Criticano Fedriga in un post sui social, due giovani leghisti espulsi dal partito
TRIESTE. Due giovani sono stati espulsi dalla Lega per un post su Facebook in cui criticavano la proroga dell’uso delle mascherine, nel maggio scorso, da parte del presidente Fvg Massimiliano Fedriga. A volere la purga, spiegano, è stato il segretario provinciale e assessore regionale Pierpaolo Roberti, che ribatte: «Nessun provvedimento di espulsione, è un auto allontanamento. All’interno della Lega c’è un dibattito vivace, ma verso l’esterno si segue la linea politica. Funziona così in tutti i partiti».
Per l’inizio della vicenda bisogna risalire a un post di uno dei due ragazzi, E.C. di anni 24 (partecipante da 3 anni alla Lega Giovani Trieste e in passato vice-coordinatore e delegato ai rapporti coi giornali), pubblicato il 18 maggio.
Vi si legge: «Fedriga, anche dopo il 18 maggio, obbliga i cittadini del Fvg a spostarsi all’aperto con protezioni per le vie aree, nonostante tutti i lati negativi del caso». E.C. la definisce una «misura stupida, non necessaria, ed anzi sconsigliata dagli esperti sanitari». Questa la conclusione: «Ho perso fiducia in lui. Non ha preparazione sanitaria, ma si prende la libertà di ignorare i punti di vista di chi ne sa ampiamente più di lui. Senza parole...» Ne consegue un lungo dibattito in cui l’altro ragazzo, A.M. di anni 29 (partecipante da 2 anni e delegato coordinatore del gruppo giovani di Muggia), viene in soccorso del primo.
A dar fastidio ai vertici, oltre alla critica diretta all’operato fedrighiano, c’è anche il riferimento diretto al consigliere regionale Walter Zalukar, transfugo da Forza Italia che in questi mesi è stato uno dei pungoli interni al centrodestra in materia sanitaria.
Nei giorni successivi la segretaria comunale Pamela Rabaccio comunica ai due ragazzi l’espulsione dalla Lega. Commenta E.C.: «Mi sembra assurdo in un gruppo giovanile, che dovrebbe essere un ambiente di dibattito e ingresso alla politica, non di diktat». E.C. fa notare che il post era privato, e non pubblico: «Eppure siamo stati allontanati senza preavviso no possibilità di ribattere».
A volerlo fortemente, spiegano, è proprio Roberti. Quest’ultimo afferma: «Non si tratta di un’espulsione ma di un auto allontanamento. Non c’è stato nessun provvedimento formale, semplicemente non verrà loro rinnovata la tessera al termine della scadenza». Seppur non nella forma, l’espulsione c’è de facto: «Nel nostro partito ci sono molte idee diverse, le riunioni sono spesso aspre. Ma la linea verso l’esterno è unitaria. Non si definire sui social “stupida” la scelta di un esponente eletto del proprio partito, come il governatore, e poi restare nel partito. Preso atto delle differenze, ci si saluta».
Che il post di E.C. fosse privato e non pubblico (e quindi accessibile ai soli contatti del profilo) non è rilevante secondo Roberti: «Poco importa, come l’ho visto io potevano vederlo molte altre persone». Per queste ragioni il braccio destro di Fedriga ha deciso di agire secondo un criterio che ricorda quello del vecchio “centralismo democratico” dei partiti comunisti, un tratto che in fondo fa un po’ parte dell’identità leghista dai tempi di Bossi, senatùr indiscusso e indiscutibile per lunghi anni: «Ma non credo che sia diverso in nessun altro partito - ribatte l’assessore regionale -. Vorrei vedere un esponente del Pd che rivolge critiche simili a Serracchiani, Russo o chi per loro. È normale, i partiti funzionano così».
Rabaccio aggiunge: «Non posso che sottoscrivere le parole del segretario Roberti - afferma -. Cado però dalle nuvole perché l’allontanamento era stato discusso con i ragazzi e non c’erano stati attriti, mi sembravano sereni».
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