Così D’Annunzio a Fiume anticipò il ’68
TRIESTE. Quindici mesi protagonista di un’avventura per l’epoca rivoluzionaria: D’Annunzio con la sua impresa a Fiume tra il 1919 e il 1920 è stato oggetto di molte interpretazioni ma non sono in pochi oggi a considerare quel momento storico un’anticipazione dello spirito di protesta sociale e culturale e di creatività esploso decenni dopo nel ’68. Un’epopea politica ed esistenziale a cui Giampaolo Penco e Videoest dedicano un film documentario, “D’Annunzio a Fiume – L’estetica del disobbedisco”, che viene trasmesso domani alle 21 da RaiStoria nel programma “Dixit Guerre” all’interno del contenitore “La Storia siamo noi”.
Si tratta dell’ultima produzione della trasmissione curata da Giovanni Minoli il cui futuro è ora incerto: terminato il contratto con Minoli che va in pensione, non è chiaro se la Rai voglia mantenere vivo il format o sostituirlo con altro. La puntata di domani è divisa in due parti intitolate “Baci dalla Francia” e “D’Annunzio a Fiume” e collegate tra loro da un’intervista a Sergio Romano sulla fine della Grande Guerra, la Conferenza di pace di Parigi e il nuovo disordine causato da quegli accordi.
Il documentario di Videoest ricostruisce la vicenda che ha visto il “poeta vate” mattatore di una pagina originale e controversa della storia del ’900 occupandosi anche del manipolo di disertori – militari, letterati, artisti – che con entusiasmo e impegno tentarono di creare a Fiume una “città di vita”. Per la maggior parte giovanissimi, molti di loro erano scappati di casa o avevano abbandonato l’esercito per realizzare un sogno collettivo trasgressivo che trasforma Fiume in una controsocietà sperimentale dove sono concessi il ribellismo di massa, il nudismo, l’uso di droghe, l’amore libero e l’omosessualità.
La città diventa così il luogo in cui D’Annunzio e i suoi seguaci visionari possono tradurre in pratica molti dei loro ideali estetizzanti e sperimentare una forma di Stato inedita e alternativa al sistema morale e sociale dell’epoca. Nel documentario diretto da Penco si alternano le voci di studiosi e intellettuali tra cui quelle dello scrittore Nico Naldini e di Giordano Bruno Guerri, presidente del Vittoriale, quelle degli storici Giuseppe Parlato e Lucio Fabi e del ricercatore di Storia contemporanea Patrick Karlsen, oltre agli interventi di numerosi collezionisti e degli studiosi Paolo Cavassini e Mimmo Franzinelli. Il film si avvale della fotografia di Paolo Babici e del montaggio di Fulvio Burolo e propone anche immagini provenienti dall’Istituto Luce, dalla Cineteca di Gemona e da archivi privati. Verrà trasmesso anche da RaiTre la mattina del 21 giugno.
Corrado Premuda
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