Crisi di governo, i leghisti Fvg si schierano con la linea di Salvini «Su Draghi decide lui»

Dagli esponenti del Fvg nessuna apertura di credito a priori all’ex presidente Bce «Prima servono garanzie su flat tax e Quota 100». Oggi vertice tra coordinatori
Matteo Salvini e Massimiliano Fedriga
Matteo Salvini e Massimiliano Fedriga

TRIESTE Citano solo Matteo Salvini, non Giancarlo Giorgetti. Stanno con il segretario che vuole vedere prima le carte, non con il vice che ha invece già stabilito che Draghi non può stare in panchina «perché è come Ronaldo». I leghisti del Friuli Venezia Giulia affidano la scelta se appoggiare oppure no il governo a guida Draghi al leader, a nessun altro.

«Non sono in discussione le sue capacità o il suo carisma», dice Marco Dreosto, il coordinatore del movimento in regione. E dunque sarà Salvini a decidere se l'ex presidente della Bce, oltre che un fuoriclasse, è anche uno «con cui poter discutere dei temi», insiste l’europarlamentare. Perché i nodi da sciogliere sono due: il governo dovrà portare avanti almeno alcune delle proposte leghiste e non dovrà essere un esecutivo di legislatura. Ma lo potrà capire solo il Capitano, quando incontrerà il premier incaricato.

Massimiliano Fedriga, il governatore Fvg, con Salvini è in contatto telefonico quotidiano, ma preferisce non esporsi. Pure Pierpaolo Roberti, referente della provincia di Trieste, non commenta. E anche Mauro Bordin, il capogruppo in Consiglio regionale, usa poche parole: «Ci rimettiamo alle valutazioni che farà Salvini alla luce dei confronti delle prossime ore». Insomma, decide il capo. Ma perché è il capo «di un movimento unito, molto diverso da quello del passato in cui si andava a volte in ordine sparso», dice ancora Dreosto. E poi perché, prosegue il coordinatore Fvg, «ha assicurato che l’interesse nazionale prevarrà su quello di partito».

Dopo di che, incalza Massimiliano Panizzut, deputato, responsabile organizzativo e tesseramento della Lega regionale, «più che Draghi, c’entrano programmi e istanze che vogliamo noi». Dall’altra parte «una sinistra che punta semplicemente a votarsi il presidente della Repubblica, da questa «una Lega che ha responsabilmente condiviso che, in tempo di pandemia, è inopportuno andare a elezioni, ma che tra un anno, non di più, quando il virus sarà stato vinto, quelle elezioni le chiederà. Perché è ciò che vogliono i cittadini».

Ma che cosa chiedere, invece, a Draghi? «La flat tax, la conferma di Quota 100, ristori reali a favore delle categorie dimenticate – prosegue Panizzut –. E poi una vaccinazione a tappeto, frutto di un piano serio. Ce la potrà fare? Sull’economia pochi dubbi, sulla sanità andrà affiancato dai tecnici. Ma se l’input arriverà da un manager come lui, di indiscutibile valore, le cose andranno sicuramente meglio che non con la gestione Arcuri».

La linea è comune. Anche Vannia Gava, deputata, già sottosegretaria dell’Ambiente del governo Conte I, sostiene che stare con o contro Draghi dipenderà da garanzie di programma e su un voto non troppo lontano: «Se la logica, come ha spiegato il presidente Mattarella, è di non andare alle urne in una simile situazione sanitaria, dopo la campagna vaccinale nei primi mesi del 2022, se non addirittura la prossima estate, il problema sarà stato risolto». Quanto a Draghi, «o a chi per lui, la Lega darà sostegno a un governo che, oltre a occuparsi del vaccino, sappia far ripartire le imprese e riformare la giustizia. È il nostro senso di responsabilità che ci impone concretezza: si dà un via libera solo a chi promette di lavorare per il bene degli italiani». «Presenteremo proposte, come sempre – aggiunge Mario Pittoni, senatore, responsabile Scuola del partito leghista –. Ma prima daremo la parola ai cittadini e prima potremo contare su un governo stabile, con cinque anni davanti per sviluppare un progetto politico degno di questo nome». Mentre da subito «servono investimenti adeguati per la prevenzione sanitaria per evitare l’apri e chiudi delle scuole».

Oggi è in programma in regione un vertice tra Dreosto, Roberti e i coordinatori di Udine, Elena Lizzi, Pordenone, Marco Bottecchia, e Gorizia, Fabio Verzegnassi. «Inizieremo a parlare di amministrative», anticipa il coordinatore Fvg. Ma non mancherà, ovvio, un ragionamento su un passaggio chiave anche per la Lega. Perché, davanti ai «fuoriclasse», le scelte si fanno complicate. —
 

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