Cpr di Gradisca nel caos: materassi bruciati e nuovi disordini. Espulsi 13 tunisini

Spola di ambulanze e pompieri: il charter dei rimpatri accende le tensioni. Il prefetto Marchesiello rassicura, il questore Gropuzzo attende rinforzi
Bumbaca Gorizia 19_01_2020 Gradisca manifestazione anarchici contro CPR © Foto Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 19_01_2020 Gradisca manifestazione anarchici contro CPR © Foto Pierluigi Bumbaca

GRADISCA Sono stati definitivamente rimpatriati ieri mattina 13 stranieri irregolari trattenuti al Cpr di Gradisca. Tutti di nazionalità tunisina, sono stati imbarcati su un volo charter che, partito da Torino e con scalo a Palermo, li ha ricondotti nel proprio Paese d’origine. Assieme a loro, decine e decine di connazionali che erano trattenuti in altri Centri per i rimpatri.

Questo non implicherà comunque un “alleggerimento” delle presenze nel “carcere per stranieri” della cittadina isontina: i posti “lasciati liberi” dagli espulsi verranno ben presto riempiti e nuovi arrivi all’ex caserma Polonio sono ipotizzabili già nei prossimi giorni, il che riporterà pressoché istantaneamente la struttura a quota 77 presenze. Struttura che si sta “specializzando” nelle ultime due, tre settimane in una nuova tipologia di ospite. Non più solo persone in attesa di espulsione perché provenienti dal circuito carcerario o “pizzicate” sul territorio con i documenti non in regola: il “terzo fronte” è quello degli sbarchi a Lampedusa, e che vedono proprio la Tunisia come Paese più rappresentato. Un Paese con cui l’Italia vanta accordi bilaterali ma la cui crisi politica e sociale morde sempre di più. E per chi intende fuggire, la prima destinazione è l’Italia. A Tunisi è giunta in queste ore in visita ufficiale il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese proprio per provare a tamponare la situazione. E in molti temono uno scenario di esodo simile a quello dall’Albania del 1991.

Migrante trovato morto al Cpr di Gradisca, era in quarantena: sospetto abuso di farmaci
L’ingresso del centro migranti di Gradisca d’Isonzo ieri pomeriggio (Foto Roberto Marega). A destra un’immagine delle fiamme all’interno del Cpr diffusa dai migranti


Una cosa è certa: il “maxi-rimpatrio” ha creato negli ultimi giorni non poche tensioni all’interno della struttura di Gradisca, dove le ultime 48 ore sono state caratterizzate da numerosi disordini e diversi scioperi della fame. Un tunisino atteso dall’espulsione è stato ricoverato per alcune ore all’ospedale per atti di autolesionismo, mentre diversi tentativi sommossa e di appiccare incendi si sono registrati per tutta la domenica, sino a tarda sera. Continuo il viavai di sirene delle ambulanze e dei mezzi dei vigili del fuoco che i residenti, fra Gorizia e Gradisca, conoscono bene. Una situazione con ricadute che vanno al di là della cittadina della Fortezza ma interessano forze dell’ordine e strutture sanitarie dell’intero territorio isontino. Il sindaco gradiscano Linda Tomasinsig, preoccupata, ha cercato immediatamente riscontri su cosa stesse accadendo. «Nulla di straordinario dal punto di vista operativo, ma siamo sempre in allerta per quanto concerne il Cpr» commenta brevemente Alessandro Granata, il comandante provinciale dei vigili del fuoco.

Se i movimenti anti-Cpr dai loro canali social denunciano una «repressione molto violenta» dei disordini con tanto di accuse-choc («Le telecamere sono state oscurate per non far rintracciare alcuna prova dei fatti, e le persone sono state portate in un luogo isolato prima di essere picchiate»), il prefetto di Gorizia, Massimo Marchesiello, parla di situazione «relativamente sotto controllo pur nella sua ben nota criticità. È innegabile che la tensione si sia alzata in vista di questa prima operazione di rimpatrio ma non vi sono stati incidenti gravi se non purtroppo un episodio di autolesionismo – commenta –. Sono consapevole del disagio patito dai cittadini di Gradisca d’Isonzo, ma la situazione in queste ore è stata di particolare pressione».

Sulla stessa lunghezza d’onda il questore di Gorizia, Paolo Gropuzzo, che afferma come nelle ultime ore «non sia successo nulla di particolarmente preoccupante, anche se conosciamo le problematiche del Cpr. Ma il risolverle è un qualcosa che riguarda il livello legislativo, che non mi compete. Quello che posso fare è continuare a battere il ferro per un rinforzo del personale a disposizione di questo territorio. Arriverà, forse non prestissimo. A ogni modo è un segnale importante che tutte e 13 le Scuole di Polizia del Paese stiano contemporaneamente preparando un ricambio generazionale». —

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