Crisi, Montebello in piena estate chiude per ferie

L’ippodromo penalizzato dal calendario deciso da Roma. Fermi driver e artieri, tutto l’indotto soffre
L'ippodromo di Montebello
L'ippodromo di Montebello

Chiuso per ferie. Anche l’ippodromo di Montebello ha issato virtualmente da qualche giorno sul proprio ingresso questo cartello. L’ultima riunione di corse si è svolta alla fine di luglio, la prossima sarà a settembre iniziato. Un vuoto di una quarantina di giorni, nel cuore dell’estate, impensabile nei momenti d’oro dell’ippica italiana, cioè negli anni ’50, ’60 e ’70, quando la gente affluiva in massa per gustare lo spettacolo dei cavalli, ma anche per beneficiare del fresco della sera. Cambiamo i tempi, le esigenze, il gusto delle persone.

Ma avanzano all’orizzonte anche ferree leggi di mercato. Come spiega il direttore della Nord Est Ippodromi spa, la società che gestisce l’impianto triestino e quello di Treviso, Stefano Bovio. «Da anni – dice – nei mesi estivi, soprattutto ad agosto, registriamo un calo del volume delle scommesse. È una flessione appena percettibile ma sufficiente a impedirci di chiedere una variazione della programmazione delle corse, che in Italia è stabilita dal Ministero delle politiche agricole e forestali». Arriva dall’alto dunque la decisione di fermare l’attività di cavalli e driver e di tutto l’indotto di Montebello ad agosto, con una coda fino a settembre. E il colmo è che la pista triestina è dotata di uno dei migliori impianti di illuminazione artificiale d’Italia.

Per capire l’argomento è necessario tornare indietro nel tempo. Nei momenti felici dell’ippica a Trieste, come in tutta Italia, si correva alla domenica. D’estate si raddoppiava il programma con le riunioni del mercoledì. Tutto si svolgeva rigorosamente di sera. Con il cambiamento delle regole, cioè dopo che si è passati a spalmare le corse in tutti i giorni della settimana, per favorire il gioco, a Trieste è capitato il martedì. «Una giornata feriale – sottolinea Marco Marzulli, funzionario della “Nord Est” – che permette una frequentazione di appassionati molto stabile in tutti gli altri mesi. Il picco del gioco su piazza lo raggiungiamo da gennaio ad aprile e poi da settembre alla fine dell’anno».

Logico perciò fermare ad agosto. «Si potrebbe tentare, con qualche manifestazione di contorno per incentivare i visitatori, di proporre riunioni al sabato e alla domenica – riprende Marzulli – ma a quel punto ci scontreremmo con Treviso, dove l’ippodromo opera proprio nei fine settimana estivi». Insomma il gatto che si mangia la coda. E l’indotto? Mauro Ulcigrai, uno dei soci del ristorante “Le Scuderie”, inaugurato qualche mese fa sotto la tribuna dell’ippodromo, non ha difficoltà. «La programmazione la decide Nord Est Ippodromi – spiega – e noi ci adeguiamo volentieri, anche perché con l’estate l’afflusso di clienti è inferiore agli altri mesi. A cavallo di Ferragosto avremmo chiuso comunque, perciò nessun problema». Bovio evidenzia anche un altro aspetto. «È in atto da tempo una riduzione del numero delle giornate di corse attribuite ai vari ippodromi – ricorda – e a Trieste siamo scesi da una settantina all’anno a poco più di una cinquantina. È perciò ovvio – conclude - togliere quelle in cui c’è meno gioco». E i driver? Molti vanno a correre nella vicina Treviso. Altri propongono scelte diverse. «Si potrebbero togliere almeno un paio di riunioni fra gennaio e febbraio, quando cavalli e driver devono fronteggiare freddo e bora – dice Nicola Esposito, per anni presidente della categoria dei guidatori – e inserirle ad agosto. È una richiesta che ho formulato più volte ma so che, davanti al rigore dei numeri relativi alle scommesse, la “Nord Est” non lo farà mai». Solo una prepotente ripresa dell’ippica, al momento un sogno, potrebbe cambiare questo stato di cose.

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