Crimini di guerra, la Serbia contrattacca

Processo alla Corte internazionale dell’Aja: il team legale di Belgrado rinfaccia alla Croazia i morti e gli sfollati della Krajina
Di Stefano Giantin
epa04118443 Sasa Obradovic of the Serbian delegation (R) chats in the courtroom of the International Court of Justice (ICC) during the first day of the witnesses in the Croatia vs. Serbia case in the Peace Palace in The Hague, The Netherlands, 10 March 2014. Croatia accuses neighboring country Serbia of committing genocide in the 1990s at the breakup of Yugoslavia. EPA/BART MAAT
epa04118443 Sasa Obradovic of the Serbian delegation (R) chats in the courtroom of the International Court of Justice (ICC) during the first day of the witnesses in the Croatia vs. Serbia case in the Peace Palace in The Hague, The Netherlands, 10 March 2014. Croatia accuses neighboring country Serbia of committing genocide in the 1990s at the breakup of Yugoslavia. EPA/BART MAAT

BELGRADO. Gli esperti di diritto internazionale e i conoscitori di affari balcanici lo avevano previsto. Difficilissimo che le rispettive cause per genocidio intentate da Serbia e Croazia portino a una versione condivisa della storia e riappacifichino i due ex nemici. E conferme in questo senso continuano ad arrivare dall’aula della Corte internazionale di giustizia (Icj) dell’Aja, dove in un’atmosfera sonnacchiosa, malgrado la gravità del tema trattato, da giorni i team legali di Serbia e Croazia stanno sfoderando le proprie armi per avere la meglio l’uno sull’altro.

E dopo il turno di Zagabria, ieri è stata la squadra serba a ricevere la palla e fare il proprio gioco. Un gioco in difesa solo sulla carta, come provano le parole di Sasa Obradovic, numero uno del team legale di Belgrado. Certo, ha assicurato il giurista, crimini sono stati commessi da serbi contro i croati e la Serbia condanna e ha già condannato gli orribili delitti, anche quelli compiuti da suoi cittadini, ha esordito Obradovic. Ma da qui a dire che Belgrado è colpevole di genocidio ce ne corre. «Nessun dubbio che anche tanti croati abbiano sofferto» tra il 1991 e il 1995 e il «processo in corso è un’opportunità per tutti per ricordare» la loro tragedia. Ma anche i serbi hanno «molto sofferto». Hanno sofferto, ha ricordato il giurisperito, soprattutto a causa delle «tendenze separatistiche dello Stato croato di allora», da cui deriverebbe la decisione della minoranza di «creare la propria entità nazionale conosciuta come Repubblica della Krajina serba», poi spazzata via dall’Operazione Tempesta, nell’agosto del 1995. Insomma, sono stati in primis i serbi le vittime – anche se non certo le uniche – della guerra sul territorio croato, la versione di Obradovic, che sicuramente molto farà discutere a Zagabria e oltre.

E l’accusa di genocidio contro Belgrado? Infondata, anche perché in Croazia sarebbero stati compiuti “solo” gravi crimini di guerra e non si sarebbe oltrepassata l’asticella del genocidio. Finora, l’opinione di Obradovic, la Croazia inoltre «non ha presentato alcuna prova» o delle «testimonianze» concrete che provino oltre ogni ragionevole dubbio le dirette responsabilità della Serbia. La maggior parte dei crimini contro i croati infine «sono stati compiuti» prima dell’aprile 1992 e perciò «non possono essere attribuiti né de iure né de facto» alla Serbia, che in quell’anno come Stato autonomo non esisteva ancora.

Diverso sarebbe invece, ecco il “contropiede”, il caso dell’Operazione Tempesta, che costituirebbe un chiaro esempio di «genocidio» contro la popolazione civile serba in Croazia, ha ricordato Obradovic, che si è detto dispiaciuto del fatto che Zagabria la settimana scorsa non ha manifestato alcun «rimorso» per quei fatti, per i 200mila sfollati e per i morti serbi. Valutazione di fatti e posizioni diversissime, quella serba e quelle croata, che pesano ancora sul presente delle relazioni tra Belgrado e Zagabria.

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