Crisi, in scena matrimoni low cost: banchetti in agriturismo o in Slovenia

Metri di candido chiffon, abiti in tulle e location da fiaba. La crisi morde e con un colpo di coda non risparmia nemmeno il settore dei fiori d’arancio. Nel 2013 - nel solo Comune di Trieste - sono...

Metri di candido chiffon, abiti in tulle e location da fiaba. La crisi morde e con un colpo di coda non risparmia nemmeno il settore dei fiori d’arancio. Nel 2013 - nel solo Comune di Trieste - sono state seicento le coppie ad aver pronunciato il fatidico sì; quarantanove in meno rispetto all’anno precedente. Una leggera flessione che non smentisce la tendenza fotografata a partire proprio dal 2012, che ha visto un aumento – seppur lieve - delle unioni in tutto lo stivale. Unioni che, dati Istat alla mano, non s’impennavano dagli anni Settanta. Ci si sposa, dunque, ma con un occhio in più al portafoglio. «Il budget – spiega Francesca Brandi Targa, titolare dell’Atelier Aimée di via Diaz – si è senz’altro ridimensionato, ma non si rinuncia comunque a nulla. Le spose spendono in maniera diversa, ma non sono disposte a scendere a compromessi con la qualità. Quella che ci siamo appena lasciati alle spalle è stata una buona annata. Insomma, la crisi c’è ma ci si sposa comunque».

Dimenticate quindi matrimoni principeschi alla Kate Middleton. Chiuso nel cassetto il sogno di convolare a nozze come nel piccolo o grande schermo, si volta pagina. E se un tempo per organizzare un evento si era disposti a sborsare nei casi più “estremi” anche 20mila euro, oggi la soglia si è quantomeno dimezzata. Certo, non mancano poi le eccezioni. «Le coppie ci danno sì un budget entro il quale muoverci – conferma la wedding planner Giulia Moccia, titolare di La Giada Spose in via Imbriani – ma non è sempre la linea generale. Capita che ci lascino carta bianca». Se il settore abbigliamento sembra tutto sommato rispondere bene ai contraccolpi, ce n’è uno che, come spiega il presidente della Fipe Bruno Vesnaver, continua a claudicare: «Nel 2013 abbiamo assistito ad una flessione, il mondo della ristorazione e del catering sta soffrendo. Ormai si prediligono gli agriturismi, meglio ancora se oltreconfine. Stiamo annaspando anche per la concorrenza della vicina Slovenia, che offre prezzi nettamente più bassi; dovremmo adeguarci e proporre costi concorrenziali, è tramontata l’era in cui per un matrimonio non si badava a spese».

Ricevimenti e banchetti di nozze col freno a mano tirato, dunque. Ma il quadro che emerge, va detto, resta variegato. E non mancano all’appello coppie che, a fronte di una buona disponibilità economica, prediligono ancora location mozzafiato come il Castello di Duino. Sia chiaro, spese non per tutte le tasche.

«Il problema di Trieste – sottolinea Massimo Visintin, cinque anni di esperienza nell’organizzazione di eventi e titolare della Trattoria Al Faro – è la mancanza di location; sono poche e spesso grandi e “fredde”. Nonostante ciò la mole di lavoro non è diminuita, ed è una fortuna. Ma per venire incontro al cliente in un momento come questo, abbiamo comunque cercato di abbassare i prezzi. Se fino a poco tempo fa il costo a persona per un evento superava senza problemi gli 85-90 euro, oggi ci teniamo sotto la soglia degli 80». Ambientazione a parte, un matrimonio, si sa, non è fatto di soli abiti e torte nuziali. A far da corredo al giorno più bello ci sono anche fiori e gli immancabili cadeaux de mariage, il cui destino – un po’ alla “corsi e ricorsi storici» – è spesso quello di ridursi a meri soprammobili. «È senz’altro un momento difficile – commenta Marina Maccan, titolare del negozio Bomboniere Marina di via Carpineto – tant’è vero che negli ultimi tempi due negozi di bomboniere del centro, di cui uno sulla piazza da una vita, hanno chiuso perché non ce la facevano. Il momento non è dei migliori, ma riusciamo ugualmente ad accontentare i clienti offrendo prezzi che vanno da un euro in su. Ripeto, non è sempre facile. Diversi fioristi con cui lavoriamo sono disperati perché, sempre più spesso, ricevono richieste a budget striminziti. Si cerca di fare quel che si può».

Daniela Mosetti

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