Cresce il “tesoretto” delle scuole private

La manovra estiva stanzierà 200mila euro in più per l’abbattimento delle rette. In arrivo da Roma 8 milioni destinati al funzionamento dei 228 istituti paritari
Un gruppo di piccoli alunni
Un gruppo di piccoli alunni

TRIESTE. «Risorse che danno ossigeno», ammettono i gestori e le famiglie delle scuole paritarie del Friuli Venezia Giulia. Anche quest'anno la Regione, approvata pochi giorni fa una delibera su proposta di Loredana Panariti, concederà anticipazioni di cassa sui contributi annuali assegnati dallo Stato. Non pochi soldi: la liquidità per il funzionamento dei 228 istituti interessati è pari a 8 milioni di euro. Ma un'altra buona notizia per i genitori arriva direttamente dall'assessore regionale all'Istruzione: in assestamento di bilancio il fondo per l'abbattimento delle rette (400mila euro già stanziati in Finanziaria) verrà incrementato di 200mila euro e salirà dunque, per il 2016, a quota 600mila.

Viene considerato un mondo a parte nella scuola italiana, ma il suo peso non è indifferente. La mappa delle scuole paritarie in Fvg mette in fila 96 istituti in provincia di Udine, 66 nel Pordenonese, 50 in provincia di Trieste e 16 nell'Isontino. Ospitano 16.867 alunni, suddivisi tra infanzia (12.616), primaria (2.052), secondaria di primo (1.237) e di secondo grado (962). Un dato in calo di qualche centinaia di unità dopo che la Regione ha ridotto il contributo per il contenimento del costo dell'iscrizione. Negli ultimi due anni si sono perse una trentina di sezioni per complessivi 5-600 studenti. I conti, del resto, si fanno in fretta. Se fino al 2013, quando l'amministrazione regionale dirottava sul capitolo paritarie 1 milione e 400mila euro, una famiglia di quattro persone con reddito di 40mila euro annui riusciva ad abbattere la retta del 60%, una "torta" ridotta a 400mila euro consente uno sconto attorno al 20%. Tagli a cui Panariti ha dato più volte una motivazione legata alla logica della razionalizzazione della spesa, ricordando però che le paritarie «sono pienamente inserite nel sistema dell'acquisizione di risorse per quanto riguarda i libri, i trasporti, l'arricchimento dell'offerta formativa, l'insegnamento del friulano e i progetti speciali».

Non mancherà dunque ora di far piacere il fatto che l'assessore all'Istruzione confermi che l'accordo raggiunto nella maratona di fine anno in aula «è stato di portare il finanziamento in assestamento a 600mila euro». Una cifra ancora lontana dall'era dell'oro, ma che rappresenta comunque il 50% in più dell'esistente. «Alc al è alc, nuje al è nuje» («Non è molto, però è qualcosa») dice, in friulano, Marcello Vantaggiato, presidente dell'Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche), davanti alla prospettiva di vedere incrementati i 400mila euro messi a disposizione quest'anno, «un'elemosina», tuonò nel dicembre scorso il forzista Bruno Marini.

Su quella base lo scorso febbraio la giunta regionale ha peraltro fissato i paletti per l'accesso agli assegni di studio previsti dalla legge 14 del 1991. Con la premessa di un Isee non superiore ai 33mila euro, il limite massimo per l'ammissibilità al beneficio, sono previsti importi fino a 730 euro per le scuole primarie, 1.030 per le secondarie di primo grado, 1.430 per le secondarie di secondo grado. A beneficare del 100% saranno le famiglie con Isee fino a 20mila euro, si scenderà invece al 75% per Isee tra 20.000,01 e 25mila e al 50% per Isee da 25.001,01 a 33mila. Con più soldi, quelli che arriveranno in estate, la platea si allargherà.

Nel frattempo Panariti, dopo aver ottenuto dai colleghi di giunta il via libera alla delibera, consegna al mondo delle scuole non statali un intervento non scontato, visto che in Italia lo fanno poche altre amministrazioni, il versamento di 8 milioni di euro (l'80% di quanto girato ai singoli istituti dall'Ufficio scolastico nella precedente annata) sui contributi statali, così come previsto dalla legge regionale 22/2010 e dalle modifiche della 27/2014. «Si tratta di istituti, soprattutto dell'infanzia, che fanno un servizio importante - rileva l'assessore -, ed è per questo che interveniamo per sostenere il loro funzionamento con questo anticipo dei fondi che arriveranno poi dallo Stato». Dato che Roma trasferisce di norma la quota all'Ufficio scolastico e non direttamente alla Regione (quindi le compensazioni dirette non sono possibili), spiega ancora Panariti, «per superare le criticità riscontrate negli anni passati abbiamo posto come condizione per l'ottenimento dell'anticipazione quella di essere in regola con la restituzione di quanto concesso negli anni precedenti. Inoltre, nel regolamento si prevede che le anticipazioni sono concesse solo previa dimostrazione di effettivo bisogno finanziario».

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