Crisi di governo: tra riunioni e sms la lunga giornata dei pontieri Fvg in azione

I contatti fra Rosato e Di Maio, le lunghe telefonate di Serracchiani e le spiegazioni della “responsabile” Rojc. Sut: «Serve ancora tempo» 
Il ministro del Lavoro Luigi Di Maio e Ettore Rosato, il 2 giugno a Roma (ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)
Il ministro del Lavoro Luigi Di Maio e Ettore Rosato, il 2 giugno a Roma (ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)

TRIESTE Il presidente della Camera Roberto Fico ha ricevuto dal Quirinale un mandato esplorativo per verificare la tenuta dell’attuale maggioranza e per i giallorossi è più che mai tempo dei mediatori. La giornata di Ettore Rosato comincia con una serie di contatti con Luigi Di Maio e prosegue con un bombardamento di uscite sulla stampa, che rilanciano l’idea di un governo di legislatura. Debora Serracchiani lavora invece sottotraccia, attaccata al telefono da Trieste per incoraggiare i renziani e placare i bollenti spiriti grillini. Nel M5s ci sono molti spigoli da smussare. Sabrina De Carlo non si nasconde durante le riunioni telematiche: che Renzi sia, ma lei proprio non si fida.

Di Maio lo ha detto sui giornali. Lui con il senatore di Rignano non parla, ma considera Rosato interlocutore molto affidabile. E dopo la bocciatura di Conte pronunciata dal triestino in tv, l’ex capo politico si fa sentire. I due scambiano una serie di sms, ma Rosato non conferma e non smentisce: «Un abbraccio», risponde a precisa domanda, ma ci aggiunge anche un sorriso molto eloquente. E ancora di più lo sono le frasi che il presidente di Italia viva affida ai media per tutto il giorno: di mattina si dice «fiducioso che si possa uscire dalla crisi» e, dopo aver detto no a Conte a Porta a porta, aggiusta il tiro dichiarando di aver «detto mille volte che non abbiamo preclusioni su nessuno. Abbiamo chiesto che ci sia atteggiamento chiaro degli altri partiti di maggioranza verso di noi. Mi sembra che la risposta sia stata coerente: se ci confrontiamo con schiettezza può nascere un governo più forte di prima».

Ma nel M5s il passaggio andrà metabolizzato dopo i colpi degli ultimi giorni. I pentastellati hanno passato il venerdì in continue riunioni di gruppo, dove la deputata Sabrina De Carlo si è distinta per il particolare vigore espresso contro il rientro dei renziani. Con i giornalisti i toni si stemperano, ma l’elettricità resta: «Il disegno di Renzi era di far fuori Conte. Ho i miei dubbi, ma ragioniamo pure su un patto di legislatura. Renzi è spalle al muro e non può sognarsi di metterci cappi al collo, come il Mes». Più accomodante è il collega Luca Sut, secondo cui «serve ancora un po’ di tempo per arrivare al Conte ter. Fico ascolterà Iv per capire se vogliono un programma certo e mettere da parte i metodi divisivi di Renzi».

Rientrata a Trieste per partecipare all’inaugurazione dell’anno giudiziario, Serracchiani fa di casa sua una delle trincee della crisi. Scambi serrati con il segretario Nicola Zingaretti e gli altri big del Pd, contatti con gli esponenti di Iv che in un primo momento aveva cercato di convincere a mollare Renzi, messaggini lenitivi ai grillini per convincerli a mettere da parte i personalismi. Nemmeno una dichiarazione alla stampa e solo un tweet per rilanciare le parole del presidente Mattarella: «Doveroso dar vita presto a un governo con adeguato sostegno parlamentare». È la stessa linea della senatrice Tatjana Rojc, prestata al gruppo dei Responsabili: «Tocca fare uno sforzo supplementare per il bene comune, sacrificare se serve un pezzetto di noi stessi per ridare speranza al paese che ci guarda e ci giudica». Una nuova giustificazione del suo trasloco e un invito a Conte e Renzi.

Intanto al Colle sale un unico parlamentare del Fvg. È il capogruppo al Senato di Fdi Luca Ciriani: il meloniano pordenonese sottolinea «la posizione unitaria del centrodestra: l’unica strada è il voto per dare una maggioranza coesa al paese in emergenza. Dopo tutti gli insulti e una crisi senza precedenti, sarebbe offensivo ripartire con il Conte ter o un esecutivo giallorosso». Ciriani ammorbidisce solo leggermente la linea dei patrioti rispetto a un possibile governo istituzionale: «Valuteremmo quale sarebbe l’idea del Quirinale, ma difficilmente possiamo stare assieme a Pd e M5s». —

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