Crac Depositi Costieri, offerta da 6,4 milioni per l’acquisto

Il curatore Renier tiene aperta la gara fino al 13 dicembre: possibile un rilancio non inferiore a 640 mila euro. Voci sull’imprenditore Tosto della Seastock
Lasorte Trieste 02/01/18 - Via Rio Primario, Depositi Costieri
Lasorte Trieste 02/01/18 - Via Rio Primario, Depositi Costieri

TRIESTE Sul fallimento Depositi Costieri, impresa specializzata nella movimentazione e nello stoccaggio di prodotti petroliferi, al curatore Piergiorgio Renier è arrivata un’offerta: 6,4 milioni, cioè 200.000 euro in più rispetto alla base d’asta fissata in settembre. Ma il professionista triestino non ha ancora aggiudicato, perché tiene aperta la gara fino al mezzogiorno di domenica 13 dicembre, ricorrenza di Santa Lucia.

Chi ritenga di sfidare la proposta di 6,4 milioni, può procedere con un rilancio migliorativo che non sia inferiore al 10%. Quindi, monetizzando, dovrà aggiungere 640.000 euro e la sua offerta si attesterà attorno ai 7 milioni. L’asta sarà esclusivamente telematica e avrà come riferimento il sito www.fallcoaste.it.

Negli ambienti imprenditoriali e professionali triestini si ipotizza che a presentare l’offerta sia stata la Seastock di Walter Tosto, un industriale abruzzese basato a Chieti, core business nel comparto petrolchimico ed energetico, una filiale nel porto di Ortona e un’altra in Romania sul Danubio. Fatturato stimato attorno ai 110 milioni di euro, circa 600 i dipendenti. Un anno fa Seastock e Teseco avevano ceduto i terreni dell’ex Aquila a una società controllata dal governo ungherese.

L’esercizio provvisorio, curato da Renier, è iniziato poco meno di tre anni fa, quando era il febbraio 2018. L’azienda era fresca reduce da una pesante vicenda giudiziaria, che aveva visto l’arresto degli azionisti della ditta campana Life, che a sua volta nel 2017 aveva acquistato Depositi Costieri dalla Giuliana Bunkeraggi della famiglia Napp per la somma di 4,5 milioni di euro. Giuseppe Della Rocca, Renato Smimmo, Pasquale Formicola sono i nomi degli arrestati: saltò fuori un ingente giro di fatturazioni false e di evasione dell’Iva. L’inchiesta coinvolse anche Franco Napp in seguito al mancato pagamento delle accise sul carburante, accuse sulle quali l’imprenditore si è sempre dichiarato innocente: tuttavia gli effetti della vicenda aggredirono Giuliana Bunkeraggi finita in concordato preventivo. Restano da piazzare due navi, la sede sociale, le quote di Tami (controllante di Trieste terminal passeggeri).

Renier è soddisfatto dell’esito dell’operazione, reso possibile dal fatto che Depositi Costieri ha continuato a funzionare, dando lavoro a una quarantina di addetti tra diretti e “indotti”. L’eventuale chiusura di 26 serbatoi, in grado di stoccare 130.000 metri cubi tra gasolio e nafta, si sarebbe rivelata esiziale per il compendio energetico di via Rio Primario, alle spalle della Risiera di San Sabba, che lavora in regime di punto franco.

Depositi Costieri sorse 34 anni orsono al posto del vecchio scalo-petroli di San Sabba, dal 1991 fino al 2015 venne co-gestito paritariamente da Giuliana Bunkeraggi ed Eni. —


 

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