«Così la mente è più aperta»

Pro e contro di un percorso scolastico non facile ma ricco di soddisfazioni
Di Benedetta Moro
sterle trieste studenti del liceo petrarca all'uscita pregasi di conservare in archivio questa foto alla c a dott livio missio
sterle trieste studenti del liceo petrarca all'uscita pregasi di conservare in archivio questa foto alla c a dott livio missio

di BENEDETTA MORO

Ma perché in Italia gli adolescenti d'oggi dovrebbero ancora studiare greco e latino e in generale tutte quelle materie umanistiche, definite da alcuni "obsolete" o "inutili"? Nessuno obbliga gli allievi del liceo classico o dell'indirizzo linguistico a fare tali scelta. I genitori per la maggior parte danno loro carta bianca. Sono proprio i ragazzi che prendono la decisione.

E "La Notte dei classici", manifestazione nazionale partita tre anni fa dalla Sicilia, che si ripete questa sera dalle 18, testimonia proprio le voci per nulla di nicchia di un mondo giovanile che dimostra ancora la voglia e l'entusiasmo di analizzare gli scritti di Euripide o Catullo ad esempio e magari di imparare le lingue straniere contemporanee. Caterina Cesario, 17 anni, studentessa della del 2°A al classico Petrarca, aveva già «capito in terza elementare che avrei frequentato tale istituto». Federico Righi, 17 anni, studente della 4°L al linguistico, l'ha deciso un po' dopo, ma ha ben chiaro in mente quale sia negli anni 2000 la funzione del liceo, anche se riconosce «che questo tipo di scuola dovrà adattarsi nel prossimo periodo ai tempi moderni». Ma come? «Oggi, dal di fuori, il classico si porta dietro secondo me un concetto un po' paleolitico. Quindi nel futuro ci dovranno essere sicuramente più tecnologie - dice Carla Oriani, 16 anni (1°A) -, nonostante ciò sia una scelta in realtà un po' opinabile. Ci vorrebbe anche un cambiamento nell'approccio al metodo d'insegnamento».

In realtà nessuno ha ancora bene le idee chiare su quale sarà il proprio mestiere "da grande". Il liceo, comunque, sono convinti, apre tante porte. Qualcuno vuole proiettarsi nel campo dell'arte, qualcun altro in quello della traduzione, altri ancora nella diplomazia. Con un occhio mezzo aperto verso il futuro, l'esercito di questi allievi, seppur striminzito rispetto agli altri istituti, è sicuro che «il liceo ci riservi più mestieri - commenta Caterina Cesario -, possediamo un'infarinatura generale, del passato e del presente e siamo pronti a tutto». Quasi nessuno vorrebbe fare un passo indietro. «La rifarei tale scelta» afferma Teresa Kucich, 17 anni (4°F) del linguistico Petrarca. Come Virgilio Boasso, 17 anni (5°G), che per fare una carriera all'estero non vedeva altra via d'uscita che frequentare il liceo. E a chi li biasima per questa decisione, perorando la causa che chi esce da un liceo «non ha competenze ma solo conoscenze», Valentina Gigliello, 18 anni (5°N) risponde: «È proprio la conoscenza la mia vera competenza». Si tratta di una "passione" viscerale. Virgilio la difende a spada tratta: «Ci dà tantissimi spunti, che permettono una maturazione completa». Certo, non è facile per tutti né rappresenta una decisione che tutti riescono a portare a termine. Nella classe di Valentina sono partiti in 26 e ora sono 17. Qualcuno capisce che non è la propria vocazione e cambia scuola, altri magari all'inizio prendono sotto gamba lo studio. Nicolas Hellner, invece, ha terminato l'intero percorso. E ora, quasi ventenne, nuovamente sui libri di Giurisprudenza all'università, è fiero del proprio percorso di studi. «Il classico apre la mente, è difficile, non si può negare - afferma -, ma la soddisfazione che dà è tanta». E poi «riscopriamo noi stessi attraverso la cultura classica e pure le nostre affinità con gli antichi perché, come diceva Macchiavelli, 'La natura umana è astorica'».

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