Critiche e attacchi sul web: il giudice Nicoli risponde
TRIESTE. Hanno criticato, ironizzato, alzato la voce. I commentatori “social”, sul sito del Piccolo, non hanno condiviso (eufemismo) l'assoluzione di quasi tutti i protagonisti di “rimborsopoli”, i consiglieri di Palazzo che, nella scorsa legislatura, si sono fatti restituire dalle casse pubbliche i soldi spesi per pneumatici e gioielli, pranzi e capi di abbigliamento, viaggi e lavatrici.
E allora lui, il gup Giorgio Nicoli, ha deciso di spiegare. Non il merito della vicenda, di cui parlerà nelle motivazioni, ma i confini del suo ruolo. E di quello della stampa e dei cittadini che leggono, interpretano e poi scrivono online con toni più o meno duri. «Deluso dalla contestazione? No, tutto sommato mi sarei aspettato parole anche più dure. Ma ci ho comunque pensato su e, senza fare valutazioni politiche o pesare il sentimento popolare, ho scritto due righe», racconta Nicoli.
In quelle “due righe” il giudice dice di comprendere e rispettare le percezioni, «anche negative», dei cittadini verso qualsiasi sentenza, ma chiarisce appunto la distinzione dei ruoli: «I giornali fanno il loro lavoro: colpire i lettori con immagini e concetti il più possibili forti, semplici ed efficaci». Questo non vuol dire, aggiunge Nicoli, che la stampa è falsa, «è solo che affronta i fatti da un diverso punto di vista che non potrà mai coincidere con quello che chi giudica deve avere come riferimento».
E ancora: «Se un giornalista fondasse i propri articoli seguendo le regole di valutazione che dobbiamo seguire noi probabilmente non sarebbe un buon giornalista, ma se un giudice decidesse sulla colpevolezza e l'innocenza con i criteri della stampa sarebbe da far dimettere seduta stante dal suo incarico prima di fare disastri ogni giorno più gravi».
Ruoli diversi, prosegue il gup (Nicoli lo è da 18 anni, ma alle spalle ci sono anche 8 anni da pm) che esistono anche nel sistema della giustizia: «Il pm mette in luce le tesi che possono confermare un’accusa, la difesa deve garantire a chi è accusato di far valere in tutti i modi legittimi la tesi della propria innocenza, il giudice è solo davanti alla scelta di cui si deve assumere la responsabilità».
Con queste premesse, «ogni decisione giudiziaria di qualsiasi tipo è un potenziale errore». Ma, rivolto ancora ai commentatori del web, Nicoli prosegue: «Così come ritengo sacrosanto rispettare il lavoro di tutti e presumere, fino a prova contraria, che ognuno lo svolga cercando di darvi il meglio delle proprie capacità e con onestà, mi piacerebbe che anche le critiche, che rispetto, alle decisioni di chi svolge un lavoro come il mio, cercassero di partire pure esse da questo dato, in nome del rispetto che ognuno di noi esseri umani e cittadini merita, almeno finché non dimostra di non esserne più degno».
Puntualizzazioni, dunque, che non riguardano il merito di quanto accaduto in piazza Oberdan. Né gli aspetti etici che pure rimangono irrisolti in presenza di una sentenza di assoluzione. Il merito, conferma Nicoli, verrà considerato nelle motivazioni. In questa fase «mi limito a prendere atto che le osservazioni dell'opinione pubblica sono legittime e, come dovrebbero fare tutti i magistrati, non mi infastidisco per questo. Né lo considero lesa maestà.
Ma, dall'altro lato, è corretto precisare che il nostro giudizio è fondato sulla base delle leggi, che i cittadini possono ovviamente non conoscere. E va pure rilevato che l'onestà non è in discussione. Non abbiamo la verità in tasca, ma ci impegniamo per arrivarci più vicino possibile». Con la stessa serenità Nicoli prende atto delle voci della probabile opposizione del pm davanti alla Corte d'Appello. «Non ne so nulla, ma in ogni caso fa parte delle regole - osserva il gup -. È un diritto sacrosanto della difesa come dell'accusa. Una volta lette le motivazioni, il pm farà le sue scelte».
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