Corte dei Conti Fvg: comparto unico e partecipate costano troppo
Nel mirino dei giudici contabili anche mutui per 337 milioni Crescono i sacrifici chiesti da Roma. Ma cala il debito Fvg
TRIESTE Conti in ordine e indebitamento in costante calo, nonostante l’ingente quantità di risorse ceduta dal Friuli Venezia Giulia allo Stato. Ma anche necessità di contenere una dinamica di spesa ingiustificata nel campo delle società partecipate e del personale. La Corte dei conti del Fvg ha emesso ieri il giudizio di parifica sul bilancio 2017 della Regione, giudicandone «affidabile» la gestione, rispettosa del patto di stabilità, ma anche portatrice di alcune criticità.
La Corte ha evidenziato «il rispetto del limite all’indebitamento», sottolineando che pure «in presenza del subentro dei prestiti delle ex Province si rileva una diminuzione del debito regionale», dai 374 milioni del 2016 ai 357 del 2017.
I magistrati hanno quindi richiamato una serie di «difficoltà di governance in materia sanitaria», che saranno sviscerate nel controllo sulla gestione in corso da parte della Corte su richiesta dalla giunta Serracchiani dopo le critiche espresse a inizio anno dal presidente Antonio Caruso.
Forte l’allerta lanciata sulle spese per il personale, costato alla Regione 195 milioni nel 2017: 16 in più rispetto all’anno precedente. Un incremento che non si spiega aumento, stando alle parole del procuratore Tiziana Spedicato, con l’iniezione di 200 nuovi dipendenti (oggi il totale è di 3.766) e con il trasferimento di 240 lavoratori dalle ex Province. Ne deriva la necessità di «un riassetto del Comparto unico».
La Corte ha richiamato inoltre il fatto che nel 2017 «l’ammontare degli impegni a favore delle società partecipate, pari a 294 milioni, ha evidenziato un incremento (+70%) rispetto al 2016, determinato principalmente da Banca Mediocredito (114 milioni), Insiel (97) e Fvg Strade (44)». Il tutto a fronte di entrate per poco meno di 5 milioni: un risultato che spinge Spedicato a chiedere «prudenza nell’azione di controllo da parte dell’azionista Regione», invitata a vigilare anche sulle garanzie offerte a mutui per 337 milioni, un terzo dei quali accesi per la realizzazione della terza corsia dell’A4.
La memoria della Procura ha messo in luce «il sensibile aumento nel tempo delle forme di concorso della Regione al risanamento della finanza pubblica», con un trend cominciato con il patto Tondo-Tremonti e una dinamica di crescita arrestata dal Padoan-Serracchiani su un esborso annuo da poco meno di 800 milioni. La Corte ha espresso giudizio positivo sulla revisione di quest’ultimo accordo, che ha modificato il sistema di attribuzione delle compartecipazioni erariali, realizzando «maggiore stabilizzazione del gettito». Come ha spiegato Spedicato, infatti, «lo Stato ha la responsabilità dell’equilibrio complessivo dei conti: o ci si mette d’accordo o si deve imporre».
Il presidente Massimiliano Fedriga ha tuttavia rimarcato che «bisogna tenere separati i fabbisogni finanziari degli enti pubblici dai diritti incomprimibili. Solo in condizioni di estrema urgenza, lo Stato può fare ricorso a misure unilaterali che limitano l’autonomia finanziaria delle Regione». Dall’opposizione, Sergio Bolzonello (Pd) chiede intanto «un cambio di tono: il centrodestra si metta in testa che ha il dovere di governare e che ha conti in ordine e basi solide per lavorare». Per il segretario Pd, Salvatore Spitaleri, «le polemiche del centrodestra contro il nuovo accordo Stato-Regione possono trovare quiete sulle pagine della Corte che ne descrivono i vantaggi». —
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