Cosolini: «Lo scarto mi ha stupito ma sentivo la vittoria»

TRIESTE Roberto Cosolini gonfia il petto: «Sono più forte». Il sindaco candidato al bis in municipio può ora mettere nel mirino le elezioni di giugno, dopo la larga affermazione alle primarie del centrosinistra che, dice, «sono ormai il passato». L’obiettivo è un altro.
Sindaco, è sicuro che la sua ricandidatura esca rafforzata dalle primarie o la battaglia delle ultime settimane ha lasciato il segno nel Pd?
È stata confermata la proposta del Pd e degli alleati. Francesco Russo ha posto un problema politico su un presunto distacco tra il sindaco, assieme alla sua coalizione, e la cittadinanza. Ho accettato la sfida e il responso è stato diverso da quanto sosteneva Francesco. La mia candidatura per il voto di giugno è rafforzata.
Il senatore ha ottenuto comunque un 35% di preferenze di cui lei dovrà tenere conto.
Russo non ha certo corso per il 35%, con un impegno organizzativo evidentemente preparato da mesi con un investimento importante di risorse e mezzi, molto superiore al nostro. Ma il risultato finale, la differenza, è forte. C’è il rispetto per il 35% di elettori che l’hanno scelto ma sono io il candidato del 100% dei votanti: sono le regole del gioco.
Terrà in considerazione le istanze russiane?
Il dialogo e il confronto saranno costanti, per essere sempre più coesi in coalizione. Ma il programma non sarà al 65% quello di Cosolini e al 35% quello di Russo. Non funziona così, il programma c’è già. Poi Francesco è una persona brillante e può portare il suo contributo. Tengo presente il suo suggerimento di comunicare meglio ai cittadini quanto fatto dall’amministrazione.
E la città metropolitana?
La mia posizione non cambia. Serve un progetto strategico su cui gli altri Comuni interessati trovino conveniente accettare la leadership di Trieste. Questo lo si costruisce andando a Monfalcone e nei Comuni più piccoli del territorio, non stando in città o a Roma. Senza queste condizioni, non si va da nessuna parte.
La stuzzica la spiaggia a Barcola in stile Copacabana?
Credo che in una campagna molto curata quale è stata quella di Russo, qualche volta la troppa comunicazione possa rivelarsi un boomerang. Sul progetto della spiaggia, qualche punto l’ha perso. E poi, negli ultimi giorni è sembrato che la città metropolitana fosse la risposta a tutti i problemi...
Ipotizziamo la sua rielezione: se Russo le ponesse un veto sulla conferma di Roberto Treu quale assessore, viste le critiche mosse allo stesso?
Un sindaco che si ripresenta alle elezioni con l’unanimità della coalizione e un risultato del genere alle primarie, un gap sotto gli occhi di tutti, è più forte e non accetta diktat né condizionamenti di alcun genere. Fra me e Russo resta una leale collaborazione e un’amicizia politica. Alcuni toni prima delle primarie sono stati aspri, ma la cosa è finita ieri. Ormai è il passato.
Si attendeva questo 65% di preferenze?
Qualche punto interrogativo lo avevo, temevo che la campagna aggressiva di Russo potesse fare colpo. Pensavo di vincere ma la dimensione dello scarto mi ha sorpreso.
È anche una vittoria di Serracchiani e Rosato?
Tutti i successi sono vittorie di squadra. Il loro sostegno è stato importante. Come lo è stato quello dei volontari con cui adesso continueremo a lavorare gomito a gomito.
I maligni dicono che Giulio Camber tifasse per lei.
Nel caso, non gliel’ho certo chiesto io, né lo posso sapere. Ma non credo sia così: è troppo avveduto per non considerare che il centrosinistra più forte è quello che ha come candidato il sindaco uscente.
In vista di giugno teme di più Dipiazza e il centrodestra o Menis e i cinquestelle?
Se Dipiazza dovesse effettivamente riuscire a ricompattare tutto il centrodestra, la sua sarebbe una candidatura tosta. Gode di credito per aver guidato la città in anni facili. Ma queste settimane sono state un buon test per me, sono andato a casa della gente, a dialogare. Voglio proseguire così.
Sulle amministrative ha parlato di «sfida del centrosinistra unito», pensa di poter riagganciare Fds o altri ex alleati?
La porta della coalizione resta aperta per chi condivide il programma e chi accetta fino in fondo la sfida del governare. Per quanti non riescono a staccarsi dalla cultura dell’opposizione, invece, mi pare difficile.
Un’ultima cosa: ritornando alla famosa direzione provinciale del 12 febbraio scorso, quanto fastidio le aveva dato l’intervento di Russo?
Abbastanza. Non si può circoscrivere un dato parziale e aleatorio di un sondaggio per farne uno strumento di lotta politica interna al partito. Io, peraltro, sapevo di altri sondaggi dall’esito che queste primarie hanno confermato. Ma anche questo è il passato.
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