Costa assediata per ore dalla mareggiata. E a Miramare le onde devastano Sticco

Sradicati capanni e ringhiere, lettini volati in mare, bar invaso dall’acqua: danni per 80 mila euro nello storico stabilimento
Lasorte Trieste 30/10/18 - Miramare, Bagno Sticco, Mareggiata
Lasorte Trieste 30/10/18 - Miramare, Bagno Sticco, Mareggiata

TRIESTE Dei 17 capanni che costeggiavano il muro non ne è rimasto nemmeno uno. E i duecento lettini? Tutti spariti in mare. Le ringhiere, poi, sono state completamente sradicate dal pavimento in cemento. Il bar inondato. Si parla di danni attorno agli 80 mila euro. È lo stabilimento balneare Sticco a fare le spese, più di altri, della mareggiata che anche a Trieste, nella giornata di ieri, si è abbattuta per ore su tutta la costa.

«Non abbiamo più nulla», afferma desolato Paolo Salviato, gestore della struttura gettonatissima durante il periodo estivo, anche per gli eventi serali. Danni su danni, che si aggiungono all’innumerevole mole che il maltempo sta provocando in tutta Italia, coinvolgendo anche il Friuli Venezia Giulia: solo tra lunedì e ieri pomeriggio una quarantina di vigili del fuoco ha realizzato circa 80 interventi nel capoluogo giuliano per rami rotti o per la rimozione di antenne e infissi distrutti.

Ma se altrove la pioggia e il vento si sono abbattuti con prepotenza, provocando purtroppo anche la morte di undici persone, qui a Trieste, per il momento, si registrano solo danni strutturali. Il lungomare di Barcola è stato intaccato da onde alte diversi metri, che hanno sì attirato l’attenzione di tanti spettatori e fotografi ma hanno anche compromesso bar e stabilimenti. Sono stati in parte divelti i tavolini di un chiosco all’altezza del California, posizionati su un molo. Il disagio maggiore, però, l’ha subìto il bagno Sticco, per l’appunto.

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Oltre ai 17 capanni in plastica portati via dalle onde, la forza del mare ha strappato anche le porte delle cabine, rimaste invece salde al muro. In mare ieri galleggiavano salvagenti, bottigliette d’acqua, materassini gonfiabili. «Tutto quello che avevamo a ridosso della spiaggia è stato portato via - racconta Salviato -. I vetri del bar, che si trova proprio all’entrata, si sono rotti, l’acqua è entrata dentro. Non ci sono più le docce - prosegue il gestore dello stabilimento di Miramare - né i corrimano e le ringhiere. Poi c’erano i duecento lettini, legati o riposti nei carrelli, che sono spariti: tutto è in mare. Alcuni sono rimasti incastrati tra gli scogli». E proprio nella zona bar i frigoriferi, con tutta probabilità, sono andati in cortocircuito. Ieri, sulla spiaggia, Salviato e i suoi famigliari sono andati in costume a vedere che cosa si era salvato. Ma tutto è da ricostruire ora, anche perché l’acqua è penetrata all’interno degli spogliatoi, arrivando ovunque.

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E per ripristinare tutto, come detto, ci vorranno migliaia e migliaia di euro. «Nessuna assicurazione però ci potrà risarcire: contro le mareggiate non c’è alcun indennizzo», spiega sempre Salviato, che ricorda anche l’altra mareggiata, piombata nel 2003. Ma pure nel 2007 erano stati forti i disagi legati alla mareggiata che, allora, aveva invaso la spiaggia: si erano registrati 90 centimetri d'acqua nel bar, mentre le onde avevano distrutto la barca di salvataggio, danneggiato una cabina e disperso le boe. «Domani il maltempo dovrebbe placarsi - conclude Salviato - e quindi potremo finalmente capire che cosa dovremo fare per riparare tutto e quando potremo riaprire».

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Intanto, nel resto della città, i vigili del fuoco non si sono mai fermati. Hanno lavorato ininterrottamente fra Trieste e provincia. Per questo sono stati richiamati in servizio anche alcuni uomini che non erano originariamente in turno, che in parte (una squadra da cinque unità, due unità dotate di autoscala e una sezione operativa composta da altri nove uomini) sono corse in aiuto dei colleghi in Friuli, dove la situazione è ben peggiore. Tre sono le squadre in servizio a Trieste - e a queste se ne aggiungono una a Muggia e un’altra a Opicina - che hanno operato per rimuovere antenne e infissi pericolanti nonché alberi e rami caduti, e per tagliare quelli in procinto di cadere. —


 

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