Cresce la rivolta dell’Est contro il “cibo di serie B”
BELGRADO Ancora indagini, ancora denunce e sdegno crescente. No, ai cittadini dell’Europa centro-orientale non va proprio di essere trattati da europei di serie B, soprattutto a tavola. E si allunga la lista dei Paesi dell’area in prima fila contro i “doppi standard” che grandi multinazionali avrebbero tacitamente imposto alla “Nuova Europa”. Stesso marchio a Est e a Ovest, ma qualità diversa, il fattore che indigna.
Alla lista, di recente, si è aggiunta anche la Bulgaria. All’inizio di giugno Sofia ha spedito ispettori in incognito nei supermercati dell’Europa più ricca, copiando analoghe iniziative che già altre capitali dell’Europa centro-orientale avevano attuato. Gli ispettori erano stati incaricati dal governo di acquistare, soprattutto in Germania e Austria, e poi riportare in patria cibi confezionati per sottoporli a test comparativi con quelli, dello stesso marchio, in vendita a Sofia o a Plovdiv.
Nel carrello della spesa erano finiti cioccolata, formaggi, alimenti per bambini, bevande alcoliche e non, succhi di frutta, insaccati. I risultati sono stati simili a quelli di altri rapporti già resi noti in vari Paesi, tra cui l’Ungheria. Il test condotto dall’Agenzia per la sicurezza alimentare di Sofia ha infatti confermato che, su 31 prodotti testati, una decina contenevano «ingredienti differenti» in Bulgaria rispetto a quelli presenti sugli scaffali austriaci e tedeschi. Ancor peggio, 16 prodotti su 31 venduti in Bulgaria costano di più in quest’ultimo Paese, con picchi tra «il 90 e il 107% nei cibi per bambini» e «tra il 20 e il 70%» in prodotti caseari, ha sottolineato il ministro dell’Agricoltura, Rumen Porozhanov. Sofia non è sola nella sua denuncia.
Nei giorni scorsi anche a Praga è stata pubblicata un’indagine voluta dal governo e commissionata alla Facoltà di chimica e tecnologia dell’Università di Praga, che ha accertato che su 21 prodotti dello stesso marchio sottoposti a controllo solo tre erano identici in Cechia, Austria, Ungheria e Germania, cinque «leggermente differenti», tredici «radicalmente diversi» nella composizione. Fra i prodotti, detersivi con minor principio attivo e bastoncini di pesce con meno pesce. Test dell’università che confermano «proprietà difformi in cibi dello stesso marchio»: «Trovo la cosa inaccettabile e discriminatoria», è stato il duro commento del ministro ceco dell’Agricoltura, Marian Jurecka. La qualità differente dietro lo stesso marchio preoccupa sicuramente anche l’Ungheria, in prima fila da tempo contro i “double standard” alimentari.
Doppi standard che sono «stati dimostrati dagli ultimi studi» dell’autorità per la sicurezza alimentare, ha ricordato Budapest di recente. Stesso discorso in Romania, in Polonia – dove sui media si è parlato di «razzismo alimentare» - in Slovacchia, dove il premier Fico ha detto pochi giorni fa di non «poter accettare» che i suoi cittadini «vengano trattati in questo modo». E del fatto che si tratti di una sorta di truffa che coinvolge mezzo continente è convinto anche il premier bulgaro, Boyko Borisov, che ha parlato di disparità «inaccettabili e insultanti» e addirittura di «residuo di apartheid». «Per qualcuno» - ha aggiunto il leader conservatore bulgaro - «il cibo deve essere di alta qualità, per altri, nell’Europa orientale, dalle proprietà più basse». Sono parole dure, ma troppi studi ormai rafforzano le impressioni dei consumatori che vivono oltre quella che fu la Cortina di ferro, convinti da anni di comprare prodotti di qualità inferiore, con ingredienti più poveri rispetto a quelli che vengono venduti a Vienna, Berlino, Parigi o Roma, e non - come sostengono le aziende - solo prodotti adattati ai gusti locali.
E il tema sarà sicuramente fra le priorità di Sofia, che ha già assicurato che lo metterà sul tavolo a Bruxelles, a gennaio, quando assumerà per rotazione la presidenza del Consiglio dell’Ue, cercando di fare lobby perché le pratiche “discriminatorie”, oggi permesse a livello Ue, cessino. Ma i primi risultati stanno già arrivando. Per «rispondere ai desideri dei consumatori», una famosa azienda tedesca che produce biscotti, la Bahlsen, ha annunciato che userà la stessa ricetta sia in Germania, sia a Est. Basta addizioni di olio di palma, come per i tedeschi ci sarà solo burro per i biscottini degli europei orientali. La guerra è ancora lunga, ma le prime vittorie contro i doppi standard iniziano ad arrivare.
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