Cresce la fame di prodotti bio: pioggia di fondi dalla Regione Fvg
TRIESTE. Otto milioni in più per l'agricoltura biologica del Friuli Venezia Giulia. Le risorse aggiuntive, contenute nell'assestamento di bilancio appena varato, rappresentano l'impegno della Regione per rafforzare un settore che, sebbene ancora di piccolissime dimensioni, negli ultimi anni dimostra importanti tassi di incremento. Con il cospicuo ritocco della manovra estiva, salgono a 15 i milioni del Piano di sviluppo rurale 2014-2020 dedicati a coltivazioni e allevamenti bio: una cifra che già ora vale cinque volte l'intera programmazione 2007-2013. L'assessore all'Agicoltura, Cristiano Shaurli, spiega la scelta con la «convinzione che una regione piccola come la nostra, per essere competitiva, non deve guardare a monocolture massificanti, ma puntare su eccellenze, biodiversità e un'agricoltura sempre più sostenibile dal punto di vista ambientale». E dunque con minor ricorso alla chimica.
I nuovi fondi alimenteranno i due bandi del Psr dedicati annualmente a sostenere i coltivatori che scelgono di passare dall'agricoltura tradizionale a quella bio o che semplicemente intendono rimanervi. Le richieste sono in crescita: 411 nell’ultimo anno, con aumenti del 245% rispetto al precedente Psr. I contributi consistono in un premio annuale calcolato per ettaro di superficie, a patto che le aziende si mantengano bio per almeno cinque anni. Gli aiuti compensano in parte i maggiori costi dei produttori e i mancati redditi derivanti dalla fase di transizione al bio: l'obiettivo è consolidare ed estendere il settore, con tutto ciò che ne deriva in termini di salubrità dei prodotti, salvaguardia dei terreni e contrasto dei cambiamenti climatici.
L'impegno della giunta deriva dalla presa d'atto di una situazione che in Fvg, dal punto di vista delle cifre assolute, si mostra tutt'altro che florida. Ancora nel 2013 la regione era infatti ultima in Italia per percentuale di coltivazioni bio rispetto alla superficie agricola utilizzata: un misero 1,7% sul totale, dovuto in parte a condizioni climatiche certo non paragonabili a quelle dell'Italia meridionale, ma anche alla diffidenza dell'intero Nordest a convertirsi al biologico, che a livello nazionale occupa invece in media il 10% dei campi, con punte del 20-30% in Calabria e Sicilia.
Per quanto riguarda lo sviluppo del settore in regione, le stime di Aiab Fvg parlano ad ogni modo di costanti livelli di crescita: gli operatori del biologico passano dai 155 del 1997 ai 750 circa del giugno 2016 e segnano un incremento di oltre duecento unità soltanto nell'ultimo semestre, tra coltivatori, preparatori e raccoglitori. Le cose hanno cominciato a muoversi nel 2013 e oggi il comparto ha raggiunto la soglia dei 7mila ettari di coltivazioni, il doppio delle superfici di tre anni fa. In Fvg aumentano tutte le tipologie di coltivazione, che oggi contano 3.200 ettari di prati e pascoli, 2.000 di seminativi, 1.000 di vite, 400 per la produzione di frutta e 150 per quella di ortaggi. Molto circoscritta la zootecnia bio, che registra solo tre stalle per bovini da latte, due per bovini da carne e quattro allevamenti avicoli.
Numeri infinitesimali rispetto ai 55mila operatori della penisola, con 1,38 milioni di ettari coltivati. Le cose stanno gradualmente cambiando grazie alla sempre maggiore consapevolezza dei consumatori nella ricerca di prodotti rispettosi di salute e ambiente. Un trend che ha permesso al bio di conquistare fette consistenti di mercato, rivelandosi non soltanto scelta di principio ma anche preziosa opportunità di guadagno per coltivatori e imprese impegnate nei processi di trasformazione e commercializzazione. Secondo i dati Ismea, dal 2008 a oggi, il mercato italiano del biologico registra tassi di crescita costantemente a due cifre e il 2015 si è chiuso con un +20% rispetto all'anno precedente, con un giro d'affari da oltre 2 miliardi nel solo settore domestico. Risultati importantissimi, se si considera che l'agroalimentare nel suo complesso si limita nello stesso periodo a un magro +0,1%.
Il biologico non è l'unico impegno sulle risorse agricole contenuto nella manovra estiva. Sul totale di 45 milioni assegnato a Shaurli, 11 sono assorbiti dall'aumento della dotazione del Psr, mentre sono 13,7 quelli per il Fondo di rotazione in agricoltura, 9 per i Consorzi di bonifica, 2,1 per le opere di sistemazione idraulico-forestale, cui si aggiungono 660mila euro per il ripristino dei terreni incolti, 400mila per l'agricoltura del Carso triestino, 300mila per l'immissione di nuovo bestiame in alpeggio, 280mila per gli istituti professionali per l'agricoltura, 200mila per le latterie turnarie, 130mila per risanamento e profilassi del bestiame, 75mila gli apicoltori e 50mila per la promozione della Doc Fvg.
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