Costruzioni, numeri in picchiata In tre anni 569 operai in meno
di Piero Rauber
Non è una grande fabbrica a corto di commesse, che lascia improvvisamente a casa centinaia di lavoratori. Qui la crisi è subdola, silenziosa e inesorabile. Una malattia degenerativa, non un colpo al cuore. Il conto però, alla fine, è lo stesso. Salatissimo. Le pene attuali di due nomi pesanti per il mattone di casa nostra, come Cok e Bruno, non sono che il termometro del pessimo stato di salute che sta attraversando l’edilizia cittadina.
All’indomani delle prime notizie sul rischio fallimento della Cok & C. Srl e sul riconoscimento del concordato preventivo alla Bruno Sas, viene a galla - ricavata da dati recenti, finora trattati su scala regionale - quella che è pure la dimensione della crisi del settore delle costruzioni su base provinciale. Le cifre, frutto dei rilevamenti della locale Cassa edile aggiornati a luglio, sono impressionanti. Perché dicono che in tre anni e mezzo, dall’inizio del 2008 alla metà del 2011, il registro iscritti della stessa Cassa edile ha perso 569 operai e 56 imprese.
Attorno al primo dei due numeri, i 569 operai, orbita poi un indotto che - tra geometri, ingegneri e tecnici in genere, nonché segretarie e amministrativi delle imprese costrette a chiudere o quanto meno ridimensionare il personale - fa lievitare ulteriormente il computo dei posti di lavoro persi in tale comparto in provincia di Trieste dal 2008 a oggi: circa 700, come non fatica a dichiarare Donatello Cividin da presidente triestino dell’Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori edili.
Secondo le statistiche della Cassa edile - che sono lo specchio della realtà, essendo la Cassa, come ricorda Alessandro Settimo da presidente in carica, l’organo di controllo del rispetto delle regole di lavoro e sicurezza - nel 2008 si partiva da 2.702 operai iscritti. Sono scesi prima a 2.389 nel 2009, eppoi a 2.174 nel 2010, attestandosi infine nel corso di quest’anno a 2.133. Il saldo, come detto, è di 569 al ribasso tra i soli operai, per un’incidenza percentuale del 21%. Le imprese registrate, parallelamente, erano 559 nel 2008, sono letteralmente crollate a 505 nel 2009, per poi tenere a quota 502 nel 2010 e salire addirittura a 503 nell’anno in corso. La differenza assoluta è di -56, quella relativa è sul -10%.
«La crisi è innegabile, i dati parlano da soli», premette Settimo, che oggi, nel suo ruolo di garante tecnico in Cassa edile, lascia voce al suo successore al vertice dell’Ance: Cividin, appunto. «È dal 2008 - rileva il numero uno dei costruttori triestini - che lanciamo messaggi di aiuto. Non tutti i periodi, da allora, sono stati ugualmente negativi. In primavera c’erano indicatori di recupero, ma dopo l’ultima estate siamo tornati in una situazione di emergenza assoluta». C’entra il Comune, con le sue scelte - ieri di Dipiazza e oggi di Cosolini - sul Piano regolatore a vocazione più o meno edificatoria? Cividin punta, stavolta, ben più in alto. Verso la crisi dell’euro e verso tutte le incertezze, tanto politiche quanto imprenditoriali, che tale crisi comporta.
«Aspettiamo lunedì prossimo, ed è un’attesa angosciante», mette le mani avanti il presidente locale dell’Ance, riferendosi evidentemente alla manovra salva-euro di Monti. «Come imprenditori - chiosa - possiamo avere mille idee per uscirne, ma finché non conosciamo l’orizzonte verso cui andremo ogni ricetta diventa esercizio sterile...».
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