Crepaldi: biotestamento, proposta di legge inaccettabile
TRIESTE. La legge in discussione sul fine vita non è accettabile. Ed è "da considerarsi fuori luogo una diversità di vedute su questo grave argomento all'interno delle associazioni cattoliche che più da vicino si occupano di ueste problematiche etiche e giuridiche". Con queste parole interviene sul disegno di legge relativo alle Disposizioni anticipate di trattamento (Dat) e quindi sul "fine vita" il vescovo di Trieste, Giampaolo Crepaldi, presidente dell'Osservatorio Cardinale Van Thuan.
"La Chiesa - afferma Crepaldi - si è sempre attenuta ai principi della legge morale naturale e degli insegnamenti del Signore e, su queste tematiche decisive per una società che voglia dirsi umana, ha espresso un insegnamento coerente e preciso. Ad esso - secondo Crepaldi - bisogna attenersi anche nel momento attuale e in occasione delle nuove sfide legislative. Si tratta di evitare, in particolare, che entrino nel pensare cattolico i principi individualistici dell' autodeterminazione assoluta, in modo che la verità della persona umana e il suo autentico bene possano guidare anche in futuro l'agire nei confronti dei sofferenti, degli anziani, dei disabili e delle persone giunte al termine della loro vita terrena».
A parere di Crepaldi, che cita anche quanto detto dal presidente dei Vescovi italiani cardinale Angelo Bagnasco, «la legge in discussione in Parlamento trasforma le "Dichiarazioni" anticipate di trattamento in "Disposizioni" «cui il medico non potrà sottrarsi; non tiene conto che nelle diverse situazioni di vita il giudizio che il paziente dà del suo stato di salute cambia, né considera che spesso i pazienti si dimenticano, nel tempo, di ritirare o variare le dichiarazioni da loro fatte molto tempo prima. Il testo di legge pone dei vincoli alla somministrazione attiva di farmaci, ma - evidenzia ancora - non ne pone alla sospensione dei trattamenti, prevede che il tutore possa decidere a suo talento nei confronti della persona interdetta e, nel caso in cui anche il medico sia d'accordo, niente può trattenere anche la sospensione di alimentazione e idratazione. Infine - conclude Crepaldi - non prevede l'obiezione di coscienza per il medico».
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