"Crisi di governo da irresponsabili". Dalla politica regionale un appello alla stabilità

Fedriga: «Basta equilibrismi. Si voti subito». Dipiazza: «Oggi pesiamo a Roma»  Confindustria: «Recovery plan e ristori in sicurezza. Ma subito una soluzione»
Dipiazza e Fedriga
Dipiazza e Fedriga

TRIESTE «Chiunque veda il paese capisce che serve una maggioranza forte. Bisogna votare subito». Il presidente della Regione Fvg Massimiliano Fedriga vede nelle urne immediate, in sintonia con le posizioni del Carroccio, la soluzione alla crisi del governo: «Abbiamo bisogno di un esecutivo vero e non di ulteriori equilibrismi, alle Regioni serve un interlocutore affidabile». E la possibilità di interloquire o meno con Roma è il pensiero di tutti i principali amministratori del territorio in queste ore, da Trieste all’Isontino, e delle categorie economiche: Confindustria Alto Adriatico auspica una rapida soluzione della crisi e un nuovo governo, «migliore del precedente».

Fedriga non ha dubbi: «Mi auguro che Conte non aspetti giovedì per andare in aula, non sono tempi compatibili con la situazione del paese. Serve un governo che sia tale, non un equilibrismo costante per tenere insieme una maggioranza improvvisata. Per noi sarebbe un interlocutore poco affidabile». Quanto alle possibili ripercussioni sulla gestione della pandemia, «la campagna vaccinale è garantita dalla gestione commissariale, ma serve chi possa interloquire in Europa e fare scelte sui Dpcm in accordo con le Regioni». Passando al Recovery Fund, Fedriga precisa che «l’interlocuzione con le Regioni non c’è mai stata. Lo riconosce anche Rosato, che la Regione non può venir a sapere le cose senza essere coinvolta, e lo ringrazio».

Passando ai sindaci, Dipiazza teme che Trieste possa perdere il canale di comunicazione diretto costruito in questi anni con Roma, sebbene con una maggioranza di colore opposto: «Oggi abbiamo un peso sul tavolo del Consiglio dei ministri. Tanti appuntamenti hanno portato la nostra città alla ribalta nazionale: Esof2020 ha portato qui il presidente Conte e il ministro dell’Università Gaetano Manfredi. Parlando di Porto vecchio, abbiamo stabilito una collaborazione con il ministro Franceschini. Tutto ciò ci ha concesso di coltivare dei rapporti diretti, che adesso sarebbe un peccato buttar via». In terra isontina Ziberna guarda a Roma con preoccupazione: il Comune ha vinto da poco la nomina a Capitale europea della Cultura 2025 assieme alla gemella Nova Gorica e il sindaco puntava ad avere un interlocutore stabile con cui avviare da subito un dialogo, tanto più che il carattere transfrontaliero dell’evento impone un coordinamento affiatato con la capitale. «Dovremo interfacciarci sia con il ministero della Cultura che con gli Affari europei – spiega –. Intendo chiedere un incontro a febbraio con Franceschini, perché bisogna iniziare a lavorarci da subito, pensare alle fasi di avvicinamento, e ci serviranno risorse nazionali».

A Monfalcone Cisint alza le spalle: «Questo governo, forse anche per le difficoltà enormi che ha incontrato, purtroppo non stava facendo più nulla. Dovesse cadere, non vedrei grande differenza. Meglio votare subito e avere un governo forte». La città, prosegue la sindaca leghista, ha partite aperte «su cui abbiamo sollecitato più volte il governo a intervenire, senza risultati. Il tema dell’escavo del canale est-ovest, ad esempio: ci sono 22 milioni statali fermi da vent’anni che non sono ancora sbloccati. Io ho interloquito più volte con Roma, anche con il simpatico ministro Stefano Patuanelli, e al momento non ho avuto risposta. Stessa cosa per la vicenda del lavoro in Fincantieri. E questo da ben prima della crisi».

Il presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti afferma: «Non vedo possibili ripercussioni sul territorio perché partite come ristori e Recovery Plan sono già state messe in sicurezza. L’importante è che la crisi si chiuda rapidamente, e si formi un governo migliore dell’attuale. Temo si preferirà il meno peggio al meglio, visto che una persona come Mario Draghi potrebbe varare un esecutivo solo dopo un bagno elettorale, non in un simile pantano, dove si va a caccia di deputati che in caso di voto rischiano di tornare a fare i bibitari».—


 

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