Corsa agli alberi di Natale a Trieste: i veri vanno a ruba, ma spunta la novità green: è l’abete “ricostruito”
I triestini preferiscono la conifera recisa rispetto a quella in zolla. Vivai e rivenditori presi d’assalto: la spesa media va dai 50 agli 80 euro
Non c’è Natale senza albero addobbato: piccolo o grande che sia, è una presenza irrinunciabile nelle case dei triestini. E quest’anno alla tradizionale dicotomia tra vero e sintetico si aggiunge una “terza via”: l’abete ricostruito. Si tratta di un compromesso amico dell’ambiente: un alberello assemblato con fronde di risulta innestate su un ramo verticale fissato a un piedistallo così da simulare un tronco. Le chiome provengono da alberi che sono stati abbattuti per altri motivi e i cui rami sempreverdi sono stati riutilizzati in chiave natalizia. Una novità, che però ancora non ha fatto breccia nel cuore dei triestini, affezionati all’albero reciso.
Torna di moda l’abete vero
Da qualche anno è tornato di moda l’abete vero e a Trieste tante famiglie preferiscono quelli tagliati anziché l’alternativa più green della conifera in zolla, che può essere ripiantata dopo aver assolto il compito natalizio. In città è corsa ad accaparrarsi gli ultimi pini rimasti, nei chioschi e nei punti vendita cittadini o nei vivai sul Carso. Tra i ritardatari c’è chi carica la pianta sul cassone del pick up e chi, alla Sacchetta, si reinventa equilibrista portandoselo via sullo scooter. «Ne abbiamo venduti a centinaia – dice Davide Marchesan, che da 19 anni vende abeti in Riva Ottaviano Augusto – tutti recisi: sono i più richiesti, forse perché sono più leggeri e pratici da maneggiare di quelli in vaso. E rispetto all’albero finto, che rimane sempre lo stesso per anni, c’è il vantaggio di poter variare forma e dimensioni ogni anno, a seconda delle esigenze e dei gusti».
Conifere dal trevigiano
«Le conifere arrivano tutte dal nostro vivaio di Loria, in provincia di Treviso – spiega Marchesan, che resterà nel piazzale fino alla sera dell’antivigilia, il 23 –. Sono una soluzione ecologica perché una volta macerati si trasformano in torba che nutre il terreno». I prezzi variano dai 15 euro degli esemplari più piccoli «acquistati soprattutto come doni per i nonni o graziosi centrotavola» ai 400 del gigante da 4 metri, “vecchio” di 23 anni. In media i clienti spendono tra i 50 e gli 80 euro. L’altro storico rivenditore, che fino all’anno scorso si posizionava in piazzale De Gasperi, ha invece appeso le cesoie al chiodo per raggiunti limiti di età.
Alberi a ruba
Tutto esaurito in Campo San Giacomo: all’edicola e ortofrutta Nassimbeni è rimasto un solo abete di Natale. Gli altri 79 sono già tutti addobbati a dovere nelle case dei clienti. «Sono andati a ruba – racconta il titolare Alberto –. Gli alberi in vaso piacciono poco perché passate le feste sono difficili da gestire». Nel loro chiosco, il boom di vendite si è registrato a inizio dicembre: «Poco prima di San Nicola abbiamo avuto l’assalto, poi c’è stato un periodo di calma in cui vendevamo uno-due alberi al dì, fino al nuovo picco degli ultimi giorni». Sono gli acquisti last minute dei ritardatari, quelli che si dedicano a strenne e decorazioni quando è già scattato il conto alla rovescia.
Venduti tutti i pezzi
A Campo Sacro c’è anche chi è rimasto a bocca asciutta. «Avevamo 450 pezzi e li abbiamo venduti tutti – dice Federico Visentin, titolare del vivaio Heliantus –. Qualcun purtroppo è rimasto senza perché ha atteso troppo». Anche lì la preferenza è ricaduta soprattutto sugli alberi recisi. «Siamo in linea con i trend dell’anno scorso» commenta il vivaista, che per settimane ha esposto conifere di tutte le misure: dai 40 centimetri ai 3 metri e mezzo. Una mole notevole da collocare tra le mura domestiche: più adatta, forse, a un cortile o a un giardino.
Alberi in vaso o ricostruiti
Se la maggior parte dei venditori asseconda la preferenza dei triestini per gli abeti tagliati, qualcuno va coraggiosamente controcorrente. È il caso del giovane Carmine Esposito, titolare di una fioreria a Monfalcone e che tre volte a settimana porta la sua mercanzia in piazza Hortis: «Per scelta non tengo pini recisi, ma solo in vaso o ricostruiti (il costo si aggira sui 35 euro, ndr) – spiega – e incentivo i clienti a fare acquisti che tengano conto dell’impatto ambientale. Alcuni di loro, finite le feste, piantano l’abete sul Carso e per me è una gioia». Per chi invece preferisce l’alternativa sintetica, la scelta nei negozi è ampia. Una cosa è certa: l’abete, in tutte le sue declinazioni, si conferma un must del Natale triestino.
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