Costiera, viadotto abusivo Quattro rinvii a giudizio
A guardarla dal mare non è una semplice strada che scende verso la spiaggia dal costone della Costiera all’altezza di Santa Croce, ma è una sorta di viadotto di cemento armato lungo 140 metri che, secondo il pm Antonio Miggiani, è stato costruito abusivamente e in spregio a ogni vincolo paesaggistico, per collegare la strada statale a una villetta al numero 88. Si tratta dell’abuso edilizio e ambientale più grande mai registrato nella Costiera.
Per questo motivo la proprietaria della costruzione (tutt’ora sotto sequestro) e anche coloro i quali l’hanno realizzata sono stati citati direttamente davanti al giudice. Si tratta di Giuseppa Ruggiero, 63 anni, originaria di Salerno; e di Bruno De Curtis, 75 anni, Rocco Leone, 43 anni, e Massimo Rauber, 54 anni. L’udienza è stata fissata per il prossimo 22 maggio.
La donna è accusata di aver realizzato una strada carrozzabile (comprendente il viadotto) avente una lunghezza complessiva di 240 metri non solo «in totale difformità rispetto al progetto approvato e modificando in modo irreversibile l’assetto del territorio e alterando le bellezze naturali di luoghi soggetti a speciale protezione». Bruno De Curtis perché in qualità di direttore dei lavori «non ha esercitato alcun controllo sulle opere edilizie». E gli ultimi due, Leone Rocco e Massimo Rauber per aver realizzato di fatto l’opera ritenuta abusiva.
Il viadotto era stato scoperto dai forestali di Duino nella scorsa estate. Lo avevano fotografato dal mare e poi avevano effettuato tutti i controlli e le verifiche inviando quindi un’approfondita relazione al pm Miggiani. Poi era stato effettuato il sopralluogo. «Opere di restauro per 300mila euro», era stato scritto sul cartello appeso sul cancello esterno della proprietà di Giuseppa Ruggiero.
Ma secondo la procura per raggiungere la casetta collocata a pochi metri dal mare i circa 300 scalini in pietra non potevano essere un'opzione valida anche se la proprietaria è invalida al 77 per cento. Da qui la decisione di far costruire, abusivamente secondo il pm Miggiani, una strada suddivisa in due tronconi: il primo lungo 98 metri, con tanto di piloni di sostegno che termina il suo corso nel primo tornante; il secondo di circa 140 metri, con cordoli, cemento armato e scoli per l'acqua. Insomma il viadotto di cemento armato con tanto di piloni ben visibile dal mare. Al momento del sequestro l’assessore Elena Marchigiani aveva dichiarato: «Dopo la segnalazione è stata effettuata un'ordinanza di sospensione dei lavori. Le autorizzazioni siano arrivate da chi ha governato la città prima di noi».
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