Corsa alle europee, Savino spinge la candidatura di Tondo

La coordinatrice azzurra: «Renzo è una risorsa del centrodestra ed è l’unico che può raccogliere un consenso importante»

TRIESTE. Forza Italia sfida il Pd con Renzo Tondo, una volta ancora. Perso il Friuli Venezia Giulia, la rivincita passa per l’Europa. Il direttore interessato ci sta pensando, magari nicchia, ma il numero uno dei berlusconiani oggi in regione, Sandra Savino, esce allo scoperto. E dichiara che sì, Tondo è il miglior candidato possibile. Anzi, forse, l’unico.

Una settimana dopo la kermesse di Aquileia, il lancio dei primi venti club Forza Silvio, il gelo tra il Cavaliere e l’ex governatore collegati al telefono all’hotel Ai Patriarchi, Savino candida Tondo. Lo fa da sola, nel ruolo di coordinatrice. E pazienza se i compagni di viaggio del rilancio azzurro, Massimo Blasoni e Riccardo Riccardi, hanno più di una perplessità sull’albergatore di Verzegnis a Bruxelles. «In prospettiva delle elezioni europee quello di Tondo è un nome ricorrente in questi ultimi tempi - premette la deputata triestina -. Ma, viste la storia e la levatura della persona, ritengo che sia il caso di fare chiarezza, affrontando il tema con serietà e trasparenza».

La prende alla larga, Savino. Parla del Pd, del concetto di «fariseo» riservato da Enrico Letta ai democratici che l’hanno fatto fuori, delle «false promesse» di Matteo Renzi, «che assicurava di non voler assumere la guida del governo senza il vaglio elettorale», e di Debora Serracchiani, «che si diceva pronta ad allentare il patto di stabilità, impegno disatteso dai fatti». E da lì, ancora Savino, prende lo spunto per schierare Tondo, «un laico ma non del Pd». «Un principio da contrapporre a questo partito di farisei è quello della laicità – insiste la coordinatrice di Fi –, non tanto nel significato riferito alla religione, quanto alla politica: ovvero di persona libera e sincera. E proprio per questo quella del laico Tondo, che pure, come tutti quelli che lavorano, può aver commesso qualche errore, è la scelta giusta per contrastare il Pd farisaico di Renzi». Insomma, da Verzegnis all’Europa.

Savino non ha dubbi. Mette in soffitta «antipatie e simpatie, rancori e pettegolezzi». E lancia la candidatura di «una risorsa importante del centrodestra. Tondo è uno dei pochi, se non l’unico, che nel collegio allargato delle elezioni europee può raccogliere un importante consenso, tenuto conto che alle ultime elezioni regionali ha catalizzato decine di migliaia di voti personali e di lista. Anzi - conclude il ragionamento -, di fronte alla complessità del momento elettorale a cui stiamo andando incontro, può essere un’opportunità per rappresentare in maniera autorevole il territorio a Bruxelles. Anche perché, nonostante qualcuno possa obiettare che si sarebbero potuto proporre innovazioni in tema di candidature, questo non è il tempo della sperimentazione, quanto quello dell'agire con la concretezza e la responsabilità che ci chiedono gli elettori».

Così decisa, Savino, che gli intoppi diventano poca cosa. Se infatti il trasloco di Tondo dal gruppo Misto e quello forzista in Consiglio regionale una settimana fa era «un passaggio obbligatorio», adesso siamo a «un dettaglio». Si può fare anche senza. Così almeno secondo la coordinatrice, che ha rotto gli indugi perché, preso atto che in casa azzurra Tondo convince qualcuno ma non tutti (Blasoni ha parlato di «vicenda tutta da scrivere», Riccardi si è limitato a non calorosissimi attestati di stima), in Forza Italia ci si rende ben conto di non avere alternative. Chi altri può puntare a vincere una partita così complessa come quella di mettere assieme più o meno 50mila preferenze, da pescare anche in non minima parte in Veneto, Trentino ed Emilia Romagna? L’indicazione del candidato alle europee sarà il primo nodo da sciogliere del nuovo corso Fi. Savino ha lanciato il sasso. Se ne riparlerà in coordinamento. Quello con quattro vice (l’unico sicuro è Blasoni), che aspetta ancora il via libera di Berlusconi. «Siamo in attesa – fa sapere Savino –. A Roma, in questi giorni, c’è l’inferno».

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