Cosolini attacca: «Trieste Libera, attenti a un nuovo immobilismo»

Report di mandato del sindaco: tanti in buona fede ma basta divisioni ideologiche che hanno paralizzato la città. Impegno di tutti per evitare il disordine sociale
Silvano Trieste 17/09/2013 Ridotto del Verdi, incontro su ''Reporto di mandato #2''
Silvano Trieste 17/09/2013 Ridotto del Verdi, incontro su ''Reporto di mandato #2''

Una comunità, quella triestina, che deve oggi più che mai essere «coesa nel decidere che le occasioni non si possono più perdere. Troppi sono i danni causati dall’immobilismo del passato». Il monito, forte e chiaro, è arrivato dal sindaco Roberto Cosolini ieri sera dal palco del Ridotto del Teatro Verdi. E non si è limitato a questa sottolineatura, anzi da essa è partito per chiamare la città a raccolta contro il pericolo «di una nuova stagione di immobilismo» e il rischio del ritorno di quelle «divisioni ideologiche che hanno penalizzato questa città». Parole non casuali, piovute proprio a due giorni dalla manifestazione pro-Tlt organizzata dal Movimento Trieste Libera e a cui hanno preso parte migliaia di persone. L’appuntamento finale del “Report di mandato #2” (cui in realtà seguiranno altre cinque occasioni di discussione fra i cittadini e la giunta, con iscrizione via web collegandosi al sito della Rete civica) ha vissuto infatti una lunga e accorata parentesi politica nel monologo del primo cittadino.

Cosolini ha legato passato e presente nel suo ragionamento parlando appunto di quell’immobilismo «alimentato anche oggi - ha detto - da due sentimenti purtroppo non assenti: un vittimismo anti-italiano e un nostalgismo che trasforma il valore della nostra storia e della nostra identità, che ci arriva dal passato e che dobbiamo usare per il futuro, in un fastidioso e lamentoso rimpianto». Chiaro il riferimento. Che Cosolini non ha fatto nulla per lasciare implicito, sottinteso. Anzi, il tempo di un attimo: «Ho la sensazione che il Movimento Trieste Libera - l’affondo del sindaco - sia nato per agitare la leva del vittimismo e del nostalgismo e creare così una nuova stagione di immobilismo in questa città. Siamo nel 2013: non è più il tempo delle discussioni se Trieste sia italiana o meno, non è più il tempo delle divisioni ideologiche che hanno penalizzato questa città». Cosolini dedica tempo e spazio, nei cinquanta minuti di discorso, a questo tema. Incluso quello che è un attacco molto netto e forte al corteo di domenica scorsa: «Non possiamo accettare che bambini e ragazzi siano portati a sfilare affermando inconsapevolmente che Trieste non è più italiana. Bisogna invece portarli a conoscere l’itinerario di dolore e sangue che ha permesso a Trieste di essere una città libera e garantita da una Costituzione repubblicana, una città italiana, la più europea delle città italiane».

Riflessioni che hanno innescato l’applauso della platea. Cui Cosolini si è rivolto ancora per mettere tutti sull’avviso: «Questo fenomeno, però, non va sottovalutato. Attecchisce nelle persone di buona fede: le motivazioni stanno nella crisi economico-sociale, nel discredito verso la politica che viene identificata con l’Italia. Tutti hanno osservato, attendendo che tale fenomeno si sgonfiasse. Ma ora serve una nuova battaglia politica e culturale. Non basteranno le sentenze dei Tribunali. È necessario l’impegno di istituzioni, mondo del sociale, sindacati». E il sindaco ha voluto poi rivolgersi direttamente alla comunità slovena, nella quale «questo fenomeno - l’ha ridefinito nuovamente così - sta entrando. Gli sloveni devono sapere che questa cosa li riporta indietro di 30-40 anni». E fra chi ha sposato la causa del Tlt e di Trieste Libera vi sono pure «tanti imprenditori, artigiani», ha rilevato Cosolini. «Non possiamo lasciare tutte queste persone - ha aggiunto - a chi propone ricette fuori dalla legalità e dallo Stato di diritto. Dobbiamo costruire percorsi di supporto, di agevolazione, di fuoriuscita dalla disperazione»: un nuovo richiamo all’impegno di tutti gli attori della comunità triestina, perché il «dramma sociale», senza risposte adeguate, «può diventare disordine sociale». Un inciso ampio dunque, che il sindaco ha aperto e chiuso nell’ambito del riassunto dei primi due anni abbondanti di mandato, declinato fra risultati raggiunti (ha citato ad esempio il lavoro per far superare a Trieste «il rischio isolamento» con i rapporti rafforzati con Lubiana, Graz e Vienna, ma anche la fusione AcegasAps-Hera), grandi partite in essere («Ferriera, Sito inquinato e collegamenti, importanti soprattutto per lo sviluppo del nostro porto»), qualche frecciata a chi l’ha preceduto («Qui pensavano di poter fare a meno dello sviluppo: in molti anni non si è investito quando c’erano i soldi per creare valore»), un passaggio sul Porto Vecchio (di cui riferiamo a parte) e un invito alla Regione a definire un patto di collaborazione (recepito dalla presidente Debora Serracchiani, presente in sala). Una ricetta cui, da consumato chef, Cosolini ha riservato - non senza riservare un grazie a quanti stanno condividendo con lui quest’avventura in Comune - il tocco finale per esaltarne i sapori. Ma forse, soprattutto, il sapore: con un nuovo invito-impegno a «promuovere la coesione sociale nella nostra comunità».

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