Crisi in Slovenia, Pahor precipita anche nei sondaggi
Il premier occupa il penultimo posto nella classifica di gradimento dei politici. Perde quota anche il suo partito
TRIESTE. Per il governo sloveno piove sul bagnato. Dopo essere stato messo in minoranza con l’uscita dalla compagine del Partito dei pensionati (Desus) altre brutte notizie giungono dalla mensile «anketa» (sondaggio) del quotidiano lubianese Delo. I sondaggi relativi alla personalità politica più amata hanno visto il premier Borut Pahor precipitare al penultimo posto. E visto che per il mese successivo non si prendono in considerazione gli ultimi due posti della speciale graduatoria a giugno il primo ministro non sarà neppure contemplato.
Al primo posto resta il capo dello Stato, Danilo Türk seguito dal commissario europeo all’Ambiente Janez Potocnik che viene dato come il premier papabile alla definitiva caduta di Pahor. Buon terzo posto per l’eurodeputato Lojze Peterle a conferma che l’aria di Bruxelles fa bene all’immagine in patria. Va male invece al ministro degli Interni, la bellissima e biondissima Katarina Kresal alla quale evidentemente non hanno giovato i bellissimi occhi verdi.
Tempesta per il centrosinistra anche dalle intenzioni di voto degli sloveni. A maggio i socialdemocratici (Sd) del premier confermano la caduta libera racimolando l’11,3% delle preferenze ben lontano dal 20% fatto segnare dagli antagonisti di centrodestra della Sds di Janez Jansa. Freccia all’ingiù anche per i pensionati che non vanno oltre un risicato 8,7%.
Pure il giudizio sul lavoro del governo è estremamente negativo. A maggio la valutazione tocca il minimo (una sorta di caduta libera) conquistando un timido 2 su una scala di 5. Il 76% degli interpellati ha giudicato negativamente l’opera dell’esecutivo contro il 13,05% dei soddisfatti. Ma se Atene piange Sparta non ride. Secca bocciatura anche per il lavoro del Parlamento che ha maggio ha toccato il minimo storico. Insomma gli sloveni bocciano senza scusanti le proprie istituzioni.
Cosa fare di fronte a un quadro così desolante? Il premier assomiglia sempre più a un topolino chiuso in gabbia, mentre i partiti di maggioranza continuano a litigare tra di loro per vincere la speciale e triste classifica di chi è il più colpevole della disfatta. E il centrodestra? Invero fin qui ha proposto poco di alternativo se non a gran voce le elezioni anticipate. Che sicuramente provocherebbero un ribaltone ma non porterebbero nulla di nuovo nello scenario politico nazionale.
Chi prova a proporre qualcosa è invece il leader dei popolari (Sls), Radovan Zrjav. Al termine del congresso del suo partito ha lanciato l’idea di dare vita a un Consiglio per la Slovenia 2020 costituito dalle principali personalità e dai più importanti intellettuali del Paese, un «forum dei moderati» lo ha definito Zerjav in grado di diventare un laboratorio di idee per la Slovenia.
Ma l’idea non sembra aver raccolto grossi entusiasmi. Il giurista Miro Cerar ha detto di voler conoscere meglio il progetto prima di aderire. Più convinzione hanno dimostrato invece il potente presidente degli agricoltori Ivan Oman e lo scrittore Boris Pahor. Freddo il leader di centrodestra Jansa: «Non mi interessa la Slovenia del 2020 - ha detto - tanto per quella data saremo già a buon punto».
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