Crisi del Tre Maggio, sos dei sindacati al premier croato: «Siamo allo stremo»

Ancora un tentativo, l'estremo, per far capire a Zagabria che la situazione nello storico cantiere navale fiumano Tre Maggio è catastrofica, con i dipendenti che riescono a sbarcare il lunario ormai solo grazie agli aiuti, alla generosità dei fiumani e degli abitanti dei dintorni. Juraj Šoljić, rappresentante dei lavoratori nel Comitato di sorveglianza del Tre Maggio e presidente del Comitato sindacale per la salvezza dello stabilimento, ha inviato ieri una lettera aperta al governo presieduto da Andrej Plenković, supplicandolo di versare gli stipendi arretrati consentendo ai lavoratori - ora di fatto fermi - di completare le navi in costruzione nello scalo di Cantrida.
«Siamo disperati, ormai allo stremo – ha scritto Šoljić – stiamo pagando duramente gli inganni e la terra bruciata causata sia dalla proprietà del Tre Maggio, cioè la polesana Scoglio Olivi, sia da coloro che avrebbero dovuto controllare l'operato del gruppo istriano. Chiediamo siano erogate le mensilità arretrate e portate a compimento le unità in fase di costruzione perché al Tre Maggio ci sono lavoratori di qualità, pronti a riprendere la produzione».
Mai al Tre Maggio, in più di 120 anni di vita, si era arrivati a una situazione così estrema, con la speranza ridotta al lumicino. Il 28 marzo si terrà al Tribunale commerciale di Fiume l'udienza che potrebbe concludersi con l'avvio della procedura fallimentare del cantiere. Dopo due rinvii, la giudice fallimentare Ljiljana Ugrin ha voluto concedere ancora un'opportunità, ossia una manciata di giorni in cui i competenti ministeri croati, il partner strategico e la direzione di Scoglio Olivi dovranno trovare una soluzione alla drammatica crisi. Altrimenti sarà fallimento.
Ma che città sarebbe Fiume senza il suo Tre Maggio? Alla nascita della Croazia dopo la dissoluzione della Jugoslavia, nel 1991, a Cantrida lavoravano circa 5 mila cantierini. Da allora il Tre Maggio ha sfornato più di 80 navi, e Zagabria ha speso per il risanamento del cantiere un miliardo e 645 milioni di euro. Contemporaneamente a Fiume sono state varate unità per un valore complessivo di 2 miliardi e 360 milioni di euro. Da lunghi decenni, assieme al porto, il Tre Maggio rappresenta il locomotore del settore industriale fiumano, così fortemente legato al mare.
L'eventuale scomparsa dello stabilimento significherebbe in primo luogo la perdita del lavoro per 897 cantierini fiumani, cifra registrata alla fine della settimana scorsa. Ci sono poi centinaia di addetti nei subappalti, per tacere dell'indotto: insomma interessi rilevantissimi per la Fiume che lavora e produce. Parliamo di una città che negli anni della Croazia indipendente e sovrana ha perduto inesorabilmente 30 mila posti lavoro nell'industria, un comparto che faceva di Fiume (assieme al porto) la forza trainante dell'economia croata e jugoslava. Oggi il settore economico fiumano si basa sui piccoli imprenditori, come pure sul boom dell'industria turistica croata la cui onda lunga ha toccato anche la città dell'aquila bicipite. Può bastare? Difficile dirlo, anche perché Fiume sta conoscendo un'emorragia demografica che pare inarrestabile: dall'aprile 2011 (ultimo censimento nazionale) alla fine del 2017, il capoluogo ha perduto il 7,4% della popolazione. —
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