Così Wärtsilä ha svuotato la fabbrica di Trieste in gran segreto

La denuncia dei sindacati e la partita dei motori da 60 milioni da trasferire che sono stati bloccati dalle maestranze in lotta contro i tagli dell’organico

 

Diego D’amelio
Lo stabilimento Wartsila a Trieste
Lo stabilimento Wartsila a Trieste

TRIESTE. Motori per un valore di 60 milioni, bloccati dal presidio dei lavoratori. La fabbrica di Trieste svuotata in segreto per giorni e quasi ferma per mancanza di materiali. Il nuovo stabilimento di Vaasa non ancora in grado di produrre a pieno regime. La procedura di licenziamento collettivo avviata a Trieste rischia di impattare sul rispetto dei tempi di consegna da parte di Wärtsilä e sugli ordini di clienti come Fincantieri, Terna, A2a, Msc, Tui Cruises e Daewoo.

Le forniture

L’impianto di Bagnoli opera ormai a marce ridotte. I lavoratori riferiscono di non avere più componenti necessari a completare i motori in fase di assemblaggio. Raccontano che l’azienda ha pure interdetto l’accesso al sistema gestionale informatico. Emerge che nei mesi scorsi Wärtsilä aveva inoltrato ordini importanti per fare magazzino prima di ulteriori aumenti dei costi: si parla di pezzi per realizzare una ventina di motori. Da fine giugno, però, le cose cambiano: 5-6 camion al giorno cominciano a uscire dalla fabbrica triestina, spostando i materiali verso Germania e Finlandia.

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epa09181083 CES general secretary Luca Visentini addresses the CES/ETUC: Union Summit 'Action Plan for the Implementation of the European Pillar of Social Rights' held in Porto, Portugal, 06 May 2021. The meeting takes place one day before the EU Social Summit. EPA/TIAGO PETINGA

I dubbi

A Bagnoli è rimasta solo una piccola parte di componentistica: quella che Wärtsilä non è riuscita a trasferire a causa del presidio istituito dai lavoratori ai cancelli dopo l’annuncio dei 450 licenziamenti. Ma lo stabilimento è di fatto svuotato: Fabio Kanidisek, nella Rsu per la Fim Cisl, spiega che «i sindacati hanno denunciato con forza l’andirivieni di camion, dieci giorni prima del comunicato, ma il nostro rappresentante è stato prima insultato e poi chiamato “terrorista” da uno dei manager italiani».

Viene da chiedersi come il presidente di Wärtsilä Italia Andrea Bochicchio e i suoi collaboratori non si siano accorti di un simile spostamento di tir, casse, ingranaggi e valvole, posto che il numero uno del ramo italiano della società afferma di aver saputo della chiusura della produzione e del licenziamento collettivo soltanto il giorno prima del comunicato ufficiale.

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I motori

Ad oggi gli operai non sono in grado di ultimare propulsori e generatori. Fonti interne all’azienda stimano che Wärtsilä abbia circa 40 motori in produzione e consegna, per un valore di circa 60 milioni. Ci sono blocchi in via di assemblaggio nella fabbrica di Bagnoli e motori collaudati, spostati nell’area logistica del Canale navigabile e pronti alla spedizione.

La consegna più ravvicinata è quella di 6 motori da inviare in Corea del Sud al cantiere Daewoo, con cliente finale la giapponese Mol: avrebbero dovuto essere ritirati da una nave il 23 luglio, ma l’agitazione dei lavoratori ha consigliato a Wärtsilä di far slittare. Ad agosto dovranno esserne spediti altri 4 per traghetti dell’australiana TT-Line: manca solo la fase di test.

Da poco cominciata è invece la costruzione di 9 motori per conto di Fincantieri, che ne monterà 5 su navi Tui Cruises e 4 su scafi Msc: le consegne sono previste fra novembre e dicembre. Perché il termine sia onorato, dovranno essere spostati in Finlandia e ultimare lì le lavorazioni. Si capisce la fermezza con cui Fincantieri ha chiesto ai vertici finlandesi il rispetto di tempi, facendo balenare possibili azioni legali.

Fonti interne a Wärtsilä raccontano infatti che lo stabilimento di Vaasa è ancora lontano dalla piena capacità produttiva e manca di una serie di figure professionali chiave, che dovrebbero essere trasferite da Trieste per assicurare continuità alle attività. Il rischio di rallentamenti è alto e così quello di incorrere nelle penali dei contratti di fornitura.

Il blocco

I ritardi li dà per certi la Rsu dello stabilimento, ma per un’altra ragione. «Dalla fabbrica non esce n-i-e-n-t-e», scandisce Kanidisek, secondo cui «se l’azienda confermerà la procedura di licenziamenti, sarà guerra. Tutte le maestranze sono al presidio davanti ai cancelli, inclusi i lavoratori non toccati dai licenziamenti: quasi tutti hanno capito che a Trieste non ci sarà futuro». Il collega della Fiom Andrea Dellapietra rafforza il concetto: «I turni al presidio sono ben coperti e da lì non ci muoviamo».

Il Comune di San Dorligo aveva valutato con i sindacati un’ordinanza che vietasse la circolazione di camion sul piazzale e scongiurasse momenti di tensione, impedendo all’azienda di farsi tentare dal forzare il blocco. La Prefettura ha consigliato di lasciar perdere, ma all’esterno dei cancelli si rischiano frizioni. Kanidisek spera che «a bloccare i motori saranno con noi il sindaco Dipiazza, il governatore Fedriga e il presidente Agrusti: questa lotta non si può fare solo a parole, ci denunciassero tutti».

Il Canale navigabile

L’altro punto sensibile è la Sea Metal, società partecipata da Wärtsilä e impegnata quasi in regime di monocommittenza per la movimentazione dei motori che da Bagnoli vengono portati al Canale navigabile e quindi caricati su nave. I 6 previsti per Daewoo si trovano nel capannone di riva da Verrazzano con altri 10 generatori ordinati da A2a e Metanergia nell’ambito di accordi con Terna.

Nei giorni scorsi la Rsu di Wärtsilä è stata allertata dai lavoratori di Sea Metal che era in atto lo spostamento di un motore e un paio di eliche in vista di un prossimo imbarco. I rappresentanti sindacali sono corsi a sbarrare con tre auto i cancelli della società e hanno ottenuto che le parti fossero rimesse al loro posto. Dellapietra assicura che «anche dalla Sea Metal non uscirà più niente: siamo uniti e motivati. Se in Canale navigabile sarà tentata un’altra forzatura, ci vedranno arrivare in massa nel giro di 5 minuti. C’è grande solidarietà tra lavoratori, perché il futuro della Sea Metal è a rischio se Wärtsila chiuderà».

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