Crac Coop, braccio di ferro su Seghene

Per i pm nessuna responsabilità dell’ex vicesindaco socialista. Ma un socio delle Operaie si oppone all’archiviazione
Silvano Trieste 02/03/2017 Tribunale, Gip, gli avvocati
Silvano Trieste 02/03/2017 Tribunale, Gip, gli avvocati

È tornata alla ribalta una vecchia querela di Augusto Seghene, ritenuto l’uomo ombra delle Coop operaie: è spuntata all’improvviso ieri mattina davanti al gip Guido Patriarchi nel braccio di ferro giudiziario tra i pm Federico Frezza e Matteo Tripani e l’avvocato Stefano Alunni Barbarossa, il legale che a nome di un ex socio, vuole invece il giudizio dell’uomo ritenuto l’ ex capo occulto delle Coop operaie. Ma che per i due pm, che avevano chiesto l’archiviazione della sua posizione, non ha mai avuto dirette responsabilità. La vecchia querela l’aveva sporta lo stesso Seghene nei confronti dell’ex direttore generale delle Cooperative operaie Luigi Bonzano che lo aveva appunto indicato come l’ex capo occulto di quella che, prima del crac, era la più importante attività commerciale di Trieste. Quella querela, secondo Seghene, assieme ad altri documenti aveva indirettamente tratto in inganno i due pm titolari delle indagini. Ma anche, di conseguenza, un centinaio di ex soci. Coloro i quali poi avevano presentato un esposto alla Procura, seguito dall’opposizione formale all’archiviazione e dalla conseguente richiesta al gip di disporre la prosecuzione delle indagini da parte di uno di loro, Roberto Dall’Osto. Citati oltre a Seghene, ieri presente in aula, anche Francesco Cernigoj, Carmela Amabile, Renzo Codarin, Salvatore Angelo Curreli, Carlo De Santis, Roberto Pessot, Lorena Vatta, Lino Bosio, Lino Crevatin, Luigi Lai, Elisabetta Mereu, Silvana Moro, Virgilio Pallotta, Sergio Pizzotti, Antonio Collini, Luciano Peloso e Giovanni Turazza. Tutti, più o meno coinvolti nella gestione delle Coop, e tutti “prosciolti” dai rappresentanti dell’accusa. Ma poi chiamati in causa dall’avvocato Alunni Barbarossa. Il quale come rappresentante legale di un centinaio di parti offese ha ottenuto, codice alla mano, di essere informato delle decisioni dei pm. E poi, una volta ricevuta la notifica, si è opposto chiedendo - a nome appunto di Roberto Dall’Osto - che Marchetti, Della Valle, Seghene e tutti gli altri fossero chiamati a rispondere di bancarotta fraudolenta e truffa nei confronti dei risparmiatori triestini. Persone che, dopo il fallimento delle Coop Operaie di cui erano socie, si sono trovate con in mano solo carta straccia. I loro e poi di conseguenza gli investimenti di tutti i risparmiatori erano andati in fumo. Spazzati via appunto da quella che era stata definita “la cricca” e indirettamente dai sindaci e dai consiglieri d’amministrazione che, secondo le ipotesi d’accusa, non si erano accorti di certe performance fin troppo “allegre”.

Così ieri davanti al gip Guido Patriarchi si sono fronteggiate le due posizioni, quella dell’avvocato Alunni Barbarossa che vuole il coinvolgimento di Seghene, e quella dei numerosi difensori presenti in aula: Alfredo Antonini, Luca Maria Ferrucci, Giovanni Borgna, Mauro Del Lago, Marta Silano e Gianandrea Grava. Certo è che un ruolo di peso nella vicenda l’ha avuto, appunto, l’ex vicesindaco socialista Augusto Seghene, storico presidente della partecipata Reparto 7 che all’epoca riforniva in esclusiva le Coop operaie di frutta e verdura. Era stato considerato inizialmente dagli investigatori l’“uomo ombra” che tesseva le fila del colosso cooperativo triestino, tanto da essere indagato a sua volta per bancarotta fraudolenta, insieme a Marchetti, subito dopo il commissariamento del management Coop avvenuto per via giudiziaria nell’autunno del 2014. A fine inchiesta, però, la sua posizione si era sgonfiata anche perché, così almeno si può presumere, “marchiare” Seghene come amministratore di fatto avrebbe potuto significare ridurre il ruolo di Marchetti a quello di un semplice esecutore o comunque di un regista occulto e in azione dietro le quinte. Una ricostruzione, questa, che gli irriducibili che fanno capo all’avvocato Alunni Barbarossa ritengono valida e di cui dunque chiedono conto usando le armi che concede loro la legge. Tra una decina di giorni arriverà la decisione del gip Patriarchi e si conoscerà la sorte di Seghene. Uomo ombra o, come ha sempre sostenuto, incolpevole spettatore del crac?

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