Cristicchi entra nella lista dei triestini “onorari”

Forza Italia propone la nomina: la commissione comunale ne discuterà a giorni. L’artista di “Magazzino 18”: «Dovessi vivere in un’altra città verrei di sicuro qui»
Simone Cristicchi in "Magazzino 18"
Simone Cristicchi in "Magazzino 18"

Dice: «Se dovessi scegliere una città dove andare a vivere non avrei dubbi, sarebbe Trieste». Aggiunge: «Se questa proposta dovesse concretizzarsi ne sarei onorato». E poi, “off record”, adora il Pelinkovac, ha fatto della triestinità un valore, si muove tra Cittavecchia e la città tutta come fosse un nativo.
È un motivo sufficiente per attribuire a Simone Cristicchi la cittadinanza onoraria di Trieste? Probabilmente sì. Lui è l’autore-attore che ha sdoganato le tematiche dell’esodo e delle foibe in maniera lieve. È l’uomo di sinistra che, a rischio dell’impopolarità, è andato a impelagarsi in una questione che muove i nervi scoperti di una città ipersensibile da più di 60 anni. E, soprattutto, potrebbe intrupparsi in un palmares, quello dei triestini “onorari”, che è di tutto rispetto.
Il primo a rendersene conto è stato Lorenzo Giorgi, consigliere di Forza Italia, che la prossima settimana porterà in seno alla commissione comunale la sua proposta. «Devo premettere che ho un rapporto personale con Cristicchi, è diventato un mio amico. Quando è venuto qua nuovamente, parlando tra di noi, aveva ricordato il sigillo trecentesco attribuitogli dal sindaco Cosolini. Ne era fiero. È un sincero innamorato della città, ci tiene molto, lo stiamo triestinizzando. Parlando, a tavola, mi è venuta spontanea una battuta. Per come hai portato in giro per il mondo il nome di Trieste, dovrebbero farti cittadino onorario. A quel punto, giuro, ha realmente cambiato espressione e atteggiamento. “Sarebbe fantastico - ha detto - un riconoscimento che mi darebbe più soddisfazione di un trofeo artistico”. Ho visto e capito che ci tiene realmente tanto».
Nella sua mozione, Giorgi ha tenuto innanzitutto a renderla il più anonima possibile. E come tale sottoscrivibile. E dunque: nessun simbolo di partito nell’intestazione. «Inviterò gli altri capigruppo a firmarla. Il lavoro di Cristicchi va ben oltre, è un percorso importantissimo nella pacificazione delle nostre terre, la sua spiegazione chiara e trasparente. Va a completare quel percorso iniziato col concerto dei tre presidenti, ed è corretto dargli credito».

Magazzino 18, Cristicchi sul palco

La vicenda approderà nell’aula, probabilmente, il prossimo martedì. «Credo e spero - annota Giorgi - che sia ben accetta da tutti, ho sentito qualcuno della maggioranza, i segnali sono confortanti. Magazzino 18 inanella repliche su repliche ed è stato visto da un milione e mezzo di persone in tv».
Il sindaco Cosolini, dal canto suo, non prende posizione ma fa capire di aver già aperto una “linea di credito” a Cristicchi: «Sul tema si esprimerà la commissione. Io ricordo di aver deciso di dargli il sigillo trecentesco quando la cosa del Magazzino 18 era uscita. Per il resto non commento. Mi atterrò a quanto verrà fuori dalla commissione stessa».
E Cristicchi? Beccato al volo durante l’allestimento del suo nuovo lavoro, imperniato sulla “Buona Novella” di De Andrè, sostiene che gli piacerebbe moltissimo. «Sarei onorato, credo che la città mi abbia adottato. Trieste ha tenuto a battesimo lo spettacolo che poi ha inanellato, più di 120 repliche. Ma è innegabile che l’idea sia partita da lì, come è partito da lì da questo luogo simbolo. Al riguardo, anzi, mi fa piacere sapere che è stato aperto un monumento all’esodo...».

Cristicchi: «Porterò in scena la rivoluzione di Basaglia»
Simone Cristicchi in una scena de "Il Magazzino 18"

Non è finita. Cristicchi sprizza entusiasmo e nuove idee da tutti i pori. «Sull’esodo istriano - racconta - abbiamo fatto un esperimento, uno spettacolo che si chiamava “Tornar” a Piemonte d’Istria, e mi piacerebbe molto rifarlo, coinvolgere le persone che coltivavano quell’idea».
Piccola annotazione statistica finale. Dovesse ottenere la cittadinanza onoraria, Cristicchi si troverebbe in più che onorevole compagnia. Divennero triestini onorari, ad esempio nal 1946, Fiorello La Guardia, mitico sindaco di New York cresciuto proprio qui, e poi Auguste e Jacques Piccard, scienziati e oceanologi di chiara fama, Antonio Segni. presidente della Repubblica, per la solidarietà verso Trieste e per l’assegnazione ai Crda della costruzione della fregata “Bergamini”.
A chi ricorda poi, qualcosa il nome Renato Da Costa Lima? Eppure è stato il ministro dell’Agricoltura in Brasile, ha istituito un deposito permanente di caffè nel nostro porto ed ha ripristinato il Consolato del Brasile a Trieste. Ancora: Abdus Salam, Premio Nobel della Fisica nel 1979, Biagio Marin, premiato nel 1988 «per gli altissimi meriti verso la nostra città, le terre giuliane e il cuore dell’uomo» E Carlo Rubbia ce lo siamo dimenticati? Eppure è onorato per il suo impegno nel far sorgere a Trieste il Laboratorio di Luce di Sincrotrone Elettra contribuendo all’immagine della città quale “porto internazionale della scienza”, così come Corrado Antonini di Fincantieri si è attivato nell’area cantieristica.
Nino Benvenuti, poi, ce lo vogliamo dimenticare? E, in area militar-civile, il Piemonte Cavalleria, che ha annoverato tra i suoi quadri, ufficiali, sottoufficiali e militari di truppa di origini triestine, o il Reggimento San Giusto, praticamente la casa dei triestini che prestavano servizio militare in città? E ancora: il Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana , il 7° Reggimento Bersaglieri e 11° Reggimento Bersaglieri.
Tra i miti senza tempo, infine, vanno annoverati Antoine Bernheim, leggenda inscalfibile di quando ancora le “Generali” erano triestino-centriche e non milanesizzate e il grande Ottavio Missoni, quello che sintetizzò genialmente, quando gli venne assegnato il “San Giusto d’Oro dei Cronisti Giuliani, Trieste in una frase: «Xe un piato de radicio e fasoi”. Mitico!
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