Cosolini: «Piena intesa con Debora, dobbiamo finire il lavoro»
TRIESTE «Ho gli stimoli e l’entusiasmo per completare nei prossimi cinque anni la strada intrapresa. Quella che punta a restituire appieno a Trieste il ruolo e l’orgoglio di una capitale». Roberto Cosolini siede sul tavolone ingombro di carte dell’ufficio di largo Granatieri dove l’unica “intrusa”, rispetto alle ere passate, è una docking station che diffonde il suo amatissimo rock.
Smanetta con due smartphone. Si illumina quando disegna il “nuovo” Porto Vecchio “riempiendo” già i primi magazzini. Si accalora quando difende la sperimentazione pedonale di via Mazzini, spiega il perché obbligato di quel dietrofront che non avrebbe voluto fare, non esclude un finale di partita sorprendente. Si accende quando ricorda i grandi eventi, il turismo in crescita, il salvataggio di Alcatel, la seppur difficile riconversione in corso della Ferriera, la “riconquista” della Torre del Lloyd, la manovra fiscale per i meno abbienti.
Non si sottrae quando fa i conti con le lamentele e le paure dei triestini. O quando ammette l’esigenza di comunicare «di più e meglio» i risultati ottenuti. Quasi si stupisce, però, quando arriva la più inevitabile delle domande, quella sul suo futuro ormai imminente, perché la risposta gli appare scontata, nonostante le insinuazioni altrui sulla “benedizione” non ancora impartita da Debora Serracchiani.
Sindaco, sarà il candidato del centrosinistra nel 2016? Ho ancora del lavoro da fare. E le motivazioni per farlo. Negli anni delle vacche grasse ai sindaci servivano due mandati per finire il lavoro. Lo diceva Riccardo Illy. Lo ripeteva Roberto Dipiazza. Figuriamoci se non servono a me che governo negli anni delle vacche magrissime...
Il Pd si è già espresso a livello provinciale ma Serracchiani tace ancora. Non teme brutti scherzi? I rumors sono fisiologici. Io vado serenamente avanti confortato dalle tante prese di posizione e dai risultati ottenuti. Sono certo che non farebbe bene a nessuno ridimensionarli.
Non si interroga sul silenzio di Serracchiani? No, perché con la presidente ci sentiamo e ci incontriamo spessissimo. Abbiamo lavorato, lavoriamo e lavoreremo assieme su progetti decisivi per lo sviluppo non solo di Trieste come porto, Porto vecchio, Ferriera.
Come si prepara, allora, al 2016? Continuo a lavorare avendo chiari due obiettivi: presentare il bilancio di questi anni di governo e spiegare quel che faremo per completare la strada iniziata. Abbiamo costruito tutte le premesse perchè Trieste torni al centro dell’attenzione uscendo dal provincialismo e dalla chiusura che sono l’antitesi della sua essenza.
Cosa riserva il finale di legislatura ai triestini? Abbiamo marciato come un treno, un treno dell’alta velocità e non un Trieste-Mestre, sulla sdemanializzazione di Porto Vecchio. Continueremo a farlo. A breve affideremo con gara internazionale l’incarico del piano strategico che non sarà uno dei molti master pian che si sono susseguiti nella lunga storia di impotenza di quell’area.
Come andrete a caccia di investitori? Faremo presentazioni non solo locali del piano strategico. E ci doteremo di strumenti ad hoc di marketing strategico. Ricordiamoci poi che abbiamo già Greensisam che è interessata ad andare avanti. Ha cinque magazzini. I più vicini alla città. Sarebbe bello partire da lì. Ho incontrato Pierluigi Maneschi e abbiamo deciso di istituire un tavolo tecnico. Non dimentichiamo nemmeno il progetto di megayacht port di Fincantieri. E ne abbiamo un altro già finanziato.
Quale? Uno dei primi magazzini sdemanializzati, al confine tra Porto vecchio e città, diventerà un incubatore di imprese biotech e digitali. Abbiamo già ottenuto i fondi europei grazie alla Regione.
Molti criticano l’assenza di condivisione. Ci sarà un percorso di partecipazione alle scelte. E ci sarà un’apertura forte alla città con eventi come il treno per la Barcolana. Il tutto in totale sintonia con l’Autorità portuale con cui il rapporto è eccellente.
A proposito. Il commissario Zeno D’Agostino, di cui lei è stato il principale sponsor, scade tra pochi giorni. Credo sarà sicuramente riconfermato commissario. Poi, quando la riforma dei porti sarà approvata, si arriverà alla nomina del presidente.
Il governo investirà su Porto vecchio? A Roma c’è la piena consapevolezza che questa è una partita significativa e simbolica della capacità del sistema paese di attrarre investimenti. Vedremo i ministri Graziano Delrio e Dario Franceschini in Porto vecchio entro l’anno.
Piano del traffico approvato ma non attuato. Perchè? In verità ne abbiamo attuato alcuni punti. Ma siamo stati molto rallentati dal patto di stabilità e dall’esigenza di dirottare risorse su urgenze “più urgenti” come le scuole. Comunque, lo ribadisco, attueremo l’intero piano in 20-24 mesi.
Via Mazzini non è stata un grande autogol? Premesso che è stata una sperimentazione, e l’abbiamo detto sin dall’inizio, Trieste Trasporti ha evidenziato forti criticità per gli utenti degli autobus. Non abbiamo voluto né potuto contrapporre pedoni a passeggeri del trasporto pubblico. Ma, risolvendo le criticità, pedonalizzeremo via Mazzini.
Quando? Dopo le elezioni? Vedremo (sorride, ndr).
Bilancio di previsione in ritardo. Perché? Abbiamo cercato le risorse per far pagare meno tasse a decine di migliaia di cittadini in difficoltà. E se il prezzo da pagare è l’approvazione a settembre, anziché a giugno, lo paghiamo volentieri. Il Comune, come si vede, funziona lo stesso.
Il governo ha sbloccato 41 milioni per la Ferriera e nominato Serracchiani commissario. Eppure c’è comunque il rischio che la campagna elettorale diventi l’ennesimo referendum su Servola. Se il piano d’interventi per ridurre le emissioni andrà a buon fine, come confido, toglieremo spazio alle strumentalizzazioni. Le criticità ci sono, capisco i timori, ma noi e la Regione stiamo facendo un grande sforzo. Siamo i primi a farlo.
Gli sforamenti ci sono. Come gli studi allarmanti. Un anno e mezzo fa la Ferriera era in totale abbandono. Dov’erano quei parlamentari che adesso si sgolano? Viene quasi il sospetto che qualcuno non voglia che un problema “eterno” venga risolto visto che attacca proprio quando quel problema si affronta per la prima volta.
Rivendica i risultati su partite pesanti come porto, sdemanializzazione, Alcatel. Ma molti triestini sono insoddisfatti. Ne è consapevole? È inevitabile che, nei momenti di crisi e inquietudine, la sottolineatura delle criticità sia più forte. E l’istituzione più vicina, il sindaco, diventi il “bersaglio”.
Non teme di pagare un prezzo salato nell’urna? Abbiamo senz’altro l’esigenza di comunicare meglio e di più quanto fatto. Abbiamo lavorato molto e valorizzato poco i risultati. Ma i risultati ci sono, eccome: Trieste si è rimessa in moto.
È sporca, protestano tanti triestini. Se paragonata ad altre città italiane è complessivamente pulita. Certo, è molto più vissuta e stressata di sette o otto anni. E paga a caro prezzo l’inciviltà di pochi.
Trieste è “invasa” dai richiedenti asilo, lamentano altrettanti triestini. L’emergenza è stata affrontata nel miglior modo possibile riducendo al massimo l’impatto sulla popolazione e garantendo condizioni di vita dignitose ai richiedenti asilo. Dopo di che, lo ribadiamo, Trieste sopporta bene 4-500 richiedenti asilo con l’accoglienza diffusa, non 7-800. Governo e Regione devono garantire un riparto equo.
Trieste sta diventando pericolosa, dicono molti cittadini. Il pestaggio di Raul l’ha vista persino finire “sotto accusa”.
Non abbiamo mai sottovalutato il problema sicurezza. Forze dell’ordine e Polizia municipale sono ben presenti sul territorio. Nel caso di Raul ho parlato due volte con la madre ma non credo che su queste cose ci si debba fare pubblicità.
Tornando al 2016 Roberto Dipiazza sarà il suo avversario? Ce ne saranno tanti. Ma gli avversari sono l’ultimo problema di un sindaco uscente. Il primo è la capacità di far capire quello che abbiamo fatto e quello che faremo.
Dipiazza si candiderà? Non lo so.
Perché? Non so se l’operazione di sintesi che il centrodestra sta tentando arriverà sino in fondo.
Hanno già governato assieme. Sono stati uniti sulla gestione del potere ma divisi su tutte le scelte importanti, dal Porto vecchio alla Ferriera.
Chi andrà al ballottaggio? Centrodestra o M5S? Impossibile oggi scartare qualsiasi ipotesi. Ci sono tante variabili e quindi il centrosinistra dev’essere pronto a entrambe le ipotesi.
Centrosinistra sicuro al ballottaggio? Sarebbe bello che il centrosinistra vincesse al primo turno. Ma mi pare difficile!
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