Crac Depositi Costieri: la società vittima di un raggiro fiscale

Lasorte Trieste 10/09/09 - Via delle Linfe, Scoppio, Baldovino
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Il Tribunale ha condannato i responsabili delle società che, secondo quanto emerso nelle indagini della Procura, hanno determinato il tracollo della Depositi Costieri Trieste quando era guidata da Franco Napp: la Gow srl, la Carbon srl, la Fuel corporation srl, la Spazio carburanti srl, la Carbon Milano srl e la Fuel Network srl. Le pene variano dai 6 anni e 8 mesi ai 2 anni e 11 mesi. Il risarcimento danni è di 500 mila euro.

Nell’inchiesta del pm Lucia Baldovin è stato accertato che la Depositi Costieri è fallita a causa di un debito di circa 35 milioni di euro accumulato con l’Agenzia delle dogane per buco nel pagamento delle accise sul carburante. Ma il debito era stato creato dalle società in affari con la DCT (le imprese clienti che prelevavano il carburante). Come? Attraverso un complesso sistema fiscale, evidentemente truffaldino, che è stato ricostruito passo dopo passo dagli inquirenti. La DCT, soggetto deputato al versamento della tassa, avrebbe dovuto pagare l’imposta per poi rivalersi, in un secondo step, sulle imprese con cui era in affari. Le aziende, infatti, erano a loro volta obbligate al versamento delle accise alla società triestina. Ma in questo caso saltava un passaggio: le aziende saldavano la tassa direttamente all’Agenzia delle dogane; poi, in un momento successivo, esibivano alla DCT la prova del pagamento eseguito. Come? Con gli F24. Ed è qui che è stato scoperto il trucco: i pagamenti avvenivano con un meccanismo di compensazione di crediti Iva. Ma inesistenti. Le condanne del Tribunale hanno riguardato, non a caso, anche i commercialisti coinvolti nello scambio dei crediti Iva. La DCT si è trovata così nel mezzo della truffa a fronteggiare il debito milionario creato da altri. Soddisfatto il legale che si è occupato della vicenda per conto della DCT, l’avvocato Giovanni Borgna: «Il Tribunale ha capito la natura del problema – spiega – e le vere responsabilità che hanno portato al fallimento la società triestina con operazioni ingannevoli». —

G.S.

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