Covid, la mutazione scozzese preoccupa, ma a Trieste la sua circolazione è meno diffusa che altrove
UDINE La variante inglese del coronavirus sequenziata a Trieste in 17 tamponi provenienti dai laboratori del Friuli Venezia Giulia, circola soprattutto in provincia di Udine. In tutti i nove campioni classificati come “possibili varianti” prelevati dal personale dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale (Asufc) è stato rilevato il virus modificato. Un solo caso di positività è emerso, invece, tra i 20 selezionati dall’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina, mentre altri quattro sono stati individuati nei 19 possibili tamponi con variante dell’Azienda sanitaria Friuli Occidentale. Questa la fotografia che dovrà essere verificata tra una settimana per iniziare a tracciare l’andamento della variante inglese del Sars-CoV2 che risulta più contagiosa di altre. È presto per dirlo ma anche in regione si rischia un altro aumento dei contagi per effetto della variante.
L’indagine è stata organizzata dall’Istituto superiore di sanità e dal Ministero della sanità con la collaborazione delle Regioni e delle Province autonome per valutare la situazione della variante inglese in Italia. In Friuli Venezia Giulia, i laboratori delle tre Aziende sanitarie hanno inviato all’Area di ricerca 343 tamponi con carica virale più elevata, effettuati il 4 e il 5 febbraio. In 17 di questi sono emerse tracce di Sars-CoV2 mutato. Rispetto al numero dei possibili tamponi contagiati dal virus mutato, la presenza della variante inglese è pari al 6 per cento. «Non è tantissimo – spiega il direttore dell’Unità complessa di Igiene e sanità pubblica dell’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina (Asugi), laboratorio di riferimento per il Covid-19, Lanfranco D’Agaro, nel confermare che «il dato complessivo sembra evidenziare una maggiore circolazione nell’udinese, un po’ meno nel Pordenonese e meno ancora a Trieste». Il docente dell’università di Trieste si riserva di effettuare ulteriori approfondimenti non appena avrà in mano i dati del nuovo monitoraggio già calendarizzato per la prossima settimana. «Il virus cambia continuamente – aggiunge D’Agaro –, dobbiamo seguire la sua evoluzione». E per farlo i laboratori delle tre Aziende sanitarie continueranno a inviare due volte a settimana i tamponi con carica elevata effettuati a pazienti reinfettati, a pazienti colpiti dal virus anche se vaccinati e alle persone provenienti da paesi con circolazione di varianti note. Le regole sono state dettate dalla Direzione salute con specifiche circolari che prevedono gli stessi controlli nel caso di cluster con andamenti atipici di trasmissibilità o di virulenza.
La presenza della variante inglese preoccupa anche la task-force regionale. Il coordinatore, l’epidemiologo dell’università di Udine, Fabio Barbone, sta osservando la variazione di prevalenza piuttosto elevata non solo tra le regioni ma pure tra le province. «Più è stata precoce la data di introduzione della variante più la variante inglese tende a diventare importante. Il fatto che ci sia un range alto – spiega Barbone – ci dice che l’epidemia da variante inglese non è ancora matura, il virus è entrato da poco». Da qui la necessità di monitorare giorno per giorno l’andamento del contagio e di ripetere il sequenziamento del virus. «Al momento – aggiunge Barbone – dico che bisogna continuare ad adottare in maniera molto stretta e responsabile le misure di contenimento per mantenere molto alto il livello di guardia». L’obiettivo di tutti è proseguire nel modo più veloce possibile con la campagna vaccinale visto che i sieri disponibili sono efficaci anche per la variante inglese. L’attenzione resta alta anche per le varianti brasiliana e sudafricana.
Il sequenziamento del virus si fa quando c’è un forte sospetto di varianti. Anche in Friuli Venezia Giulia quello che inizialmente era solo un sospetto con il primo monitoraggio delle varianti si è trasformato in certezza. «Il risultato ci può dare conforto su alcuni dati epidemiologici» spiega il direttore della clinica Malattie infettive dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale (Asufc), Carlo Tascini, nel darsi una risposta sul perché la provincia di Udine dopo aver mantenuto per lungo tempo un indice di contagio basso ha raggiunto i livelli più alti in regione. «Bisogna sequenziare di più per avere maggior cortezza sulla diffusione delle varianti» continua l’infettivologo senza dimenticare di menzionare il caso dell’Umbria, la regione dove la variante brasiliana è entrata in ospedale, mentre quella inglese si sta estendendo sul territorio. La teoria spinge Tascini a non escludere che anche in altre regioni, dal Veneto, all’Emilia Romagna e all’Abruzzo possano essere entrate varianti più virulente. Il coronavirus come tutti i virus muta continuamente: «Quello dell’influenza è talmente mutevole che nel vaccino sono presenti i quattro più frequenti» conclude l’infettivologo invitando tutti coloro che possono farlo a vaccinarsi contro il Covid-19. «Con una nuova variante il vaccinato non avrà una polmonite grave». —
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