Covid, morto Rizzotti, titolare dell’albergo “Al Ponte” di Gradisca

Aveva 64 anni. Il decesso per Covid: presentava una leggera tosse, poi la situazione è precipitata ed è seguito il ricovero
Fabiano Rizzotti con Di Natale
Fabiano Rizzotti con Di Natale

GRADISCA La notizia è arrivata improvvisa. Un cazzotto in pieno volto. Fabiano Rizzotti, 64 anni, titolare del rinomato albergo gradiscano “Al Ponte”, non c’è più.

Appena due settimane trascorse fra gli ospedali di Gorizia – dove era entrato per delle semplici analisi – e quello di Trieste, sono bastate per strapparlo agli affetti, alla professione e ad una vita che tanto ha saputo assaporare fino in fondo. L’ultimo, drammatico capitolo non poteva che iniziare sul campo da tennis, lui che della racchetta era un autentico stakanovista: la solita partita con gli amici, la cena in compagnia. Fa capolino qualche sintomo leggero, una tosse che non se ne va. Su consiglio di qualche amico medico accetta di sottoporsi a degli esami che paiono di routine, ma in realtà dagli ospedali Rizzotti non uscirà più. Risulta positivo al Covid a Gorizia: nel giro di qualche giorno le condizioni da stabili paiono precipitare e ne viene deciso il trasferimento nel capoluogo giuliano. La famiglia perde i contatti diretti, viene aggiornata solo dai sanitari. Sino all’epilogo – fatale un blocco renale – che nessuno, mai, si sarebbe aspettato per un autentico iron man che dello sport ha fatto una ragione di vita: tennis, come detto («Componente del direttivo del TC Gradisca, giocatore e sostenitore imprescindibile», lo ricorda il fraterno amico David Cernic ndr), ma anche sci, nautica, boxe: non c’è disciplina che Fabiano Rizzotti – carattere sanguigno, gioviale, sempre capace di sdrammatizzare ogni difficoltà – non avesse sperimentato.

La sua attività nel mondo della ristorazione era nota ben oltre i confini regionali. Di famiglia veneziana d’origine trapiantata alle porte della Carnia, i fratelli Fabiano e Adriana Rizzotti – figli e nipoti d’arte– sono stati due istituzioni. Dapprima con la “Bella Trieste”, a Sagrado, poi dal 1985 a Gradisca con il “Ponte”. Dal 1997 l’avventura vincente dell’albergo, un biglietto da visita per la città noto anche per ospitare uno dei rari campi da tennis in erba d’Italia e per avere organizzato i ritiri di mezza serie A (indimenticabile l’arrivo dell’Inter di Ronaldo o della Roma di Totti) e delle nazionali impegnate in regione contro quella azzurra.

Lascia i figli Marco, Stefania, Nicole, la moglie Olga, la sorella Adriana («Perdo più che un fratello»), il cognato Armando, il nipote Luca, e Katerina. Esequie ancora da comunicare. –

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