Cral, l’Authority adegua la palestra

Non è servito che nessun pugile del Cral facesse sentire la sua voce né mostrasse i muscoli nella piazzetta di fronte all’ingresso della Torre del Lloyd, come aveva minacciato potesse accadere un paio di settimane fa Lorenzo Deferri, il battagliero presidente del Circolo dopolavoristico.
Alla fine, infatti, mossa evidentemente dalla voglia di evitare un’altra causa in famiglia tanto fastidiosa quanto rischiosa (clamorosa quella risoltasi con la sentenza del giudice del lavoro che obbliga l’ente a mettere a disposizione del circolo un’altra sede prima di sfrattarlo dalla Marittima) l’Authority ha deciso di rinunciare alla linea dura: farà la sua parte e si accollerà dunque l’onere dell’iter - e della spesa - per i lavori di realizzazione della seconda porta di sicurezza antincendio nella palestra di via von Bruck, in zona ex Arsenale, di sua proprietà e attualmente in affitto al Cral medesimo. Un’opera necessaria in base alle nuove disposizioni normative nazionali in materia di sicurezza, disposizioni che avevano messo premura allo stesso Deferri, consapevole che dal primo novembre la palestra sarebbe finita fuorilegge e che del suo utilizzo da quella data in poi, in assenza di una seconda via di fuga, avrebbe dovuto rispondere non il padrone di casa ma l’inquilino, dunque proprio il Cral.
Il presidente del Circolo, tuttavia, andava sostenendo, a suon di missive all’Autorità portuale rimaste fino a metà ottobre senza risposta, di non poter fare da solo, più che da un punto di vista operativo sotto il profilo squisitamente burocratico. Da lì, allora, la doppia “minaccia”, urlata sotto Barcolana, da un lato di tornare a rivolgersi al giudice con un cosiddetto ex articolo 700, ovvero una richiesta di udienza urgente, considerata la ristrettezza dei termini per poter fare la seconda porta di sicurezza secondo la nuova legge, e dall’altro di “sensibilizzare” su tale impellenza la presidente del Porto Marina Monassi con un presidio di dopolavoristi davanti al suo palazzo, anche coi pugili se necessario. Ebbene.
La seconda “argomentazione” non ha destato alla Torre del Lloyd timori, ma più che altro stizza, a dar credito al tono della lettera inviata all’avvocato del Cral Paolo Stern dal Servizio legale dell’Authority lo scorso 16 ottobre, in particolare nel passaggio in cui «per mero scrupolo e a prescindere dalle ragioni e dai torti si ritiene di segnalare la necessità che codesto spettabile patrocinio sensibilizzi i rappresentanti della sua assistita a mantenere un atteggiamento circoscritto nei termini della continenza, astenendosi da dichiarazioni simili a quelle rilasciate alla stampa, quali “sono pronto anche a portare tutti i frequentatori della palestra, compresi i pugili... sotto l’ufficio di nostra Signora del Porto”, che, oltre a compromettere l’auspicato buon esito delle trattative, sono suscettibili di istigare reazioni di vario genere in chi le legge, per cui preme avvisare sin d’ora che l’Autorità portuale si riserva ogni utile azione a propria tutela». Aria di possibile causa, insomma. Ma, per intanto, l’Authority la causa non la vuole. Quantomeno sul chi deve fare cosa, cioè sull’iter per la seconda via di fuga. Lo scorso venerdì, in effetti, dallo stesso Servizio legale della Torre del Lloyd è arrivata all’avvocato Stern una seconda nota in cui, premesso che «fu lo stesso Cral a richiedere di poter procedere autonomamente ai lavori», «ad ogni buon conto ed allo scopo di evitare vertenze giudiziarie defatiganti ed aleatorie, si comunica che questa amministrazione procederà ai lavori di che trattasi con ogni consentita tempistica».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo