capitale Zagabria
Un reparto Covid in un ospedale croato. (Foto jutarnji.hr)
Un reparto Covid in un ospedale croato. (Foto jutarnji.hr)

ZAGABRIA Pandemia da Covid-19 in Croazia, negli ultimi giorni è strage. In poche ore, infatti, il numero delle vittime, compreso quello delle ultime 24 ore che ne costituisce il triste record con 43 morti, è stato di oltre cento persone. Il quartier generale della Protezione civile ha comunicato che nell’ultimo giorno i nuovi contagi sono stati 3.056 su 9.417 tamponi effettuati eppure il premier Andrej Plenković, ieri, durante la sessione di governo ha affermato che «la situazione è sotto controllo anche se il numero dei ricoverati sta crescendo, ma abbiamo abbastanza respiratori». Attualmente in ospedale per Covid-19 nel Paese ci sono 1.620 persone di cui 179 in terapia intensiva. «Se vogliamo evitare un nuovo inasprimento delle misure - ha detto sempre il premier croato - la responsabilità personale e il nostro comportamento sono importanti. La distanza fisica, indossare la mascherina, garantire l’adeguato distanziamento sociale: questi non sono grandi sacrifici se confrontati con quelli che stanno sopportando in queste ore i nostri operatori sanitari». «L’epidemia non sta andando fuori controllo, ma questo non significa che possiamo rilassarci, anzi. Se ci rilassiamo, la situazione potrebbe peggiorare», ha concluso Plenković.

La situazione forse più difficile si sta vivendo a Zagabria dove nelle ultime 24 ore i nuovi contagi sono stati 653. La conferma giunge dal direttore dell'Istituto di sanità pubblica "Dr. Andrija Štampar", Zvonimir Šostar il quale esaminando i numeri degli infetti nella sola giornata di mercoledì scorso, con 479 nuovi contagiati su 1.193 tamponi, ha definito che ben il 35% dei testati è risultato positivo. E questo è un dato più che allarmante. Perciò si sta pensando di sottoporre tutti i cittadini della capitale a tampone per avviare così una seria politica di prevenzione. Il vice sindaco di Zagabria Olivera Majić ha dal canto suo affermato di aver preso in considerazione vari pacchetti di nuove misure per aree tematiche a Zagabria, ma che c’è bisogno di più tempo per esaminarle attentamente e quindi se ne riparlerà la settimana prossima.

Settimana prossima che per la vicina Slovenia sarà invece sinonimo di lockdown. Si fermerà il trasporto pubblico e potranno circolare solo i taxi, nelle città si potrà uscire solo per fare la spesa o per altre necessità inderogabili e comprovabili. Chiusi tutti i bar, ristoranti e negozi resteranno operativi solo i supermercati, le farmacie, le edicole, i gommisti, le agrarie. Insomma le stesse condizioni del lockdown della scorsa primavera. Il tutto per i prossimi 14 giorni quando il governo valuterà l’efficacia del provvedimento.

Ieri, intanto i nuovi contagi sono stati 1.508 su 5.762 tamponi, in pratica il 26,17% dei test è risultato positivo. Il grosso problema resta quello degli ospedali. Attualmente i ricoveri nel Paese sono a quota 1.199 di cui 200 in terapia intensiva. Ieri i morti sono stati 38. Matjaž Jereb, capo dell'Unità di Terapia Intensiva della Clinica per le Malattie Infettive del Centro Medico Universitario di Lubiana (Ukc), ha detto che la situazione a livello dei posti letto è preoccupante.

«Non abbiamo più molto spazio di manovra - ha spiegato - l'epidemia non è finita e dipende da tutti noi quanto velocemente riusciremo a gestirla. Noi siamo costantemente al limite dell'occupazione dei posti letto disponibili. Il limite massimo è di circa 250».

C’è poi il tema della mancanza di personale qualificato. «Giovedì - ha concluso Jastreb - c'erano ben 265 dipendenti dell’Ukc di Lubiana positivi al Covid-19, con predominanza del personale infermieristico». —

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