Corso sospeso, la rivolta degli studenti
Monta la protesta degli studenti dopo la sentenza del Tar che ha accolto il ricorso dell’avvocato Roberto Fusco relativo all’incarico di insegnante di Diritto amministrativo alla facoltà di Scienze del servizio sociale dell’Università. Ricorso che ha “cancellato” l’incarico della collega Gigliola Bridda. Al momento della sentenza del Tar - lo scorso 22 aprile - il corso frequentato da una ventina di studenti tenuto da Bridda era infatti giunto a metà percorso e, dopo la decisione dei giudici amministrativi, gli studenti ora dovranno ricominciare tutto da capo: sessanta ore di lezione da concludere in appena un mese perché l’attività didattica terminerà entro il primi di giugno.
«Non avrei mai pensato che le cose potessero andare in questo modo», dice sconcertata una studentessa. Continua un’altra che non nasconde la sua rabbia: «Mi aggiungo al coro di indignazione e profondo dispiacere per la notizia. Sono certissima che anche le altre compagne di corso la pensino allo stesso modo». E ancora: «Sono dispiaciuta per noi, che non centriamo un accidenti di niente. Personalmente sono disponibile a fare qualunque cosa possa servire anche solo per far finire a noi questo benedetto corso che ci stanno facendo sudare. Anche se sono cosciente della pocoainfluenza che possano avere gli studenti».
«L’affidamento dell’incarico era stato deliberato dopo una selezione comparativa tra soggetti esterni all’Università, alla quale aveva partecipato anche l’avvocato Fusco, che ne ha poi impugnato gli esiti», rileva il rettore Maurizio Fermeglia, precisando che «la vicenda giudiziaria presenta profili tecnico-giuridici di una certa complessità». Rileva «per una corretta comprensione del ruolo che l’ordinamento universitario attribuisce al Consiglio di dipartimento nelle selezioni comparative per il conferimento di insegnamenti a docenti non di ruolo, che tale organismo, con l’annullata delibera del 15 marzo scorso, non si era autoattribuito la facoltà di valutare i candidati, bensì aveva esercitato una funzione che la regolamentazione dell’ateneo gli attribuisce appieno e, pone in capo al Consiglio medesimo».
Getta acqua sul fuoco il professor Lucio Cristante, direttore del Dipartimento di studi umanistici, competente nella facoltà di scienze sociali, che dopo la pubblicazione della sentenza ha firmato - «riservandosi ogni valutazione in ordine all’appello innanzi al Consiglio di Stato» - il nuovo decreto dopo la sentenza del Tar pronunciata dal collegio presieduto da Umberto Zuballi e composto dai giudici Manuela Sinigoi e Alessandra Tagliasacchi. Dice: «Sono meravigliato e stupito per quello che è successo. Le cose sono state fatte in assoluta buona fede. L’unico rammarico - ammette Cristante - è aver creato disagio agli studenti. I quali dovranno sobbarcarsi un corso massacrante. Il disagio, l’ho spiegato, non è rimediabile. Così - spiega - ho firmato il decreto e credo che il nuovo insegnante abbia già definito il calendario delle lezioni».
La vicenda è esplosa clamorosamente lo scorso 22 aprile. La sentenza del Tar ha di fatto interrotto a metà il corso tenuto dall’avvocato Bridda che in questa metà dell’anno accademico del corso di laurea magistrale ha insegnato per 26 delle 60 ore previste dal contratto e retribuite per l’importo complessivo lordo di 1800 euro. Nella sentenza il collegio del Tar ha anche disposto la trasmissione degli atti alla procura della Repubblica per valutare se sussistono responsabilità penali. Insomma, un vero e proprio ginepraio giuridico del quale a farne le spese per ora sono solo gli studenti. Sessanta ore - speedy - di lezione e poi l’esame.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo