Cresce l’allarme pedoni Un investito ogni 48 ore
I dati del Centro di monitoraggio Fvg. Viale Miramare l’arteria più pericolosa In generale oltre due episodi al giorno. Aumentano anche quelli con ciclisti
Lasorte Trieste 24/10/16 - Viale Miramare, Incidente
Aumentano a Trieste e provincia gli incidenti stradali che coinvolgono i soggetti più a rischio di gravi lesioni, ovvero i pedoni e i ciclisti.
Lo si evince dai numeri messi a disposizione dal centro di monitoraggio della sicurezza stradale della Regione (Crmss) che in una banca dati raccoglie tutte le segnalazioni delle forze dell’ordine e delle polizie municipali. A livello provinciale, infatti, la Polizia locale di Trieste (il corpo che effettua il maggior numero di rilievi rispetto a Carabinieri e Stradale) ha indicato 621 incidenti con lesioni ai soggetti coinvolti nel 2013; 657 nel 2014; 827 nel 2015 e - in calo - 769 per l’anno scorso, il 2016. Il totale, considerando anche Carabinieri e Polstrada, è di 928.
Quanto al numero di pedoni coinvolti in sinistri con morti o feriti (dato questo a valenza Istat), è passato da 151 nel 2015 a 179 nel 2016. Come a dire: nello scorso anno si è viaggiato con la media di più di due incidenti stradali al giorno nel territorio giuliano. Un pedone ogni due giorni viene coinvolto. Le conseguenze variano: dalle più tragiche, come nel caso di Giulia Buttazzoni, uccisa mentre attraversava sulle strisce in via de Marchesetti, fino al colpo di frusta.
Che si parli del totale degli schianti o del dato parziale sugli investimenti pedonali, un risultato non cambia: la strada più pericolosa di tutta la provincia era e rimane viale Miramare. L’infausto podio delle arterie da incubo per chi procede a piedi include via Giulia (9 incidenti nel 2016) e via dell’Istria, mentre la seconda e terza strada più pericolose nel complesso sono via Flavia (33 sinistri), il primo tratto della Trieste-Opicina e via Carducci, con 21 incidenti ciascuna.
Il mancato rispetto della segnaletica semaforica da parte dei pedoni e l’utilizzo dei telefonini (unito all’ebbrezza alcolica) sono le cause principali contro cui punta il dito l’ex presidente dell’Aci triestina Giorgio Cappel, che oggi si occupa della ricostruzione dei sinistri. «L’altro giorno ho impiegato circa un quarto d’ora del mio tempo per sbirciare, in prossimità di un incrocio semaforizzato, il comportamento dei pedoni», segnalava sul
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ad aprile. «Su circa 200 passanti, una cinquantina, uomini, donne, vecchi e bambini, erano al telefonino. Ben dieci hanno attraversato la strada senza guardare il semaforo ed esattamente 4 sono transitati con il rosso, creando imbarazzo ai conducenti che passavano con il verde. Che ognuno di noi faccia un esame di coscienza».
Sulle nostre arterie di traffico nel solo 2016 si sono persi 259 anni di vita sana in seguito a tragici schianti. Si tratta di un calcolo provvisorio di Crmss in collaborazione con Insiel e la direzione centrale Sanità basato sul sistema dei Disability Adjusted Life Year (Daly). Il metodo, raccomandato dall’organizzazione mondiale della sanità, combina in una sola misura gli anni di vita persi a causa di una morte precoce rispetto alla speranza di vita e gli anni di vita vissuti con disabilità. Ben 98 se ne sono persi in un solo istante, quando un trentaquattrenne, al volante in stato di ebbrezza, ha imboccato la Gvt contromano uccidendo Luca Sussich e Valentina Gherlanz. Era la notte tra il 19 e il 20 giugno (ne riferiamo anche in basso). Tutti questi dati sono disponibili sia sul sito Aris, l’archivio regionale incidenti stradali, sia su quello del
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, dove è possibile consultare una mappa interattiva che mostra a colpo d’occhio le strade più pericolose sia per i pedoni che, per esempio, per le biciclette. A proposito, dal 2015 al 2016 gli incidenti che hanno coinvolto e ferito dei ciclisti sono passati da 32 a 42. Anch’essi in aumento, dunque.
I responsabili del centro regionale di monitoraggio della sicurezza stradale evidenziano come sia importante lavorare non solo con i dati relativi agli incidenti con lesioni, ma anche con quelli che indicano i danni ai soli mezzi. «Incrociando i risultati si possono infatti comporre mappe di rischio stradale più complete». Fondamentale, sempre a detta del Crmss, sarebbe uniformare i metodi di rilevazione di Carabinieri, Stradale (che operano su strade extraurbane e in quelle urbane tra le 2 e le 7 del mattino) e Polizia locale. «Il volume del traffico va limitato tramite il potenziamento del trasporto pubblico», commenta Sergio Tremul, fondatore di Camminatrieste. «Non ci sembra che l’amministrazione locale si stia impegnando come richiesto. Serve un cambio di mentalità per la viabilità e il traffico consultando anche studenti, lavoratori e utenti che sono la parte più interessata».
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