Cozze tossiche, Raffaele Guariniello: "Arrivano da Trieste"

Dopo i settanta casi di intossicazione alimentare provocata da cozze riscontrati in Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, emergono "elementi che portano a Trieste"
«Ci sono alcuni elementi che portano a Trieste per quanto riguarda l’inchiesta sull’intossicazione causata dalle cozze». Lo ha dichiarato il procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello dopo i settanta casi attribuibili agli effetti della tossina ”Dsp” riscontrati tra domenica e lunedì in Piemonte, Valle d’Aosta e in Liguria.


Ieri mattina, su indicazione dello stesso magistrato, i carabinieri del Nas di Udine si sono presentati negli uffici del Servizio tutela igienico sanitario degli elementi dell’Azienda per i servizi sanitari. Lo scopo è stato quello di verificare se, nonostante la sospensione della raccolta dei molluschi in golfo disposta lo scorso 16 settembre, ci siano stati casi di commercializzazioni illegali di mitili. Insomma che qulcuno abbia fatto il furbo mettendo sul mercato alimenti pericolosi per la salute pubblica nonostante il divieto.


«Posso confermare - ha detto Guariniello - che sono in corso una serie di accertamenti proprio su questi elementi». Aggiunge: «La verifica riguarda la responsabilità e non giustifica la ricorrenza del fenomeno. Se queste presenze di ”Dsa” si conoscono da tempo perché accadono ogni anno - rileva il procuratore - bisogna anche prevenirle con azioni mirate». Ora il sospetto degli investigatori è che nonostante il divieto alcuni quantitativi siano stati commercializzati. È anche emerso che seppur ”targate” Gabicce o Rovigo come è accaduto in un paio di verifiche le cozze provenivano i realtà da Trieste. Il reato ipotizzato è quello di aver provocato intossicazioni alimentari.

Il black out della raccolta dei mitili in golfo era scattato lo scorso 16 settembre con un’ordinanza firmata dal veterinario responsabile, Maurizio Cocevari. Ma nelle settimane precedenti erano state imposte sospensioni mirate in una serie di aree costiere in cui erano già stati accertati casi di presenza della biotossina. Non solo. I veterinari dell’Azienda servizi sanitari nell’ordinanza hanno anche disposto cautelativamente il black out alle strutture poste al Villaggio del pescatore, alle foci del Timavo e infine alla Diga Rizzo dove invece non erano state trovate le biotossine ”dsp”. E stato anche ordinato il ritiro dal commercio delle cozze portate nei centri dopo il 13 settembre. Ma dal 12 al 16 settembre sono stati smerciati da Trieste mille quintali di cozze. Destinazione i mercati di Chioggia e Goro. Da qui le certezze di Giariniello sulla provenienza dei mitili tossici.


«C’è stato un aumento delle alghe che ha causato il fenomeno», ha spiegato ieri lo stesso Cocevani. Ha aggiunto che i test sono stati effettuati «nell’ambito del monitoraggio dell’Arpa». «In questi casi - ha spiegato Cocevari - scatta un sistema d'allerta e tutti i produttori sono invitati a ritirare le cozze dal commercio. L'ordinanza viene trasmessa alle regioni vicine. I mitili - ha aggiunto Cocevari - hanno vita breve e dunque, finchè si instaura il ritiro, le cozze riescono a raggiungere il consumatore. Se si riesce a ritirare il 70% della merce è già un buon successo».


E intanto nei negozi di Trieste cresce l’apprensione. Ieri mattina in una pescheria del centro una donna ha acquistato una quantità di cozze vendute come locali. «Le ho gettate nell’immondizia. In questi casi non si scherza», ha detto.


In un’altra pescheria hanno confermato che i prodotti in vendita provengono dalla zona di Rimini. «Invitiamo i coonsumatori a verificare la provenienza delle cozze che acquistano. Sui sacchetti ci sono i cartellini con le sigle dell’area geografica di produzione», spiega un commerciante.


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