Cosolini: "Le scorie in transito a Trieste? Nessun pericolo"

Il sindaco dissente dalla Regione per ragioni tecniche e politiche. Savino: «Perché dovrei dire sì?»
sterle trieste porto nuovo
sterle trieste porto nuovo

«Nessuna decisione è stata ancora presa sul trasporto delle scorie radioattive, il ministero dello Sviluppo economico è in attesa di tutti i pareri richiesti, ovviamente gli uffici tecnici continueranno ad agire nel pieno rispetto delle procedure vigenti, tutelando al massimo la sicurezza ambientale». Il ministero ribadisce la propria posizione sul prospettato transito per il porto di Trieste di due carichi di scorie radioattive statunitensi destinate a rimpatrio, sottolineando che non vi è alcun contrasto con la Regione. Che ha formulato comunque parere negativo. Un “no” che non trova sponda nel Comune, direttamente interessato al transito speciale.

«Non ci sta bene. Non possiamo essere scavalcati nelle decisioni. Monti va a Seul e sponsorizza un transito di scorie radioattive, ma il territorio dov’è? Politicamente le cose vanno condivise. Dunque il “no” della Regione resta “no”, ed è un “no” politico. Alla domanda “perché dire no?” io rispondo piuttosto: “Perché dire sì?”». Così punta i piedi Sandra Savino, il neoassessore all’Ambiente che ha trovato condivisione nella Giunta Tondo, mentre le parti tecniche (e perfino gli ambientalisti) si dimostrano possibilisti e ragionevolmente tranquilli circa i rischi connessi all’operazione.

Nello specifico, come il ministero dello Sviluppo economico ha illustrato chiedendo il parere consultivo, si tratta di un ricongiungimento a Trieste di combustibile nucleare esausto proveniente dall’Austria (via Capodistria) e dal Piemonte (via autostrada), da imbarcare con destinazione Usa nell’ambito di un programma statunitense di rimpatrio di materiale nucleare strategico. Che il Governo approva: «Questo ci consente di liberare il territorio da rifiuti tossici».

Roberto Cosolini, il sindaco della città che dovrebbe far da base all’imbarco e alla partenza delle scorie radioattive, detta un’altra linea. Tecnica, e anche politica. «Se si applicano le giuste procedure - afferma - non vedo un grande rischio, non percepisco grande allarme sociale. Se la posizione della Regione è dettata dal fatto che manca un Piano regionale di gestione delle emergenze, vi ponga essa stessa rimedio. Questa è pur sempre l’amministrazione regionale che, con Tondo, si è sempre espressa a favore della centrale nucleare slovena di Krsko, del suo raddoppio, perfino offrendo la compartecipazione (peraltro non richiesta) del Fvg». Ma se il “no” regionale è privo di basi tecniche (l’Arpa ha dato il proprio nulla osta), resta in campo il “no politico”.

Che Savino ancor di più esplicita: «Perché i materiali che arrivano a Capodistria non ripartono per gli Usa proprio da Capodistria, e le scorie piemontesi non vengono imbarcate in porti più vicini? Le modalità di scelta dei territori non sono chiare». Cosolini dissente: «Se tutti i luoghi prendono una simile posizione politica di indisponibilità, la gestione dei problemi complessi diventa impossibile». Il ministero deve raccogliere i pareri consultivi del ministero del Lavoro, del ministero della Salute, dell’Ispra per gli aspetti relativi alla sicurezza, e della Regione. E se non dovesse accogliere il suo parere negativo? «Lo vedremo in seguito - dice Savino -, facciamo una cosa alla volta».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:nuclearescorie

Riproduzione riservata © Il Piccolo