Covid-19, l’impatto psicologico sui medici: indagine nazionale della Sissa

Tre questionari per studiare le reazioni degli operatori sanitari impegnati in prima linea. «Lo stress è amplificato dal distanziamento sociale imposto dalla quarantena»

TRIESTE. Turni di lavoro consecutivi a contatto continuo con situazioni difficili, mancanza di dispositivi di protezione individuale, il timore del contagio per se stessi o i propri familiari, la sofferenza per la perdita dei pazienti o dei colleghi, cambiamenti nelle procedure di lavoro per cui non si aveva una preparazione consolidata.

Abbiamo raccontato in questi mesi di epidemia di Covid-19 il fronte ospedaliero come la prima linea della guerra al virus ma quali sono state le criticità e gli aiuti messi in campo per sostenere medici, e operatori sanitari? Al via uno studio a livello nazionale firmato Sissa sul benessere mentale di medici e operatori per indagare l’esperienza italiana di supporto psicologico agli operatori sanitari.

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Il progetto, dal titolo PsycMed19, comprende tre brevi questionari somministrati online in forma anonimizzata, con domande relative all’esperienza vissuta dai sanitari durante l’emergenza. I primi due questionari sono rivolti rispettivamente a medici e operatori sanitari, il terzo a professionisti della salute mentale quali psicologi, psicoterapisti e psichiatri appartenenti a organizzazioni di salute mentale e a strutture universitarie e ospedaliere.

«Attraverso le tre rilevazioni - spiega Raffaella Rumiati, tre queprofessoressa di neuroscienze cognitive della Sissa di Trieste - vogliamo incrociare l’offerta di sostegno psicologico da parte dei professionisti della salute mentale con l’eventuale richiesta di medici e operatori sanitari, tutti coloro che hanno lavorato e lavorano in questi giorni negli ospedali per affrontare l’emergenza con l’obiettivo di identificare le migliori pratiche implementate e - prosegue - sviluppare un protocollo che consenta di intervenire in modo più efficace nell’eventualità di una futura emergenza sanitaria».

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«Lo stress psicologico e fisico - spiega Rumiati che coordina la ricerca con la collaborazione delle dottoresse Annalisa Di Benedetto e Maria Rita Infurna, ed Elisabetta Pisanu, studentessa di PhD della Sissa - legato alle condizioni di lavoro e salute del personale rischia di essere amplificato dal distanziamento sociale imposto dalle misure di quarantena portando a sentimenti di ostilità e frustrazione, ma anche depressione, ansia, disturbi fisici e del sonno e perciò in Italia sono stati attivati anche vari numeri di ascolto e supporto psicologico e altri servizi di teleconsulto.

Attraverso i questionari - conclude - vorremmo ottenere una mappatura delle richieste di intervento e dei servizi offerti volta a valutare l’efficacia delle misure intraprese, rilevando da un lato il bisogno di supporto psicologico espresso dagli operatori sanitari durante l’epidemia, dall’altro il tipo e la frequenza degli interventi psicologici offerti loro attraverso i diversi canali, le modalità di accesso e fruizione del sostegno ricevuto, i dispositivi e i mezzi a supporto di tali interventi».

Tra le iniziative messe in campo ad esempio dal 26 marzo la Croce Rossa Italiana ha avviato un servizio di teleassistenza psicologica per operatori sanitari impegnati nell’emergenza Covid-19, che risponde al numero 06.5510 (opzione 5), dal lunedì al sabato, dalle ore 8 alle 20 e sul sito del Ministero della Salute sono indicati i servizi di aiuto psicologico attivi in tutte le regioni per chiunque ne avesse bisogno.

Un’altra iniziativa aperta in questo caso a tutti i cittadini è quella del Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi (Cnop), che ha istituito un motore di ricerca (accessibile dal sito Cnop) per prenotare un teleconsulto gratuito con lo psicologo che si trova più vicino a noi.Per maggiori informazioni per partecipare alla ricerca: psicmed19@gmail.com mentre dal sito sissa.it è possibile accedere ai questionari.




 

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