Cresce il numero dei cittadini “in fuga” da Trieste Persi 3025 nel 2012

È il dato più alto da oltre 30 anni, l’aumento di immigrati non compensa quello dei cancellati dall’anagrafe

C’è una fuga da Trieste che aumenta. Nel 2012 si è superato il numero dei 3000 cittadini che hanno lasciato la città cancellandosi dall’anagrafe. E il saldo tra immigrati e emigrati a fine dicembre dello scorso anno è di nuovo sceso sotto il traguardo (anche simbolico) di quota 1000, attestandosi a 999. Non accadeva da oltre 30 anni: per trovare un numero uguale bisogna risalire al 1979 e al 1980.

Si può parlare di un crollo anche rispetto a tempi recenti. La differenza tra arrivati e andati era stata molto positiva negli anni scorsi, con +1766 nel 2008, +1855 nel 2009 e +1732 nel 2010.

Le somme e sottrazioni tirate a dicembre dall’Ufficio statistica del Comune mostrano dunque una situazione che sta cambiando e non in bene: il numero di immigrati si mantiene più o meno stabile e oscilla ormai attorno alle 4000 persone all’anno o più, mentre all’improvviso scatta in su il numero dei “fuggiti” (non si sa dove, se stranieri che tornano in patria o triestini che scelgono l’estero e, come ormai dimostrato, anche Gorizia e l’Isontino). Sono saliti di 590 unità rispetto al 2011. E di 432 rispetto a 10 anni fa. Nel 1979 e nel 1980, pietra di paragone, la quantità di emigrazione era stata molto forte: 3101 e 3131 gli “scappati”.

Ed è su questi movimenti che Trieste scrive la precaria ma in ogni caso sempre declinante curva del suo numero di abitanti, crollato in 30 anni di oltre 41 mila cittadini (dai 249.179 del 1982 agli attuali 207.800), e di ben 55.129 rispetto al 1978, quando a Trieste vivevano ancora 262.929 persone. È sparito l’equivalente della città di Siena.

Perché il “chi arriva e chi parte” fa un conto, ma un altro conto lo fa il saldo demografico tra i nati e i morti, che resta fortemente negativo. Altrimenti, con il costante segno “più” del saldo migratorio gli abitanti sarebbero in questo tempo aumentati, e non diminuiti. Cosa che è invece continuata imperterrita anche tra il 2011 e il 2012. Nell’arco di un anno si sono persi altri 5000 cittadini.

Ci sono state tuttavia annate ancora più deprimenti, prima che iniziasse quel lento ma stabile aumento di immigrati che ha portato Trieste, proprio a fine 2012, a contare per la prima volta 20 mila residenti stranieri in totale, pari al 9,7% della popolazione. Siamo infatti passati per un 1978 quando il saldo demografico si attestò a -2360 abitanti e quello migratorio a -164. Ma gli abitanti totali, è da notare, erano allora appunto quasi 263 mila. E poi ci fu un 1983 “emorragico”, con -2667 abitanti come risultato del rapporto fra nati e deceduti, e -210 come esito finale di entrati e usciti.

Però se adesso, in concomitanza anche con una crisi economica profonda che sta investendo in pieno il molto fragile tessuto produttivo, e di conseguenza il commercio e i servizi, ci affacciamo a un aumento di fughe di oltre mezzo migliaio in un anno, il segnale non è da sottovalutare. Neanche l’immigrazione - che comunque ha i suoi ritmi, i suoi statuti e le sue caratteristiche - potrà essere di vera compensazione.

Infatti, ancora qualche cifra e lo si vede. Il 2012 ha visto di nuovo un aumento di immigrati rispetto all’anno precedente: di 302 nuovi arrivi, passando da 3722 a 4024 (con l’eccezione citata del 2011, è dal 2007 che il “trend” d’immigrazione è superiore alle 4000 unità all’anno). Ma anche qui il conto resta a sfavore: i 302 arrivati in più non coprono i 590 in più che se ne sono andati.

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