Crac Cooperative operaie Udienza penale rinviata

Possono dormire sonni tranquilli almeno fino al 15 maggio gli ex manager Coop accusati di aver truffato migliaia e migliaia di consumatori triestini, soci delle Cooperative operaie. Il loro futuro...
Di Corrado Barbacini
Silvano Trieste 02/03/2017 Tribunale, Gip, gli avvocati
Silvano Trieste 02/03/2017 Tribunale, Gip, gli avvocati

Possono dormire sonni tranquilli almeno fino al 15 maggio gli ex manager Coop accusati di aver truffato migliaia e migliaia di consumatori triestini, soci delle Cooperative operaie. Il loro futuro -, al centro di un braccio di ferro giudiziario tra i pm Federico Frezza e Matteo Tripani (ce he ne avevano chiesto l’archiviazione) e il legale di un centinaio di risparmiatori truffati, Stefano Alunni Barbarossa, che ne vuole invece il giudizio -, avrebbe dovuto essere deciso ieri. Il gip Guido Patriarchi ha invece rinviato l’udienza per una questione di notifiche. Se ne riparlerà, come detto, il prossimo 15 maggio.

I nomi che compaiono nel decreto di fissazione dell’udienza preliminare non sono solo quelli del gotha delle Coop operaie nei momenti di massimo splendore: vale a dire l’ex presidente Livio Marchetti oltre all’ex dg Pierpaolo Della Valle. C’è infatti anche Augusto Seghene, ritenuto l’ex capo occulto di quella che, prima del crac, era la più importante attività commerciale di Trieste. Ieri era presente, ma non ha voluto rilasciare dichiarazioni. In silenzio è entrato in aula e in silenzio se n’è andato dopo circa mezz’ora di udienza.

Gli altri citati sono Francesco Cernnigoj, Carmela Amabile, Renzo Codarin, Salvatore Angelo Curreli, Carlo De SAntis, Roberto Pessot, Lorena Vatta, Lino Bosio, Lino Crevatin, Luigi Lai, Elisabetta Mereu, Silvana Moro, Virgilio Pallotta, Sergio Pizzotti, Antonio Collini, Luciano Peloso e Giovanni Turazza. Tutti, più o meno coinvolti nella gestione, e tutti “prosciolti” dai rappresentanti dell’accusa. Ma chiamati in causa successivamente dall’avvocato Alunni Barbarossa. Il quale come rappresentante legale di un centinaio di parti offese ha ottenuto, codice alla mano, di essere informato delle decisioni dei pm. E poi, una volta ricevuta la notifica si è opposto chiedendo che Marchetti, Della Valle, Seghene e tutti gli altri fossero chiamati a rispondere di bancarotta fraudolenta e truffa nei confronti dei risparmiatori triestini. Persone che, dopo il fallimento delle Coop Operaie di cui erano soci, si sono trovati con in mano solo carta straccia. I loro investimenti erano andati in fumo. Spazzati via appunto da quella che era stata definita “la cricca” e indirettamente dai sindaci e dai consiglieri d’amministrazione che, secondo le ipotesi d’accusa, non si erano accorti di certe performance fin troppo “allegre”.

Un ruolo di peso nella vicenda l’avrebbe avuto, appunto, l’ex vicesindaco socialista Augusto Seghene, storico presidente della partecipata Reparto 7 che all’epoca riforniva in esclusiva le Coop operaie di frutta e verdura. Era stato considerato inizialmente dagli investigatori l’ “uomo ombra” che tesseva le fila del colosso cooperativo triestino, tanto da essere indagato a sua volta per bancarotta fraudolenta insieme a Marchetti subito dopo il commissariamento del management Coop avvenuto per via giudiziaria nell'autunno del 2014. A fine inchiesta, però, la sua posizione si è sgonfiata anche perché, così almeno si può presumere, “marchiare” Seghene come amministratore di fatto avrebbe potuto significare ridurre il ruolo di Marchetti a quello di un semplice esecutore o comunque di un regista occulto e in azione dietro le quinte. Una ricostruzione, questa, che i cento irriducibili che fanno capo all’avvocato Alunni Barbarossa contestano, usando le armi che concede loro la legge. Nutrita la schiera dei difensori presenti in aula: Alfredo Antonini, Luca Maria Ferrucci, Giovanni Borgna, Mauro Del Lago, Marta Silano e Gianandrea Grava.

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