Credito, a Trieste in due mesi 350 richieste di aiuto

Tra gennaio e febbraio oltre 8 aziende al giorno hanno chiesto assistenza a Confcommercio per l’accesso ai finanziamenti
Una ragioniera lavora ad un modello 730 nell'ufficio di un commercialista a Pisa, 17 maggio 2012. ANSA / STRINGER
Una ragioniera lavora ad un modello 730 nell'ufficio di un commercialista a Pisa, 17 maggio 2012. ANSA / STRINGER

Trecentocinquanta richieste di assistenza fra gennaio e febbraio. Il che significa, nel giro di due mesi, i primi due del 2014, una media - al netto di festivi, sabati e domeniche - di oltre otto attività al giorno presentatesi agli uffici della Confcommercio di Trieste in via San Nicolò 7. Imprenditori in cerca di un aiuto, di un supporto per riuscire ad accedere al credito. Una delle difficoltà principali, se non la principale, di questo delicatissimo periodo per aziende e imprese. Che chiedono all’associazione di categoria soluzioni e un affiancamento così da poter ottenere quei finanziamenti tanto necessari per dare linfa al proprio lavoro.

Il dato sulle 350 richieste è stato reso noto ufficialmente da Confcommercio. E segue allo specchio derivante dall’indagine di settore sul terziario che, anche per l’ultimo trimestre dello scorso anno, ha messo in evidenza un aumento del numero di domande di finanziamento respinte o accolte solo in parte dagli istituti bancari. «Il credito - fa il punto Pietro Farina, direttore generale di Confcommercio Trieste - rappresenta uno dei principali problemi evidenziati dall’osservatorio e in effetti l’assistenza per l’accesso al credito è una delle richieste che più frequentemente ci arriva dalle imprese. È indispensabile che le banche, seppur alle prese con norme stringenti e vincoli comunitari da rispettare, tornino a supportare le realtà imprenditoriali locali». Confcommercio si è attrezzata a Trieste pure in termini di assetto interno, dirottando del personale proprio su questa specifica emergenza. Alle 350 richieste, aggiunge Farina, l’associazione ha risposto sin qui «con un’assistenza diretta fornita a più di 150 unità produttive, la presentazione di 45 domande di finanziamento agevolato per il rafforzamento della struttura economica e patrimoniale d’impresa e di oltre una decina, invece, per ottenere finanziamenti agevolati a scopo di investimento. Confidiamo nel rispetto dei tempi di risposta - rileva Farina -, che fino ad oggi ha costituito il tallone d’Achille delle agevolazioni sul credito. Alle imprese servono risposte chiare e tempestive».

L’azione di Confcommercio si esplicita in questo ambito con la consulenza per la definizione di pratiche non solo tarate con precisione sulle caratteristiche dell’attività ma anche mirate allo specifico obiettivo a portata di impresa, sedendosi inoltre al tavolo della banca assieme all’associato e dialogando direttamente con l’istituto. Inoltre, mette in campo la propria convenzione con il Confidi, pronto a calarsi nell’importante ruolo di garante, e anche l’opportunità data dalle nuove risorse regionali legate a finanziamenti a tasso agevolato. Ci sono richiedenti ancora in attesa, “in coda” e altri cui Confcommercio ha consigliato, dopo il primo screening, un nuovo aggiornamento fra qualche mese, non essendoci un’urgenza immediata da affrontare ma una situazione in evoluzione. Continua, infine, l’organizzazione di corsi di formazione: la qualificazione è infatti giudicata fondamentale, ancor più in tempi duri quali gli attuali. Nel 2013 dalla sede di via San Nicolò 7 sono stati attivati corsi per 2.500 ore, con il coinvolgimento di 1.700 iscritti fra dipendenti e imprenditori. Quasi 400 persone in più rispetto al 2012.

E gli affanni delle imprese per ciò che concerne il credito, si leggono chiaramente anche dai numeri dell’Osservatorio provinciale sul terziario: l’indagine su un campione rappresentativo composto da 384 imprese ed effettuata fra il 9 e il 28 gennaio scorsi ha evidenziato (nel grafico il riepilogo delle statistiche principali) come negli ultimi tre mesi del 2013 - ottobre, novembre e dicembre - la percentuale di realtà imprenditoriali che è riuscita a ottenere un ammontare pari o superiore alla richiesta si sia attestata al 33%. Nel trimestre precedente era stata del 33,4%. Ma soprattutto è salita di tre punti la quota di attività che si sono viste respingere la domanda o assegnare solo in parte il finanziamento auspicato: dal 36,4% al 39,4%. Quasi quattro imprese su dieci. Quanto al dato generale sulle aziende rivoltesi agli istituti di credito per chiedere un fido, un finanziamento o la rinegoziazione di uno già esistente, è arrivato al 21%, salendo di mezzo punto dal 20,5% di luglio-settembre. Nel primo trimestre 2013 era stato del 23% e in quello successivo del 21,1%. Il picco risale alla parte finale del 2012: 29,6%.

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