Cristicchi sul futuro museo dell'Esodo a Trieste «Il fascino è irripetibile ma la memoria vale più del luogo»

L’autore dello spettacolo sul dramma degli esuli approva la soluzione: «Si assicura maggiore visibilità. Così si preservano le testimonianze» 
Simone Cristicchi
Simone Cristicchi

l’intervista

L’autore dello spettacolo teatrale Magazzino 18 dà il suo “via libera” al trasloco delle masserizie degli esuli al Magazzino 26. Simone Cristicchi ha trattato le vicende delle foibe e dell’esodo nello spettacolo del 2013, scritto a quattro mani con il giornalista Jan Bernas. L’idea di quello spettacolo nasceva proprio dalla prima visita di Cristicchi al magazzino in Porto vecchio, assieme al direttore dell’Irci Piero Delbello.

Cristicchi, un luogo naturalmente scenografico come lo spazio delle masserizie al magazzino 18 può venir collocato in contesto museale?

Istintivamente mi viene da dire di sì. Sarei molto felice se diventasse un vero e proprio museo, avrebbe una visibilità maggiore rispetto a quanta ne ha avuta finora.

La collocazione in area portuale certo non favoriva gli accessi.

Sarebbe interessante se ci fosse la possibilità di osservare le masserizie in un’installazione che consenta più sicurezza.

La location precedente aveva un suo magnetismo.

Chi ha visto il vero magazzino 18 sa che aveva un fascino irripetibile, come tutti i luoghi della memoria. Anche se bisogna dire che pure il magazzino 18 è frutto a sua volta di vari spostamenti. Anche per questo secondo me non è importante il luogo, ma che sia uno spazio dedicato alla memoria, con tutti i crismi del museo. Da cittadino onorario, ringrazio il Comune di aver preso tale iniziativa.

Lei fu insignito della cittadinanza nel 2016.

Sì, come fu detto in quell’occasione, spero che lo spettacolo possa presto tornare al Rossetti. Anche perché credo sia servito a sensibilizzare anche la politica su questo tipo di argomento.

Dopo l’incontro del luglio scorso con Pahor, il Presidente Mattarella invoca a pensare un futuro comune.

Quello di Mattarella è stato un gesto storico, coraggioso, rivolto a un futuro di pace fra Paesi che vivono sul confine e vi si incontrano. Rispetto ad altri Presidenti in passato, l’ho trovato più deciso su questo argomento. In fondo anche il nostro spettacolo è stato realizzato pensando di creare uno stato emotivo che conducesse a una pacificazione. Lo videro anche le scuole slovene di Gorizia e Trieste, credo sia stato un gesto importante. —



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