Credito alle imprese del settore terziario: sempre più difficile
«Le difficoltà di accesso al credito si sono ulteriormente aggravate per le micro e piccole imprese. Il sistema bancario non sostiene a sufficienza le imprese nonostante l’appoggio fornito alle stesse dagli organismi di garanzia». Banche sotto processo. Anche ieri mattina all’assemblea annuale del Consorzio fidi del settore terziario (commercio, turismo, servizi), che a Trieste è il 65% del tessuto produttivo locale col 77% di occupati rispetto al totale, rappresentandone nello stesso tempo la forza e la debolezza, questo è stato il tema portante della relazione del presidente Franco Sterpin Rigutti (Confcommercio).
Il Confidi, che il prossimo anno festeggia i 40 anni di esistenza, ha 2110 aziende associate cui presta garanzia presso le banche. «Gli operatori che si sono rivolti agli istituti di credito per chiedere un fido, un finanziamento, o una rinegoziazione sono cresciute nel 2012 dal 21,1% al 29,6%, ma è diminuita la percentuale di quelli che hanno ottenuto credito, dal 59,2% al 30,4%. Ormai le banche negano perfino un mutuo ipotecario». Momento nero per tutti, ma l’appello è anche per le imprese: «Siamo di fronte - ha detto Rigutti che ha condotto l’assemblea col presidente della Camera di commercio Antonio Paoletti, col presidente del Collegio sindacale Gianfranco Nobile e col segretario Claudio Dapretto - a un irreversibile e continuo cambiamento nella struttura stessa del nostro sistema produttivo, per cui molto resta da fare, apparendo chiara l’urgenza di percorrere fino in fondo un deciso cammino di riforme. La crisi in atto non si avvia alla fine ma sta entrando in una nuova fase dalla durata ancora incerta».
E così Confidi procede in un assiduo lavoro di assistenza e paracadute (qui sotto le importanti cifre per le quali fa da porta girevole), ma punta l’attenzione sulle novità delle quali la categoria dovrebbe approfittare: il coordinamento provinciale tra i tre bracci dei Confidi con sede alla Camera di commercio e il Confidi internazionale varato sempre dalla Ccia: «È nato a Trieste che è capofila di 19 realtà italiane e ha già un fondo di 30 milioni a disposizione per le aziende che vogliono sviluppare attività all’estero, con promozione, siti internet, partecipazione a fiere». Dunque bisogna approfittarne e darsi una mossa per uscire dall’asfittico mercato locale certo non soddisfatto solo dalle richieste di prestiti.
Un’altra azione per trattenere il settore fuori dalle secche «è offrire - dice ancora Rigutti - più formazione e professionalità, più consulenza ancora per risolvere i problemi degli investimenti e della situazione economica, perché qui da noi - prosegue il presidente - le aziende sono serie, hanno dimostrato tanta volontà di voler restare sul mercato». Non si è parlato di quelle che, nel frattempo, hanno chiuso (e sono citate nella relazione). Ci si aspetta che la Regione, ora passata a Debora Serracchiani, «torni a essere speciale» (com’era lo slogan della neopresidente) e «non solo dia aiuti a fondo perduto, ma soprattutto finanzi ulteriori garanzie per le banche».
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